È un’inside story straordinaria sugli affari di Matteo Renzi all’estero quella che emerge dalle 457 pagine del rapporto della Guardia di Finanza su Marco Carrai inviato al Copasir, che il Fatto è in grado di pubblicare. Mail, messaggi, relazioni che raccontano come Renzi, dopo aver lasciato la carica di premier, si sia messo a fianco di Carrai per procacciare clienti per sé e per l’amico. Un’attività vietata in molti parlamenti esteri, non in Italia, dove però il dossier apre enormi questioni di opportunità, e spiega perché per il Copasir abbia ritenuto che in quelle chat c’era materiale rilevante per la sicurezza nazionale. “Negli anni 2018 e 2019 i suoi rapporti con il senatore Renzi afferivano, al presumibile sviluppo di una loro attività d’affari, alla promozione di opportunità di investimento in primarie società italiane, che si desume essere stata svolta anche in occasione di viaggi all’estero, soprattutto in Medio Oriente” scrive la Gdf.
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Nell’informativa Carrai sembra muoversi insieme all’amico Renzi come un intermediario di grandi aziende italiane presso magnati e governi stranieri: Atlantia e Autostrade per l’Italia (Aspi); Pirelli; il gruppo indiano Jsw Steel, che possiede le acciaierie di Piombino (di cui Carrai è vicepresidente); Novatek, gigante russo del gas guidato dall’oligarca Leonid Michelson; Nexi, la rete di pagamenti online più importante in Italia; il gruppo agroalimentare Veronesi (Aia e Negroni); Tages (big data). Carrai in alcuni casi sembra agire di concerto con la società di consulenza milanese Seven Capital Partners (“Marco (…) come sai è con noi a tutti gli effetti” dicono loro). Nelle comunicazioni spende il nome di Renzi, si presenta come suo “consigliere speciale” e propone incontri con l’ex premier.
Per i Benetton in Qatar
I contatti tra Carrai e Alessandro Benetton (194 messaggi) risalgono almeno al 2016: “Vuole investire in Israele”, scrive Carrai, “sarebbe pronto a spendere 20 milioni in Cmc”, il gruppo di cybersecurity italo-israeliano di Carrai. Il 17 novembre 2018, due mesi dopo il crollo del Ponte Morandi, Carrai e Renzi si scambiano una mail che per la Finanza dimostra “il crescendo delle iniziative, consistenti principalmente nella promozione di opportunità di investimento”. È una bozza firmata “Matteo”, che sembrerebbe dunque dover inviare Renzi: “Mio caro amico, come da accordi ti indico alcune ipotesi per l’incontro di martedì (…) Insieme a Carlo Cimbri (Ad di Unipol) verrà Marco Carrai, mio braccio destro. Marco ha già incontrato HH (His Highness, presumibilmente l’emiro del Qatar Al-Thani, ndr) ad aprile e aveva preso l’impegno di portare proposte concrete. Marco avrà modo di accennare a HH e illustrare a te e al tuo staff il doppio deal di cui parlare a Doha: il gruppo Jindal (molto forte in Italia) e Nexi, oggi proprietà di Advent international”.
La stessa lettera parla poi dei “Benetton”: “In Italia ci sono molte polemiche dopo il crollo del ponte di Genova. Atlantia ha perso il presidente, Gilberto Benetton, un mese fa e Alessandro è il più smart della seconda generazione. Per il momento niente è ufficiale, ma può essere una prospettiva strategica”. Tra il 2018 e il 2020 Renzi è tra i massimi contestatori del governo Conte, che vorrebbe revocare le concessioni ai Benetton. E il 20 novembre del 2018 Carrai scrive ai vertici del Qia (fondo sovrano qatariota), oggetto “Meetings with HH”: “Care eccellenze, è stato un piacere incontrarvi. Spero possa essere utile ricapitolare le opportunità che vi ho mostrato e i possibili passi successivi (…) Atlantia: affare possibile (joint venture, acquisizione, spin-off, ecc.) con Atlantia o Aspi. Prossimo passo: incontro a Doha con Alessandro Benetton (proprietario) e Marco Patuano (Ceo di Edizione, la holding di famiglia), o in alternativa a Milano, forse metà gennaio 2019. Capiamo che HH vorrebbe incontrare il sig.Benetton, membro di una delle più importanti famiglie in Italia”. Gli risponde Mansoor Ebrahim Al-Mahmoud, Ceo di Qia: “Grazie Marco. Sono d’accordo su tutti i temi e gli argomenti. Sono d’accordo per il prossimo passo. Chiederò alla squadra di studiare le opportunità”.
