Il Fatto di domani. La destra contro giornalismo e diritto di satira nella televisione pubblica: Report ancora nel mirino. L’Ilva e le altre crisi industriali

Di FQ Extra
19 Gennaio 2024

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RAI MELONIANA? NON ABBASTANZA. “SANGIULIANO HA FATTO PRESSIONI SU RAI1”, VIALE MAZZINI SMENTISCE. FDI ATTACCA REPORT. Non ci sarebbe stata nessuna pressione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano contro Virginia Raffaele, per la sua imitazione della direttrice Beatrice Venezi a Colpo di luna, la sua trasmissione su Rai1. Oggi era stata Repubblica a parlare di un intervento del ministro sul capostruttura Rai, Giovanni Anversa. Prima della smentita, la circostanza non era sembrata inusuale, visto lo storico del ministro Sangiuliano stesso e quello del centrodestra in generale. Sangiuliano aveva già diffidato la trasmissione di satira radiofonica Un giorno da pecora perché facevano troppe battute su di lui, a suo parere. Oggi Viale Mazzini ha risposto smentendo che la trasmissione abbia mai offeso Sangiuliano: “Nelle puntate contestate non si ravvedono intenti denigratori né offese personali, ma solo interventi di taglio satirico che accomunano tutti i personaggi presi di mira dal programma”, scrive la dirigenza Rai, mettendo la parola fine sulla questione. Quanto al centrodestra, come ultimo caso l’interrogazione di Fratelli D’Italia ai vertici Rai contro Report, per le due ultime inchieste su Ignazio La Russa e sul padre di Giorgia Meloni. Nel comunicato del gruppo di FdI alla Commissione Vigilanza Rai viene contestato l’uso di fonti “inattendibili”: “Con quello che sembra a tutti gli effetti un metodo, stiamo assistendo al progressivo degradamento di una storica trasmissione, Report, un tempo capace di fare delle vere e proprie inchieste, e oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango”. Ma in passato la destra se l’era presa anche con i servizi sui conflitti di interesse di Maurizio Gasparri e quelli, ben noti anche ai lettori del Fatto, sui dubbi che aleggiano attorno a un quadro del 600 di proprietà del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che assomiglia molto a una tela rubata nel 2013. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci ha confermato che le fonti sono attendibili e che risponderà nelle sedi adeguate. Sul Fatto di domani approfondiremo questa vicenda.


GIURÌ D’ONORE SUL MES: L’ESITO DELLO SCONTRO CONTE-MELONI IL 9 FEBBRAIO. Ieri Giuseppe Conte, oggi Giorgia Meloni. Lo scontro a distanza del Giurì d’onore della Camera, tra il leader M5S e la leader di FdI, si è concluso stamattina. La premier è stata ascoltata per poco più di un’ora. Poco meno del tempo della deposizione di Conte, che ieri si è presentato con un incartamento di centinaia di pagine per dimostrare che Meloni ha detto il falso, il 13 dicembre in Senato, quando ha accusato il governo Conte 2 di aver approvato la ratifica del Mes “senza un mandato parlamentare” e “alla chetichella, con il favore delle tenebre”, perché l’esecutivo era appena caduto e stava per partire il governo tecnico. L’avvocato ha interessato il giurì d’onore, ritenendo offesa dalla premier attuale la sua integrità politica. I contenuti del discorso di entrambi i leader, ovviamente, non sono stati divulgati. Il presidente del giurì, però, Giorgio Mulè di Forza Italia, ha fatto sapere che la commissione speciale non ha bisogno di altri elementi per decidere e che il responso sarà redatto entro il 9 febbraio (dopo attento studio del caso, si precisa). Quale sarà l’epilogo della vicenda? “1-X-2”, ha scherzato Mulè citando la schedina. Poi, più seriamente ha chiarito: “Tecnicamente non c’è una sentenza. Il Giurì è chiamato a dichiarare la fondatezza o meno di alcune espressioni che sono state utilizzate dalla presidente Meloni, che il presidente Conte ritiene false e non veritiere”. Vedremo sul Fatto di domani cosa aspettarci.


EX ILVA, LAVORATORI DELL’INDOTTO IN PIAZZA DOPO L’ANNUNCIO DEL COMMISSARIAMENTO: IN BILICO 120 MILIARDI DI CREDITI CON L’ACCIAIERIA. I lavoratori e le imprese dell’indotto ex Ilva sono scesi in strada, a Taranto, per manifestare tutti i loro timori sul commissariamento del gigante siderurgico. Le aziende fornitrici hanno paura di perdere i 120 milioni di crediti maturati con Acciaierie d’Italia, dopo l’annuncio di ieri da parte del governo. 24 ore fa palazzo Chigi ha comunicato ufficialmente ai sindacati l’avvio della richiesta per l’amministrazione straordinaria. Un epilogo prevedibile, dopo il rifiuto del primo azionista ArcelorMittal di contribuire all’aumento di capitale, necessario per la sopravvivenza degli impianti. Così, mercoledì il socio di minoranza Invitalia ha inviato una lettera all’amministratore delegato di Adi, Lucia Morselli, con la richiesta dell’amministrazione straordinaria. Ora il colosso franco-indiano ha due settimane di tempo per rispondere. Intanto, i lavoratori dell’indotto temono per il loro futuro. A scendere per le strade di Taranto sono l’Associazione indotto AdI e General Industries (Aigi) e Casartigiani, che riuniscono le aziende della galassia-Ilva. Negli stabilimenti era in corso un presidio già dalle 5,30 del mattino, poi è partito un corteo di “lavoratori e mezzi”, con blocchi stradali e rallentamenti del traffico. L’Aigi chiede il pagamento di tutte le fatture emesse al 31 dicembre 2023 e l’esposizione di un “credibile piano industriale”. Le sigle dell’indotto hanno tenuto un confronto in videoconferenza con il ministro Urso e la ministra Calderone. Gli esponenti del governo hanno rassicurato sull’intenzione di conservare continuità produttiva e garantire reddito e diritti dei lavoratori. Ma il declino dell’ex Ilva è solo un esempio del tracollo industriale italiano. Sul Fatto di domani faremo una panoramica su tutte le crisi aperte.


