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CARA FIAT, ADDIO. STELLANTIS PRONTA A LASCIARE L’ITALIA MINACCIA IL GOVERNO. 1 MILIARDO NON BASTA, URSO SI PIEGA. L’amministratore delegato di Stellantis ha aperto lo scontro con il governo italiano. E lo fa parlando con l’agenzia Bloomberg, prendendo di petto le dichiarazioni della settimana scorsa di Giorgia Meloni, che aveva accusato il gruppo automobilistico di fare gli interessi industriali francesi. Carlos Tavares nega che la sua politica industriale sia influenzata da Parigi, e sostiene che si tratta di argomenti speciosi “per evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli stabilimenti italiani”. Oggi si è tenuto al ministero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso un tavolo con i sindacati dell’automotive e rappresentanti del gruppo. Sotto protestavano proprio i delegati dei lavoratori dell’indotto Stellantis di Melfi. Ma a rischio c’è anche quello di Pomigliano. Urso aveva convocato il tavolo proprio per illustrare il nuovo piano di incentivi da quasi un miliardo. Ma il gruppo, che fa sapere di aver venduto il 13% di veicoli in più anno su anno, chiede: “Il proseguimento a lungo termine di incentivi adeguati alla vendita di veicoli elettrici e del rinnovamento del parco, lo sviluppo della rete di ricarica per sostenere i clienti e la competitività dei costi industriali, incluso il miglioramento del costo dell’energia, che è chiaramente messo in discussione dall’offensiva cinese”, ha detto oggi il rappresentante dell’azienda al ministro. Urso ha risposto che se il punto è “che l’Italia faccia come la Francia, che ha cambiato la sua partecipazione statale in Stellantis, ce lo chiedano e possiamo ragionare insieme. Fateci una richiesta”. Ma ormai sembra tardi per chiudere il recinto. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi. Il Pd sostiene la linea della partecipazione di Stato: “Meloni fa la faccia dura con Stellantis, ma non ha una strategia e il governo si presenta all’azienda con il cappello in mano”, ha detto Schlein. Anche Giuseppe Conte ha chiesto che “il governo tratti l’ingresso dello Stato”. Vedremo anche che se con una mano Tavares taglia, con l’altra fa acquisti: è praticamente certo che la scuderia Ferrari strapperà il pilota Lewis Hamilton alla Mercedes.
DA BRUXELLES ALLA PIANURA PADANA, LA COLLERA DEGLI AGRICOLTORI FINISCE IN CAMPAGNA ELETTORALE. 1300 trattori per circa 2000 persone. La manifestazione convocata oggi dalle sigle europee degli agricoltori sotto i palazzi del potere ha stupito le autorità di Bruxelles, che si aspettavano meno trambusto. In mattinata un centinaio di agricoltori ha lanciato bottiglie e uova contro la sede del Parlamento, altri hanno abbattuto una statua di un complesso monumentale dedicato a John Cockerill, pioniere delle ferrovie in Belgio. Gli agricoltori hanno protestato contro la Politica agricola comune (Pac), il Green Deal della transizione ecologica e più in generale contro le politiche europee, che alienerebbero la sovranità degli Stati impedendogli di proteggere la categoria. Tra gli italiani c’era anche Coldiretti, anche se nelle proteste italiane l’associazione è criticata tanto quanto Bruxelles. Intanto in Francia, uno dei Paesi dove la protesta è più forte, i sindacati degli agricoltori hanno chiesto agli iscritti di sospendere i blocchi stradali. Il nuovo premier Gabriel Attal infatti ha concesso molte deroghe e rinnovi di agevolazioni. Anche Ursula von der Leyen ha provato a gettare acqua sul fuoco della protesta. Ha incontrato una delegazione dei manifestanti e ha commentato: “Gli agricoltori possono contare sul sostegno dell’Ue: destiniamo quasi un terzo del bilancio dell’Ue e solo nel 2023 abbiamo dato un’assistenza straordinaria per 500 milioni di euro a chi è stato colpito dalla crisi. È un sostegno fondamentale. Ora collaboriamo con gli Stati membri per rispondere alle sfide immediata”. Sul Fatto di domani leggerete il nostro racconto della giornata di protesta e delle sue ragioni.
UE, I 27 TROVANO L’ACCORDO: 50 MILIARDI DI EURO ALL’UCRAINA. ORBAN DICE SÌ, MA I FONDI DI BUDAPEST NON ANDRANNO A KIEV. “Abbiamo un accordo. Tutti i 27 leader hanno concordato un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Ue. In questo modo si garantisce un finanziamento costante, a lungo termine e prevedibile per l’Ucraina. L’Ue sta assumendo la leadership e la responsabilità del sostegno all’Ucraina”. Questo, stamane, l’annuncio fatto da Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo che ha aggiunto: “Questo è un messaggio: non ci facciamo intimidire dalla Russia e anche agli Usa che sostengono l’integrità di Kiev”. Il riferimento è allo scontro dentro il Congresso americano dove i Repubblicani hanno bloccato gli aiuti. Il premier ungherese Viktor Orban, che pubblicamente si era detto contrario a nuovi finanziamenti verso Kiev, ha dichiarato che Budapest ha ottenuto la “garanzia” che i suoi fondi non andranno all’Ucraina. “Missione compiuta – ha commentato Orban – i fondi dell’Ungheria non finiranno in Ucraina e disponiamo di un meccanismo di controllo alla fine del primo e del secondo anno. La nostra posizione sulla guerra rimane invariata: abbiamo bisogno di un cessate il fuoco e di colloqui di pace”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari, per capire se l’appoggio all’Ucraina, che continua a resistere in una guerra di logoramento con la Russia, è veramente una delle priorità dei 27.
