Concordato

Autonomi, così il governo premia chi ha evaso di più

Sanatoria - La proposta: “congruo” il reddito più basso. Indicatori di affidabilità, il sistema è cancellato

13 Gennaio 2024

Un condono di massa che non solo brucia gettito, ma di fatto legalizza l’evasione di partite Iva e piccole imprese. Con il risultato paradossale di farla sparire, o quasi, dalle stime ufficiali. Semplicemente perché l’accordo con le Entrate renderà “congruo”, sulla carta, un reddito assai più basso di quello reale. Rischiano di essere queste le ricadute del concordato preventivo biennale, misura bandiera del governo Meloni in campo fiscale, a valle delle modifiche chieste dal Parlamento, che il viceministro Maurizio Leo ha già fatto sapere di voler accogliere. La maggioranza ha deciso infatti di spalancare le porte del nuovo strumento anche ai contribuenti che in base ai dati in mano all’Agenzia delle Entrate sono quasi sicuramente evasori. La novità, smentendo mesi di rassicurazioni, fa cadere il velo sui reali obiettivi di questa riedizione del fallimentare concordato tremontiano del 2003. E avrà l’effetto collaterale di smantellare il sistema degli Indici di affidabilità fiscale (Isa), invogliando anche chi finora ha versato il dovuto a fare la propria fetta di nero “consentito”.

La conferma definitiva arriverà quando il Cdm varerà la versione finale del decreto che disciplina la possibilità di concordare col Fisco i ricavi presunti per i due anni successivi assicurandosi tasse bloccate (e pure la possibilità di non dichiarare fino al 30% dei ricavi senza perdere il beneficio). Ma il punto di caduta ormai è chiaro: il governo, recependo i pareri presentati dal centrodestra nelle commissioni Finanze, abbatterà l’asticella fissata dallo schema di provvedimento attuativo esaminato in via preliminare a novembre. Eliminando, per i 2,4 milioni di autonomi e imprese a cui si applicano gli Isa, il requisito di raggiungere un punteggio di almeno 8, cioè la sufficienza. Livello a cui al momento arriva solo il 44% del totale. Era un punto cruciale: avrebbe stimolato le categorie di contribuenti che hanno la maggior propensione ad evadere a dichiarare un po’ di più per accedere al concordato. Non a caso è proprio dall’obbligo di rispettare quel paletto che la relazione tecnica si aspettava un maggior gettito pari a 600 milioni l’anno.

L’Associazione nazionale dei commercialisti e il Consiglio nazionale della categoria, interpellate dalla commissione Finanze del Senato, hanno lamentato che quella previsione avrebbe causato “disparità di trattamento” (sic) e ristretto troppo la platea degli interessati. FdI e Lega hanno colto la palla al balzo chiedendo, nelle osservazioni approvate l’11 gennaio, di toglierla di mezzo. Al concordato potrà così accedere anche un commerciante con Isa pari a 4 o 5, cioè del tutto inaffidabile. Ma che proposta di imponibile potrà fare l’Agenzia a quel contribuente?

Certo non il reddito medio di un omologo virtuoso: sarebbe più alto di decine di migliaia di euro rispetto alla sua ultima dichiarazione. Flop assicurato. Ecco allora l’ulteriore suggerimento della commissione Finanze: meglio chiedergli di accettare un imponibile più alto di non oltre il 10%. Il resto è condonato. “Più si è evaso nell’anno di riferimento più ci si guadagna”, sintetizza Maria Cecilia Guerra, della segreteria nazionale Pd. “Essere affidabili darà solo svantaggi”.

Resta da vedere se anche questa indicazione sarà recepita. Basta comunque l’accesso generalizzato al concordato per mandare il messaggio che dichiarare il dovuto è inutile: tanto i vantaggi ora concessi solo a chi ha una buona “pagella” saranno ampliati a tutti. Così si mandano al macero gli Isa, che pure stanno generando un effetto positivo sui ricavi medi dichiarati. Nel lungo periodo la perdita di introiti fiscali potrebbe essere enorme. L’impatto sull’evasione sarà decisamente negativo, ma non si può escludere che il nuovo sistema produca un miraggio: chi firma il concordato sarà infatti per definizione in regola. Starà alla prossima commissione di esperti presso il Mef – il mandato di quella in carica scade a breve – decidere se prendere per buona quell’illusione ottica e decretare che l’enorme tax gap finora stimato per gli autonomi è crollato. La questione non è secondaria, visto che i risultati relativi al 2024 sono quelli di cui terrà conto la Ue nel valutare il rispetto degli obiettivi del Pnrr in campo fiscale.

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