Il Fatto di domani. Caso Verdini e appalti Anas, i silenzi di Salvini. Iran, bombe sulla cerimonia per Suleymani, oltre 100 morti. Il conflitto Israele-Hamas si allarga

Di FQ Extra
3 Gennaio 2024

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INCHIESTA SUGLI APPALTI ANAS, I SILENZI DI MATTEO SALVINI E L’INTERCETTAZIONE DI VERDINI: “HANNO IN TESTA IL SEGRETARIO DELLA LEGA”. Le indagini sono in corso ma l’eco dello scandalo si amplifica e lambisce Matteo Salvini, il genero di Denis Verdini. Era il timore dell’ex senatore di Ala, registrato dagli inquirenti nell’intercettazione del 12 luglio 2022. Verdini commentava un decreto di perquisizione con il figlio Tommaso e il socio della Inver srl Fabio Pileri: “Tutta fuffa”, “sempre la stessa storia: c’è qualcosa di politico che vogliono trovare che non c’è, ma che vogliono trovare perché uno è Verdini, in testa c’è Salvini”. Oggi Verdini junior si è avvalso della facoltà di non rispondere. La procura di Roma indaga per corruzione e turbata libertà degli incanti. Appalti Anas da centinaia di milioni di euro “pilotati” – secondo gli inquirenti – verso imprenditori amici della Inver srl, l’azienda di Tommaso Verdini e Fabio Pileri. Agli arresti domiciliari, dal 28 dicembre, sono finiti i due soci della Inver con 3 loro clienti: gli imprenditori Angelo Ciccotto, Stefano Chicchiani e Antonio Veneziano. Il terzetto, grazie alla mediazione di Denis e Tommaso Verdini, avrebbe brigato per aggiudicarsi lavori di manutenzione stradale in tutta Italia: gallerie, soprattutto, ma anche guardrail e sedime sulle vie di transito. Gli appalti sarebbero stati “indirizzati” per via della collaborazione dei dirigenti Anas Paolo Veneri e Luca Cedrone: anche loro indagati. Ma un ruolo decisivo l’ha giocato Denis Verdini, indagato per corruzione. Secondo gli inquirenti, Denis avrebbe istruito il figlio e il socio Fabio Pileri su come nascondere le “mazzette” dietro fatture per consulenze o contratti di sponsorizzazione. Persino dagli arresti domiciliari, Verdini senior avrebbe seguito la Inver dando consigli al figlio e a Pileri. Sul Fatto di domani, nuovi retroscena dell’inchiesta.


IL DEPUTATO “PISTOLERO” A CAPODANNO: IL FERITO NON QUERELA POZZOLO. IL SILENZIO “IRRESPONSABILE” DELLA PREMIER MELONI. Tre giorni dopo il “botto” di Capodanno, ancora nessuna querela è stata depositata da Luca Campana, il ferito che è stato raggiunto ad un gluteo dal proiettile calibro 22, esploso dal revolver del deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo. Alla festa era presente anche il sottosegretario Delmastro; sarebbero stati gli uomini della sua scorta a soccorrere la vittima. “Abbiamo sessanta giorni di tempo – afferma l’avvocato Marco Romanello, che assiste Campana – prenderemo una decisione quando si sarà ripreso”. Campagna sarebbe ancora “sotto choc per quanto successo”. L’indagine è seguita della Procura e dai carabinieri di Biella; al momento Pozzolo è sotto indagine per lesioni e omessa custodia della pistola. Si attendono gli esiti dello stub, l’esame per verificare la presenza di polvere da sparo, sulle mani e sugli abiti di Pozzolo. Abiti che il deputato non aveva consegnato, invocando l’immunità parlamentare. Di pari passo si snoda la polemica politica; soprattutto perché dalla leader del suo partito, la premier Giorgia Meloni, non è giunto alcun provvedimento ufficiale. Duro il commento di Angelo Bonelli, deputato di Verdi e Sinistra: “Pozzolo, dopo il ferimento avvenuto con la sua pistola del genero di un agente della scorta del sottosegretario Delmastro, aveva affermato che non era stato lui a sparare. Ora testimoni affermano il contrario: a sparare è stato Pozzolo che quindi ha mentito. Questo è un problema che riguarda il codice di condotta dei parlamentari, espressamente previsto dalla Camera dei Deputati, su cui il presidente della Camera Fontana deve intervenire immediatamente, convocando la commissione ad hoc prevista dal regolamento della Camera, al fine di prendere i provvedimenti opportuni. Che un deputato abbia sparato e ferito un uomo è un disonore per tutti i parlamentari della Repubblica, per questo Pozzolo si deve dimettere”. Altrettanto indignato Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi: “Ma quanto dobbiamo aspettare ancora per sentire pubblicamente qualcosa dalla presidente del Consiglio sul parlamentare pistolero del suo partito? È un evento di imbarazzante e di grave enormità politica e istituzionale. Il silenzio è irresponsabile”. Sul giornale di domani leggerete le ultime novità sul caso Pozzolo.