PETIZIONE IN ISRAELE: “NETANYAHU È UN PREMIER INADATTO”. GLI USA SANZIONANO I COLONI VIOLENTI. HAMAS: TREGUA SOLO SE TEL AVIV SI RITIRA. Una petizione per dichiarare il premier Benyamin Netanyahu “inadatto” al suo incarico è stata presentata alla Corte Suprema. Tra i nove ricorrenti c’è anche l’ex ministro della difesa, ed ex uomo forte del Likud, Moshè Yaalon che fu allontanato dal premier stesso. La petizione evidenzia il conflitto di interessi: Netanyahu è primo ministro e nello stesso tempo è sotto processo a Gerusalemme. Secondo i firmatari della petizione, le azioni del premier sono motivate da interessi personali, piuttosto che da quelli del Paese, e degli ostaggi ancora in mano ad Hamas nei tunnel di Gaza. A proposito di ostaggi, la loro liberazione viene chiesta da Israele con insistenza: durante il massacro del 7 ottobre, Hamas rapì più di 300 persone; al momento, secondo Tel Aviv, ne restano a Gaza 109, mentre sono 27 i corpi da restituire. Hamas e Jihad islamica pretendono, in cambio del rilascio degli ostaggi, un numero tre volte superiore di detenuti palestinesi, e la conclusione del conflitto con il ritiro dell’Idf. A premere per una soluzione durevole sono soprattutto gli Stati Uniti; i rapporti tra il presidente Biden e Netanyahu sono molto tesi, tanto che il capo della Casa Bianca ha deciso di emettere un ordine esecutivo per sanzionare i coloni che hanno usato violenze nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania. Sul giornale di domani leggerete altri particolari sulla crisi in Medio Oriente che coinvolge anche il Mar Rosso con i raid degli Houthi contro i cargo occidentali e l’Ue che si prepara ad una missione “difensiva”.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
La residenza estiva di Silvio Berlusconi in vendita. Villa Certosa, la dimora estiva di Silvio Berlusconi in Costa Smeralda, sarà messa in vendita per una cifra di 500 milioni di euro. Lo scrive il Financial Times. La proprietà consta di 110 ettari a Porto Rotondo, 68 camere, accesso a mare, piscine, campi da tennis e giardini e ha ospitato in passato George W. Bush, Tony Blair e Vladimir Putin. Secondo una persona vicina alla famiglia, Marina Berlusconi acquisterà Villa Campari sul Lago Maggiore dai fratelli, Barbara vorrebbe rilevare la proprietà di Villa Macherio. Rimarrà invece in famiglia Arcore, che negli ultimi 50 anni era stata la residenza principale del Cav.
Ispezione su Visibilia editore: “Bilancio non corretto”. Il bilancio al 31 dicembre 2022 e relazione semestrale al 30 giugno 2023 “non risultano correttamente” predisposti e “gli assetti organizzativi, contabili e amministrativi appaiono inadeguati”. Sono alcuni passaggi della relazione ispettiva disposta dal Tribunale civile di Milano nella causa promossa da alcuni piccoli soci di Visibilia editore, una delle società del gruppo fondato dalla ministra Santanchè, che ora è in composizione negoziata della crisi. Nella relazione, depositata ieri, è stata messa in dubbio anche la “continuità” aziendale della società da cui la senatrice ha dismesso la carica di presidente nel gennaio 2022.
Processo a Ciro Grillo, udienza sospesa durante il controesame della vittima. Nuova audizione protetta della studentessa che sarebbe stata violentata da Ciro Grillo, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia, la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. L’udienza è stata sospesa più volte per dare la possibilità alla presunta vittima di riprendere fiato, durante la raffica delle domande arrivate dai legali degli imputati.
Caso Salis, Meloni: “Non è un tema di cui parlerò con Orban”. “Il tema di un’eventuale detenzione in Italia va discusso quando sapremo come va il processo. Anche in Ungheria c’è l’autonomia dei giudici. Non è tema di cui parlerò con Orban”, ha detto la premier Meloni a margine del vertice dei leader Ue. Il padre di Salis ha annunciato querelerà Salvini per diffamazione.
Amadeus e Fiorello: il colpaccio di Fazio che fa storcere il naso in Rai. Martedì prossimo inizia Sanremo, ovviamente su Rai Uno. Ma il direttore artistico e conduttore, giunto alla sua quinta edizione consecutiva, insieme col suo mattatore di fiducia sarà domenica sera negli studi di “Che tempo che fa”, su Nove. La loro presenza da Fazio, che pure sarà un’ottima trovata di marketing, non è stata presa bene da tutti in viale Mazzini.
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