Il Fatto di domani. “Mi dimetto, anzi no” e minaccia ricorsi. Ma Meloni lo scarica: il caso Sgarbi verso la conclusione. I trattori italiani tra Sanremo e Roma, in Europa la protesta spaventa la Commissione

Di FQ Extra
5 Febbraio 2024

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SGARBI “BUTTA IN CACIARA” ANCHE LE DIMISSIONI. MELONI COSTRETTA A INTERVENIRE DA TOKYO. Alla fine la premier ha parlato di Vittorio Sgarbi, nonostante avrebbe di gran lunga preferito di no. Ha dovuto farlo nientemeno che dal Giappone, dove si trovava in visita per il passaggio formale di consegne della presidenza del G7, che l’Italia ha assunto dal 1 gennaio. “Credo che la decisione del sottosegretario Sgarbi di dimettersi sia corretta. Aspetto di incontrarlo a Roma per accogliere quelle dimissioni”, ha detto Giorgia Meloni. Molte altre soluzioni non c’erano, visto che lo stesso Sgarbi aveva annunciato venerdì le sue “dimissioni immediate da sottosegretario”. La causa, come abbiamo raccontato, la decisione dell’Agcm sull’incompatibilità tra le sue funzioni governative e quelle di conferenziere a pagamento. Ma la storia non è finita qui. Stamattina Sgarbi ha consegnato al Corriere della sera una lettera indirizzata direttamente alla premier con un messaggio in stile “muoia Sansone con tutti i filistei”. Anche tu hai presentato libri come me, scrive a Meloni: “Però se il governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro), ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo, è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri”. Ce l’ha con il ministro Gennaro Sangiuliano e con il resto del governo. Meloni ha dovuto commentare anche queste parole: “Controlleremo quando ci verrà chiesto, come abbiamo fatto con Sgarbi, però io ho atteso di avere elementi oggettivi, per cui mi auguro che Sgarbi, che ha potuto contare su un governo che attendeva degli elementi oggettivi, oggi non si aspetti che quello stesso governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi”. Fatto sta che Sgarbi non sembra ancora voler rinunciare del tutto: “Sono felice che abbia accolto le mie dimissioni ma io pongo una questione di tipo giuridico: quella della legittimità del ricorso al Tar da dimissionario”. Poi ha aggiunto che si atterrà alle decisioni della premier ma che farà ricorso anche nel caso fosse revocato. Che cos’è esattamente ora Vittorio Sgarbi, dunque? Sottosegretario, ex sottosegretario, sottosegretario “uscente”? Le dimissioni vanno ratificate. Sul Fatto di domani capiremo cosa prevedono le norme (visto che l’etica ormai è di un altro mondo) e che cosa potrà o dovrà accadere ora. Intanto, la mozione delle opposizioni che chiede la revoca delle deleghe è ancora nell’agenda dei lavori della Camera.