MELONI, LA CONFERENZA DI FINE ANNO È LA VIA CRUCIS DEGLI SCANDALI. Domani andrà in scena l’attesa conferenza di fine anno della premier Giorgia Meloni, dopo i rinvii per motivi di salute. Doveva essere l’occasione per celebrare i successi del governo – nei piani delle destre – dopo un anno e poco più dalla vittoria elettorale dell’ottobre 2022. Invece Meloni dovrà dare spiegazioni urgenti sugli ultimi due scandali: il capodanno con “il botto” del deputato fratello d’Italia Emanuele Pozzolo e gli appalti Anas “pilotati” verso gli amici della famiglia Verdini. Nel secondo caso, il convitato di pietra si chiama Matteo Salvini, il genero di Denis. Meloni non ha cavalcato i guai del Capitano come alcuni osservatori si attendevano. La strategia del governo, dunque, sembra quella dello struzzo: silenziare i guai evitando di parlarne. Nel primo caso, invece, appare segnato il destino dell’onorevole “pistolero”, sbertucciato persino dalla stampa di destra. Ma la grana lambisce anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che ha invitato Pozzolo nella Pro loco di Rosazza dove è esploso lo sparo. Il meloniano è già stato rinviato a giudizio per aver rivelato al collega di Fdi, Giovanni Donzelli, i rapporti del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) sull’anarchico Alfredo Cospito. Ma i guai non sono finiti: il 2024 porterà nuovi grattacapi alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, sotto la lente della magistratura per i bilanci del gruppo Visibilia e la presunta truffa sulla cassa integrazione durante la pandemia. Senza dimenticare il caso Sgarbi, il sottosegretario che fattura consulenze e conferenze e in possesso di una tela che risulterebbe rubata. Non sono i trofei che Meloni sperava di esibire nella conferenza di fine anno, ma di sicuro dovrà darne conto. Sul Fatto di domani vi racconteremo tutte le mine che la premier dovrà schivare.


MEDIO ORIENTE, IL CONFLITTO TRA ISRAELE E HAMAS SI ALLARGA: ESPLOSIONE IN IRAN, 103 VITTIME. La guerra, giunta all’89° giorno, tra Israele e Hamas, scaturita dal massacro del 7 ottobre firmato dai fondamentalisti, con 1.200 morti e più di 300 ostaggi, minaccia di allargarsi a quanti sostengono i miliziani palestinesi. Oggi, a causa di due esplosioni nel cimitero di Kerman, nell’Iran centrale, sono morte 103 persone, 140 i feriti; facevano parte delle migliaia che stavano commemorando Qassem Soleimani, il capo delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso il 3 gennaio del 2020, in Iraq, in un’operazione degli Stati Uniti. Per il regime degli ayatollah, si è trattato di un “attentato terroristico” che al momento nessuno rivendica. Di certo Teheran, che ha dichiarato il lutto nazionale, sostiene Hamas, lo ha difeso nelle sedi internazionali, ed è un acerrimo nemico di Israele, di cui invoca la distruzione totale. L’esplosione arriva il giorno successivo all’attacco avvenuto a Beirut, che ha messo fine alla vita del numero 2 di Hamas, Saleh al-Arouri. Il raid è avvenuto nel quartiere di Dahah, il cuore dell’attività di Hezbollah nella capitale libanese. Oltre ad al-Arouri, è stato ucciso Samir Effendi, detto Abu Amer, 54 anni, che teneva i contatti tra Hamas e gli Houti, i miliziani dello Yemen, sostenuti dall’Iran. Gli Houti hanno minacciato di bloccare il trasporto navale nella penisola arabica e proprio oggi hanno preso di mira una nave diretta in Israele. Gli Houthi sostengono che i loro attacchi sono in solidarietà con i palestinesi di Gaza. A seguito dell’attacco in Libano, l’Egitto ha ufficialmente informato lo Stato ebraico di aver congelato il suo ruolo di mediatore nei negoziati sugli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. La battaglia nella Striscia, dunque, non ha prospettive a breve termine di tregua: secondo fonti palestinesi, le vittime sono 22.313. israele ha perso 175 militari dall’inizio dell’operazione via terra per entrare nella Striscia. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari su quanto accaduto in Iran e sul pericolo di un allargamento del conflitto mediorientale.


Trieste, disposta la riesumazione della salma di Liliana Resinovich. Il cadavere della donna sarà sottoposto ad una nuova autopsia. L’esame era stato richiesto dall’antropologa forense Cristina Cattaneo e sarà svolto a fine mese. La sessantatreenne triestina era scomparsa da casa il 14 dicembre 2022. Il suo corpo fu ritrovato il 5 gennaio, dopo 20 giorni, tra i rifiuti dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.

Influenza, 4 milioni di chiamate al giorno ai medici di famiglia. L’ondata di virus respiratori non si è spenta. Secondo Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), sui 40 mila medici di famiglia si è abbattuto uno tsunami di milioni di telefonate da parte degli ammalati. “Questa è la più forte epidemia influenzale degli ultimi 10 anni – ha dichiarato Rossi – 17,2 casi per mille assistiti significa oltre un milione di persone che si sono ammalate fino alla vigilia di Natale”.

Morto l’ex esponente della banda della Magliana Luciano Mancini. Aveva 88 anni, il suo soprannome era ‘er Principe’. Sin dagli anni ’70 era considerato un investitore dei capitali sporchi dell’organizzazione criminale romana. Massimiliano, il figlio, chiarisce: “C’è stato un errore di comunicazione, legato al fatto che il mio papà aveva lo stesso cognome del collaboratore di giustizia Antonio Mancini, anche lui componente della banda della Magliana, il quale invece è vivo”.


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