Il 24 gennaio è entrato in vigore il Decreto che dà il via alle comunità energetiche rinnovabili (CER) e alle configurazioni di autoconsumo condiviso. Si tratta di un’ottima notizia, il processo è stato lungo e articolato, siamo stati il primo Paese in Europa ad avviare la fase sperimentale con il DL 162/2019, ma poi abbiamo assistito a una battuta di arresto. Da questo momento, invece, si apre la strada al reale potenziale delle CER nel contribuire in modo sostanziale alla transizione energetica.
Ora, come previsto dal provvedimento, entro 30 giorni dalla pubblicazione dovranno essere approvate dal ministero, previa verifica da parte dell’Arera e su proposta del Gestore dei servizi energetici (Gse), le regole operative che dovranno disciplinare le modalità e le tempistiche di riconoscimento degli incentivi. Il Gse dovrà poi mettere in esercizio, entro 45 giorni dall’approvazione delle regole, i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste di incentivo.
L’obiettivo del DM CER è di 5 GW al 2027, ma Italia Solare, considerando l’esperienza maturata, ipotizza al 2030 almeno altri 12 GW da questa tipologia di impianti, vale a dire che le comunità energetiche potrebbero concorrere per circa il 15% al raggiungimento dell’obiettivo del fotovoltaico entro i prossimi sei anni. Partendo dal presupposto che le CER aumentano consapevolezza e consenso verso gli impianti a fonti rinnovabili, sia piccoli sia grandi, il contributo delle comunità energetiche agli obiettivi 2030 può essere ben superiore a quanto possano indicare i numeri.
“Finalmente in Italia prendono avvio le CER e possiamo mettere a reddito il lavoro fatto negli ultimi anni, forti della sperimentazione e oggi anche di basi normative concrete. Come Italia Solare, che ha contribuito in modo sostanziale all’avvio delle CER, auspichiamo che il testo del decreto, sia la via per definire tutte le condizioni necessarie affinché gli operatori possano da questo momento avviare i numerosissimi progetti che sono pronti a partire e svilupparne di nuovi. Il processo di approvazione del testo ha richiesto parecchio tempo, ora confidiamo che i restanti passaggi operativi previsti rispettino le tempistiche stabilite”, commenta Andrea Brumgnach, Vicepresidente di Italia Solare e coordinatore del gruppo di lavoro CER e autoconsumo dell’associazione.
Il testo prevede che potranno far parte della stessa CER tutti gli impianti appartenenti alla stessa cabina elettrica primaria. In termini di incentivi il decreto stabilisce un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR con 2,2 miliardi di euro, rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati negli oltre 5.500 comuni sotto i 5.000 abitanti e riguarderà sia la realizzazione di nuovi impianti sia il potenziamento di impianti già esistenti; e una tariffa incentivante per l’energia rinnovabile prodotta e condivisa dai membri della CER. I due benefici, per altro, sono tra loro cumulabili.
Gli impianti ammessi a contributo devono entrare in esercizio entro 18 mesi dalla data di ammissione al contributo, mentre prima l’entrata in esercizio era prevista entro 18 mesi dalla richiesta di contributo quindi molto più stringente. Da segnalare in positivo anche il fatto che chi ha realizzato un impianto fotovoltaico con detrazione al 50% può mettere a disposizione della CER l’eccedenza della sua produzione.
Il decreto presenta però una forte criticità che Italia Solare ha subito portato all’attenzione del regolatore. In base a quanto contenuto nel comma c dell’art. 3 del testo potranno accedere all’incentivo: “Le comunità energetiche rinnovabili che risultano già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti”. Questo significa che potranno beneficiare del contributo solo gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio dopo la costituzione della CER. “Un’assurdità, per altro a sorpresa perché nessun operatore se l’aspettava – commenta Andrea Brumgnach -, perché significa sprecare il lavoro fatto negli ultimi due anni a favore delle CER. Gli operatori, in attesa del decreto che – è bene ricordarlo – è uscito con un ritardo di 19 mesi, avevano iniziato a mettere le basi per la diffusione delle comunità energetiche invitando i soggetti interessati a realizzare gli impianti fotovoltaici con la possibilità di inserirli in una CER, una volta entrato in vigore il decreto. Auspichiamo che il GSE, attraverso il regolamento, possa correggere questa stortura e fare in modo che tale norma la si possa applicare a quegli impianti che vengono realizzati a partire dall’entrata in vigore del decreto, perché altrimenti centinaia di impianti entrati in funzione in questi due anni perderanno il treno delle comunità energetiche”, conclude Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare.