Emanuele Pozzolo – un pistola più che un pistolero, a quel che leggo – è proprio quello stesso deputato di Fratelli d’Italia che si arrabbiò moltissimo la primavera scorsa quando il sindaco della sua città, Vercelli, su proposta dell’Anpi, mi invitò a tenere l’orazione ufficiale per la festa del 25 aprile. Pozzolo disse che ero un “provocatore”, cioè la persona meno adatta a perseguire l’ormai necessaria “pacificazione nazionale”.
Ce ne facemmo una ragione. In una piazza Camana assolata e affollata, dopo la messa celebrata dall’arcivescovo e il saluto delle autorità, fu un piacere chiudere serenamente la cerimonia. Rinviando ad altra data l’incontro col focoso parlamentare che mi aveva sfidato: “venga qui Lerner, piuttosto, a confrontarsi in un convegno storico sui luttuosi eventi del 1943-45”.
Dissi, su quel palco, che avrei senz’altro accettato l’invito. Ma ora, appreso l’esito della festa di Capodanno celebrata dall’onorevole Pozzolo alla pro-loco di Rosazza, in compagnia del suo camerata Andrea Delmastro, mi permetterei di aggiungere una condizione preliminare: che le armi siano depositate all’ingresso della sala. Per parte mia – che sarei il “provocatore” – non ne ho mai posseduta una. Ma capisco che nel giro dei fascistelli assurti a nuova classe dirigente una pistola, fosse anche solo una pistolina, continui a rappresentare uno status symbol quasi irrinunciabile.
Preferisco ignorare quali canti intonasse l’euforica compagnia allo scoccare della mezzanotte. Ma colgo l’occasione per complimentarmi anche con il sottosegretario Delmastro per il suo coraggio. Egli ha infatti dichiarato che, dopo l’involontario ferimento dello sfortunato giovane da parte dell’onorevole pistola, la scorta lo sollecitò ad allontanarsi. Ma, con sprezzo del pericolo, egli decise di restare sul posto. Temerario, proponiamolo per una medaglia.