LA PROTESTA DEI TRATTORI TRA ROMA E SANREMO. IN EUROPA, LA COMMISSIONE VALUTA LA RETROMARCIA SUL GREEN DEAL. “I trattori? Se vengono a Sanremo li faccio salire sul palco”. Le parole sono di Amadeus, pronunciate nella conferenza stampa di presentazione del 74mo Festival di Sanremo al via da domani. “Trovo giusta e sacrosanta la protesta perché riguarda il diritto al lavoro, ma onestamente nessuno mi ha contattato e io non ho contattato nessuno”, ha detto il conduttore rispondendo a una domanda della nostra Silvia Truzzi. D’accordo su questo punto anche Fiorello. Parole che non devono aver fatto molto piacere al governo. Poco dopo infatti Meloni, sempre da Tokyo, avrebbe affermato che il governo ha fatto il massimo per gli agricoltori, citando la rimodulazione (già annunciata a fine anno) dei fondi Pnrr da 5 a 8 miliardi. Una curiosità: sembra che nella trattativa su Sanremo abbia avuto peso la mediazione di Al Bano, che poi però ha chiarito che non prenderà parte a una eventuale manifestazione per non farsi strumentalizzare. L’ex leader dei Forconi Danilo Calvani ha subito colto la palla al balzo e ha dichiarato che un rappresentante degli agricoltori sarà sul palco dell’Ariston “probabilmente domani”. Intanto alcune delle sigle coinvolte nella protesta dei trattori, tra cui quella di Calvani ma non solo, hanno cominciato a dirigere i loro automezzi verso Roma, dove stanno negoziando le modalità di una manifestazione. Per ora restano alla periferia, fuori dal Raccordo anulare. Sul Fatto di domani parleremo anche del contesto europeo della protesta. Mentre continuano i blocchi in molti Paesi membri (dal Portogallo alla Germania ai Paesi Bassi), la Commissione europea starebbe rivalutando i target sui tagli delle emissioni di gas serra richiesti all’agricoltura per contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici Ue al 2040. In una prima bozza della comunicazione sul clima che sarà presentata domani, infatti, Bruxelles definiva il settore come “un’area centrale” per l’azione climatica, chiedendo un taglio delle emissioni di almeno il 30% al 2040 rispetto ai livelli del 2015. Nell’ultima versione del documento trapelata, invece, la percentuale di riduzione per il comprato agricolo è stata cancellata.


STELLANTIS METTE IN CASSA INTEGRAZIONE OLTRE 2 MILA DIPENDENTI. MAXI FUSIONE SMENTITA. Un mese intero di cassa integrazione a marzo per i 2.260 lavoratori di Mirafiori. Le linee della Maserati e della 500 elettrica non si fermeranno completamente, ma lavoreranno su un solo turno. “Un altro dato ultranegativo della fase che stiamo attraversando. Ci sono tanti segnali che ci fanno tremare i polsi. Il nodo è arrivato al pettine”, ha detto il segretario generale della Fiom torinese. Un brutto colpo che arriva dopo l’ipotesi avanzata di una maxi-fusione per dar vita a un nuovo colosso dell’auto da 7 miliardi di fatturato, con al centro la casa francese Renault. Ipotesi oggi smentita da John Elkann. Il tutto mentre Meloni, da Tokyo, continua a gettare benzina sul fuoco: “Ho letto delle dichiarazioni di Tavares sugli incentivi ma non ho trovato l’intervista. Mi sarebbe sembrato curioso, gli incentivi non possono essere rivolti solo a una azienda e noi abbiamo messo 1mld sugli ecoincentivi. Per questo quello che ho letto mi è sembrato bizzarro”. Sul Fatto di domani vi racconteremo cosa sta succedendo.


