“Ma tu che domanda fai?”. Alla vigilia della conferenza stampa di fine anno (che ormai è diventato l’inizio di quello nuovo), gli ambasciatori di Giorgia Meloni si muovono veloci, e pure un po’ sgangherati.
Mancano poche ore a quello che dovrebbe essere un normale momento di confronto tra la stampa e la presidente del Consiglio e che invece – a palazzo Chigi e dintorni – è vissuto come un ring dove qualcuno, comunque vada, finirà per farsi male. Così arrivano le telefonate per sondare gli umori, si consultano i colleghi per capire chi ha chiamato chi, ci si allena alle risposte, in particolare a quelle in cui l’imperativo è sviare.
La premier è costretta a tenere il passo con l’attualità che, suo malgrado, ha deciso di cominciare il 2024 a passo piuttosto spedito. Questa settimana semi-festiva poteva essere, nelle intenzioni di Meloni, meno scivolosa dal punto di vista dell’attività politica e parlamentare. I due rinvii per malattia, se non altro, le davano modo di infilarsi in un momento che di solito è di stanca generale: quello che è successo prima di Natale praticamente nessuno lo ricorda più, tutto il resto è rinviato a dopo l’Epifania. Poteva esserci, tutt’al più, qualche strascico del discorso di Mattarella a San Silvestro. Era il massimo rischio calcolato, sempre meglio della febbre e degli otoliti.
Ma, si sa, la sfiga ci vede benissimo. E nei primi tre giorni di gennaio è già successa praticamente qualsiasi cosa, perfino l’impensabile: un deputato di Fratelli d’Italia ha portato una pistola alla festa di Capodanno con il sottosegretario Delmastro e per poco non c’è scappato il morto, il capo dello Stato ha richiamato il governo e il Parlamento sulla legge sulla Concorrenza, le carte dell’inchiesta su Tommaso Verdini e soci continuano a raccontare dei rapporti strettissimi con il vicepremier Matteo Salvini e il sottosegretario Federico Freni.
Così, stamattina alle 11, Giorgia Meloni si presenta all’appuntamento con la stampa più agitata del previsto. A toglierle almeno un pensiero, ci sarà Rainews24. A meno che non cambi idea all’improvviso, il direttore Paolo Petrecca ha dato mandato di non fare domande. Il giornalista che solitamente segue palazzo Chigi è in ferie – come molti, a causa dei numerosi rinvii della conferenza stampa – e il direttore Petrecca ha ritenuto di non doverlo sostituire con altri colleghi. Che saranno comunque presenti nell’auletta dei gruppi parlamentari, ma senza avere la possibilità di disturbare la premier. Un auto-bavaglio imposto dal direttore, l’ennesima puntata della guerra in corso tra Petrecca e il Comitato di redazione, che da tempo denuncia la virata filo-governativa a cui ha costretto la testata. Una su tutte, giusto per dare l’idea: mandare in onda senza filtri per 27 minuti gli “appunti di Giorgia”, ovvero il bollettino della propaganda meloniana.
Oggi di minuti a disposizione della premier e di giornalisti ce ne saranno almeno 90. Di propaganda, c’è da augurarsi, un po’ meno.