L’incontro a Doha
Il 2 gennaio del 2019 Carrai scrive a Hassan Sultan Al-Ghanim, segretario del vicepremier del Qatar. Si sono già incontrati il 29 dicembre a Katara (Doha): “Lasciami ringraziare per il tempo speso da te e HE (Her Eminence) (…) Questo tempo è ottimo per cogliere le opportunità italiane (…). Vorremmo formalizzare presto una collaborazione con voi, facendo certamente una valutazione economica della parte variabile di eventuali affari (…) Abbiamo tre opportunità immediate e deliziose, che concordano con le richieste espresse da HH l’Emiro e HE il Ministro e il Presidente (…) Nexi; Jindal e Corporacion America (…) Altre potrebbero essere studiate: Autostrade, Pirelli, Unipol, Veronesi, aziende sanitarie e farmaceutiche, moda e alimentari (…)”. La mail si conclude con un rimando a un incontro a Davos e all’“eventuale volontà di firmare un accordo per cominciare la nostra collaborazione”. Aspi, come noto, prenderà un’altra strada: sarà acquisita da Cdp con i fondi Blackrock (Usa) e Macquarie (Australia). Ma un’altra azienda in cui si parla in queste carte che in Medio Oriente sbarca davvero.
Il rinascimento saudita
Nel giugno del 2019 Carrai ha una fitta corrispondenza con l’Arabia Saudita, Paese caro a Matteo Renzi per la sua attività di conferenziere alla corte di Mohamed Bin Salman. Carrai si presenta come “il consigliere speciale di Renzi” a Turqui Al-Nowaiser, ex governatore e capo della divisione internazionale del fondo di investimento statale saudita (Pif). “A tale contesto di affari – scrive la Finanza – può essere ricondotto lo scambio del 24 novembre 2019, da cui si desume che Carrai inviava a Renzi una mail priva di testo, avente oggetto: “Pirelli opportunity- Draft 0.1 – 11.15.19.pdf”, inoltrata da Farah Alam. Alam è un operativo del Pif e con Carrai si accorda per una call con Tronchetti Provera e gira tutto a Renzi. Nel settembre del 2023 Pirelli e il Pif hanno annunciato una joint venture per costruire pneumatici in Arabia.
Rotta su Baku
Poi Carrai prova anche a piazzare il pacchetto di “business opportunities” italiane anche in Azerbaijan, altro Paese in cui Renzi è solito tenere conferenze. Il 1 aprile 2019 scrive a Shahsmar Movsumov, assistente del presidente di Ilham Aliyev, ex militare e presidente della repubblica dell’Azerbajian ininterrottamente dal 2003. Oggetto della mail: “Renzi”. Dopo la consueta presentazione di società italiane in cui investire, Carrai scrive: “Penso che il signor Renzi sarà di nuovo a Baku in occasione del Gran Premio di F1. Vorremmo incontrarvi quando vi comoda”. Movsmudov ringrazia e mette in copia Israfil Mammadov, Ceo del fondo petrolifero statale: “Sarà il suo contatto. La prego di concederci un po’ di tempo. Spero che riusciremo a trovare un’opportunità reciprocamente vantaggiosa in breve tempo”. Il monitoraggio della Finanza arriva fino all’organizzazione di una call fra gli azeri e Advent International – uno dei fondi azionisti di Nexi – società che ha pagato a Carrai laute consulenze.
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