La Procura di Palermo nel 2023 ha speso per le intercettazioni circa 26 milioni di euro, ma da luglio 2022 a giugno 2023 ne ha “guadagnati” quasi 322 di milioni, valore totale dei beni confiscati e sequestrati anche grazie a inchieste fatte con captazioni telefoniche e ambientali. E che questo strumento di indagine fosse fondamentale nel perseguire reati di mafia lo aveva detto chiaramente il procuratore capo di Palermo in occasione dell’arresto di Messina Denaro. La Procura di Milano invece nel triennio 2020-2022 ha utilizzato 25 milioni di soldi pubblici per “ascoltare” conversazioni, ma alla fine ha riportato nelle casse dello Stato circa 700 milioni, sempre tra beni confiscati e sequestrati. Sono i numeri che smentiscono il ministro della Giustizia Carlo Nordio, pronto a ridimensionare il budget delle Procure. Chiaro che il totale di confische e sequestri non è frutto solo di indagini con captazioni telefoniche, ma la sproporzione tra quanto “investito” e quanto “guadagnato” dà la misura di quale sia stato il lavoro delle Procure.
“Non saranno mai toccate le intercettazioni nelle inchieste su mafia, terrorismo o gravi reati, ma una razionalizzazione della spesa è necessaria”, ha detto il Guardasigilli solo qualche giorno fa. Iniziativa che ha preoccupato non pochi magistrati, convinti che questo strumento sia fondamentale in indagini delicate, non solo per i reati di mafia, ma anche per corruzione e femminicidi. Proprio nel campo delle captazioni (per quel che riguarda il loro utilizzo, trascrizione e pubblicazione sulla stampa) questo governo più volte ha annunciato che cambierà molte cose.
Il procuratore Rossi “Falso dire che sono costose”
“La Procura della Repubblica – sono sempre parole di Nordio – è l’unico organo in Italia, e penso al mondo, che ha una spesa incontrollata, che non ha un tetto, né un budget, ma poi alla fine i conti non tornano…”. E subito gli ha risposto, nei giorni scorsi, il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi: “È una bugia dire che le intercettazioni sono costose”. E ha ricordato i numeri della “sua” procura. Nel 2022 (i dati del 2023, non ancora pronti, dimostrano lo stesso trend), la Procura pugliese ha speso per intercettazioni e videosorveglianza 4,8 milioni di euro, di cui 1 milione e mezzo per intercettazioni telefoniche, 1,1 per il “noleggio delle apparecchiature per le ambientali”, 82 mila euro per intercettazioni informatiche e 2 milioni per “videosorveglianza e localizzazione dell’indagato”. Nel 2021 in totale per le captazioni sono stati spesi 4,1 milioni, nel 2020 3,7 milioni.
Queste cifre Rossi le confronta con quanto “guadagnato”, ossia quanto ricavato con sequestri e confische: nel 2022 la cifra è di 244 milioni. L’anno prima la cifra si è assestata a 149,2 milioni, nel 2020 ad altri 154,9 milioni. “La maggior parte di sequestri e confische della mia Procura sono stati possibili proprio grazie a indagini portate avanti con intercettazioni”, spiega Rossi al Fatto.
Spese tra Lazio e Lombardia
E le altre Procure quanto hanno speso per intercettazioni? Quella di Roma nel 2023 ha speso circa 10 milioni di euro. Le captazioni sono state usate in parecchie indagini, compresa quella che ha portato agli arresti domiciliari Tommaso Verdini, figlio del più noto Denis, accusato di corruzione e turbativa d’asta. Cimici e intercettazioni telefoniche sono infatti tra le “fonti di prova” citate dai pm capitolini e che hanno consentito, secondo quanto ricostruito dai magistrati, di “accertare l’esistenza di accordi corruttivi”.
A Milano invece nel triennio dal 2020 al 2022 la Procura per le intercettazioni (telefoniche, ambientali e telematiche) ha speso 25 milioni. Con un trend di spesa in aumento fino ai 10.747.677 del 2022. Cifra più o meno sovrapponibile a quella dell’ultimo anno. A fronte di questo, da luglio 2022 a giugno 2023 sono stati sequestrati, anche grazie all’uso delle intercettazioni, 700 milioni.
La cifra è spiegata dal procuratore Marcello Viola nel documento di riorganizzazione della Procura dello scorso dicembre. Il tutto, scrive, “su impulso della Procura, assicurando un’adeguata pervasività ed efficacia dei controlli di polizia, giudiziaria e tributaria, e garantendo una maggiore celerità nella definizione degli esiti sia amministrativi sia penali”. Ora di questi 700 milioni, 450 arrivano dai sequestri effettuati nell’ambito delle indagini della Dda nel settore della logistica. Le inchieste in questo settore hanno coinvolto colossi come Dhl, Gls, Esselunga, Ups e altre. Inoltre un’altra indagine dello scorso ottobre dei carabinieri e della Dda ha portato al sequestro di oltre 250 milioni. Si tratta dell’inchiesta “Hydra” sul consorzio mafioso a Milano costituito da esponenti di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra romana e nel quale aveva interessi anche Matteo Messina Denaro. Qui le intercettazioni sono state decisive, in particolare, per svelare l’esistenza di una spa attiva nel settore petrolifero riconducibile al consorzio e con capitale versato di oltre 300 milioni. Intercettato un manager del consorzio spiega: “È giusto che lo sai perché io rispetto a tutti gli altri, il primo che sbaglia qui prende un colpo di pistola, non ci sono chiacchiere… siamo gli unici in Italia a lavorare con 250 milioni di sospensione di Iva”.
Intercettazioni per prendere Messina Denaro
E le intercettazioni sono state fondamentali anche per l’inchiesta più importante degli ultimi anni in tema di mafia, quella che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro. “L’indagine si basa su due pilastri fondamentali: uno è quello delle intercettazioni che sono indispensabili e irrinunciabili per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Senza le intercettazioni non si possono fare le indagini…”, aveva detto il giorno dell’arresto del boss il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia.
E infatti grazie alle captazioni i pm siciliani sono riusciti a ricostruire anche la rete di complicità che si stringeva intorno al boss.
Ma quanto ha speso per intercettazioni una procura come quella di Palermo che porta avanti tante indagini di mafia? Nel 2023 circa 26 milioni di euro. Da luglio 2022 a giugno 2023 però risultano 66,7 milioni di euro di beni sequestrati e 255.220.000 di euro di beni confiscati. Anche grazie alle intercettazioni.