MEDIO ORIENTE, IL MINISTRO EISENKOT: “A ISRAELE SERVONO ELEZIONI: NETANYAHU CI HA DELUSO E LA SCONFITTA ASSOLUTA DI HAMAS È UNA FAVOLA”. L’ex generale e capo di Stato Maggiore Gadi Eisenkot, oggi ministro nel gabinetto di guerra, attacca il premier Netanyahu rispetto alla sua gestione del conflitto. Eisenkot, che ha perso un figlio, Gail Meir e un nipote Maor Cohen, nei combattimenti a Gaza, ha rilasciato dichiarazioni a Canale 12 subito dopo che Netanyahu aveva respinto il piano di pace dei Paesi Arabi. Eisenkot ha definito una “favola” le dichiarazioni del premier: “Chi parla di sconfitta assoluta di Hamas non dice la verità”. Inoltre, l’ex generale ha evidenziato che sono necessarie nuove elezioni: “Entro qualche mese bisogna riportare gli elettori alle urne, perché in questo momento manca la loro fiducia. Come democrazia, Israele deve chiedersi: come possiamo continuare con una leadership che ci ha deluso miseramente?”. Netanyahu stasera ha avuto una conversazione telefonica con il presidente americano Biden; la linea americana è molto diversa da quella imposta dal premier. Per il Jerusalem Post, il governo di Netanyahu è ormai agli sgoccioli. Il conflitto, scaturito dal massacro firmato da Hamas il 7 ottobre, con 1.200 morti e più di 300 ostaggi, 132 dei quali restano nelle mani dei fondamentalisti, prosegue; secondo fonti palestinesi i morti sono più di 26.000, i soldati israeliani uccisi dall’inizio dell’operazione sono 194. Violenze anche in Cisgiordania – oggi ha perso la vita un palestinese di 17 anni – e al confine con il Libano, dove il conflitto con Hezbollah, sostenuto dall’Iran, si consuma giorno per giorno con una serie di colpi incrociati sulle rispettive basi. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata e un approfondimento sul ruolo dell’Iran e le milizie sciite nelle tensioni del Medio Oriente.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Spionaggio, Walter Biot condannato a 20 anni. La Corte d’Assise di Roma ha condannato a 20 anni Walter Biot, l’ufficiale di Marina arrestato nel marzo del 2021 in un parcheggio di un centro commerciale della Capitale mentre era intento a cedere notizie coperte da segreto a funzionari dell’ambasciata russa. Le accuse contestate dai pm di Roma, che avevano chiesto 18 anni, sono anche spionaggio e corruzione.

Maria Antonietta Panico, l’autopsia esclude il delitto, ma mancano i tossicologici. L’autopsia, a quanto si apprende, avrebbe allontanato i sospetti iniziali del femminicidio. Anche se mancano ancora gli esiti degli esami tossicologici la 42enne che ieri l’altro è stata trovata morta in casa a Trento dall’ex marito, allertato dalla figlia di 16 anni che da due giorni non riusciva a mettersi in contatto con la madre, potrebbe essere stata vittima di un malore improvviso. Il medico legale avrebbe escluso la presenza sul corpo della donna di ferite e traumi riconducibili a un’aggressione. Ma si attendono i referti definitivi.

Calcio, De Laurentiis indagato per l’acquisto di Osimhen: l’accusa è falso in bilancio. La procura di Roma ha chiuso l’indagine sull’acquisto del giocatore Victo Osimhen da parte del Napoli nel 2020. Sotto inchiesta il presidente della società, Aurelio De Laurentiis, e i membri del consiglio di amministrazione dell’epoca. Il procedimento è legato a presunte plusvalenze per l’acquisto dell’attaccante dalla squadra francese del Lille.

Guerra Russia-Ucraina, i Paesi Baltici: “Strutture di difesa contro possibile invasione russa”. Lettonia, Estonia e Lituania hanno concordato di dotare i loro confini con la Russia e la Bielorussia di “strutture di difesa” per contrastare eventuali minacce militari di Mosca, nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina che a febbraio compirà due anni.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE

Fuga dei cervelli: da febbraio 2022 almeno 2500 accademici hanno lasciato la Russia

di Michela A. G. Iaccarino

Quando il 3 gennaio scorso Viacheslav Morozov, professore di Teoria politica internazionale dell’università di Tartu, è stato arrestato per spionaggio, il servizio di sicurezza estone non ha reso noto esattamente quali informazioni l’accademico russo abbia condiviso con gli agenti di Mosca. Margo Palloson, a capo degli 007 estoni, ha solo riferito che l’esperto di politica estera russa, tornava in patria “con regolarità”. Morozov, costretto a dimettersi otto giorni dopo il suo arresto, dal 2022 non aveva mai nascosto la sua condanna pubblica dell’invasione: “Non c’è giustificazione per l’aggressione contro l’Ucraina. Il mio cuore è con il popolo ucraino. La guerra va fermata adesso”. Voleva anche – scriveva sui social – “conquistare cuori e menti dei disorientati e degli ingannati”, affinché “quanti lottano per la pace in Russia non finiscano in un fuoco incrociato”.

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