MEDIO ORIENTE, NETANYAHU: “INACCETTABILI LE RICHIESTE DI HAMAS PER LIBERARE GLI OSTAGGI”. L’ITALIA E LA MISSIONE ASPIDES NEL MAR ROSSO, I 5S: “SERVONO CHIARIMENTI”. Lo scenario è ormai vasto. La guerra scatenata da Hamas il 7 ottobre, con il massacro di 1.200 israeliani e la cattura di più di 300 ostaggi, ha determinato la reazione dello Stato Ebraico. Nella Striscia i giorni di conflitto sono 122, con più di 27 mila morti dichiarati dai palestinesi e 223 dall’esercito israeliano. Si fa fatica a trovare un punto d’incontro per la tregua. Hamas tergiversa: vuole che Tel Aviv accetti un cessate il fuoco totale, prima di rilasciare i 109 ostaggi che ancora tiene nei tunnel, e restituire 27 corpi. Nella tregua di novembre, Hamas ha ottenuto per ogni ostaggio, tre palestinesi detenuti in Israele. Stavolta, la proporzione sarebbe maggiore, ma su questo punto il premier Netanyahu non vuole cedere: “Non possiamo accettare le loro richieste”. E parlando alle sue truppe, il primo ministro ha dichiarato: “Non c’è nulla che possa sostituire la vittoria totale. Uccideremo la leadership di Hamas”. Gli Stati Uniti vogliono una soluzione definitiva. Oggi il segretario di Stato, Blinken, è stato accolto in Arabia Saudita; Ryad è uno degli attori che può giocare un ruolo anche in una fase post guerra a Gaza. Ma i fronti sono numerosi: l’Iran ha confermato che a marzo terrà esercitazioni navali con Cina e Russia. C’è poi la zona del Mar Rosso, dove le milizie filo Iran – quelle degli Houthi – hanno preso di mira i cargo occidentali. L’Italia, con il ministro Tajani e la premier Meloni, hanno rivendicato la missione Aspides. Sul giornale di domani troverete altri particolari; i parlamentari 5 Stelle chiedono chiarezza, ricordando che il Parlamento deve votare entro il 19 febbraio: “Le minacciose dichiarazioni del leader Houthi rivolte all’Italia – scrivono gli esponenti 5S – dimostrano l’urgenza di chiarire ufficialmente e senza ambiguità la natura solo difensiva della missione”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ucraina, “i soldi dell’Ue potrebbero non bastare”. Lo scrive oggi nella sua newsletter il magazine Politico. Lo sforzo compiuto dai 27 per sostenere l’Ucraina dopo due anni di guerra con la Russia, potrebbe non bastare: “Il ministero delle Finanze ucraino ha dichiarato che avrà bisogno di 34,45 miliardi di euro di contributi esterni fino al 2024. Ma i 50 miliardi di euro di aiuti europei, distribuiti in quattro anni, non bastano”. Sul campo prosegue lo stallo militare: i due eserciti si scambiano colpi di artiglieria e raid con i droni, in mezzo ai quali ci vanno di mezzo i civili dall’una e dall’altra parte. L’unico punto del fronte dove si combatte è Adivka; Mosca vanta il successo dell’avanzata, anche se al prezzo di migliaia di perdite. A Kiev, il presidente Zelensky si prepara al reimpasto dei generali.

Salis, il padre incontra Nordio: “Resterà molto tempo in carcere”. Il padre dell’insegnante in carcere da quasi un anno in Ungheria ha incontrato oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo aver visto in mattinata quello degli Esteri Antonio Tajani. Uscendo dall’incontro con il Guardasigilli, Roberto Salis ha dichiarato: “È andata molto peggio di quanto ci aspettavamo. Non vediamo nessuna azione che possa migliorare la situazione, siamo stati completamente lasciati soli, abbiamo chiesto due cose che ci sono state negate. Mia figlia resterà molto, penso, in carcere”.

Suicida nel Cpr di Ponte Galeria, aperta indagine. 14 arresti per i disordini. La Procura di Roma ha avviato una indagine per istigazione al suicidio in relazione alla morte di un cittadino della Guinea che sabato si è impiccato all’interno del Centro di permanenza di Ponte Galeria, a Roma, lasciando un messaggio. Stamattiana sono state arrestate 14 persone per gli scontri scoppiati ieri in conseguenza dell’accaduto.


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Il Piano Mattei: progetti vaghi, vecchi o scritti da Eni & C. Una presa in giro

di Virginia della Sala e Marco Palombi

Una nuova attenzione, “strategica” addirittura, per l’Africa è di certo un fatto positivo per la politica italiana e di questo va dato atto a Giorgia Meloni. I complimenti per la premier devono, purtroppo, fermarsi qui. Il cosiddetto Piano Mattei per l’Africa, annunciato a ottobre 2022 e che ha visto la luce una settimana fa a Palazzo Madama con spreco di leader africani e vertici Ue, non ha nulla di strategico, se non forse la buona volontà della dilettantesca destra di governo: risorse esigue (5,5 miliardi in tutto), progetti vecchi, spesso già in essere, di corto respiro e con una evidente torsione verso i desiderata delle grandi partecipate, in particolare quelle dell’energia.

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