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I TRATTORI: “DOMANI SERA A SANREMO”. GLI AGRICOLTORI PUNTANO SUL FESTIVAL (E NON SUI PALAZZI DEL POTERE), MA LA RAI SMENTISCE CONTATTI. I trattori europei marciano sui palazzi delle istituzioni, quelli italiani su Sanremo (e litigano pure). Una parte del movimento degli agricoltori nazionale continua a fare pressione sulla Rai e sull’organizzazione del Festival per essere accolto sul palco della rassegna canora. La sigla Riscatto Agricolo ha fatto sapere che una delegazione di giovani agricoltori con 15 trattori partirà questa sera alle 20 dal presidio di Melegnano (Milano) e raggiungerà domattina Sanremo, per andare in onda domani sera. Dicono di aver parlato direttamente con Amadeus in persona. La sigla è del resto meno politicamente problematica di quella messa su dall’ex Forcone Danilo Calvani, il comitato degli agricoltori traditi. Che il Festival trovi spazio per le parole degli agricoltori, comunque, è ancora tutt’altro che sicuro, come abbiamo scritto sul Fatto di oggi. “Stanno arrivando all’organizzazione del festival decine di mail da agricoltori singoli, o da piccoli gruppi. Non sappiamo con chi parlare, non c’è un interlocutore preciso con cui entrare in contatto”, si lamentava in mattinata il direttore dell’ufficio stampa Rai Fabrizio Casinelli. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi su questa trattativa politica, per cui ne va dell’immagine del governo e della Rai. Sul governo pesa anche un altro macigno: in serata Matteo Salvini si è detto stupito dell’accordo tra Rai, Rai Pubblicità e Trenitalia “per la promozione del Festival di Sanremo e del servizio ferroviario Frecciarossa”. Un accordo “che ha totalmente bypassato il ministero nonostante le implicazioni sulla circolazione ferroviaria e il diverso trattamento rispetto ad altri viaggiatori”. Tornando ai trattori, resta nel vago anche la data dell’annunciata manifestazione a Roma. Domani è stata annullata un’udienza del processo per la morte di Fabrizio Piscitelli (alias Diabolik) nell’aula bunker di Rebibbia per timore di disagi stradali, ma Calvani ha annunciato che domani si “riempiranno i presidi intorno alla Capitale” mentre per la manifestazione dentro la città “non sappiamo il giorno esatto, ma presumibilmente nella seconda metà della prossima settimana” e si parla di Circo Massimo. La premier Meloni ha annunciato di aver liberato 3 miliardi per le aziende agricole con la rinegoziazione del Pnrr. Sarà vero? Sul giornale di domani torneremo sulla battaglia politica interna alla destra per cavalcare la testa del movimento. In Spagna la protesta oggi è entrata a Barcellona, che peraltro è in piena crisi idrica a causa di una siccità senza precedenti dovuta al cambiamento climatico.
RAI, AIUTI MILITARI E ABUSO D’UFFICIO, LE STRADE DI M5S E PD SEMPRE PIÙ DIVISE. Il governo si dà da fare per gestire le proteste, e l’opposizione che fa? Il Partito democratico oggi puntava sul sit-in contro la lottizzazione della Rai da parte della destra (dimenticando di aver partecipato alle lottizzazioni del passato). L’approccio alla critica della Rai è una delle questioni che dividono i dem dal M5S. Gli altri due sono emersi in Parlamento, dove il partito di Elly Schlein ha votato contro l’emendamento proposto dal senatore Roberto Scarpinato sull’abuso d’ufficio, che sostanzialmente chiedeva di evitare la cancellazione del reato, come vuole invece la maggioranza. La votazione si è fatta con voto segreto, secondo la Lega a chiederlo sarebbe stato il Pd, che però poi ha smentito: “Il Pd non ha mai chiesto alcun voto segreto sugli emendamenti al ddl Nordio. La polemica sull’emendamento 1.6 al ddl Nordio del senatore M5s Roberto Scarpinato è una grande sciocchezza. Abbiamo votato no a quell’emendamento perchè c’era il parere contrario del Partito democratico”, ha dichiarato Francesco Boccia, che poi sostiene che il suo partito sia “compatto contro il ddl Nordio” e che “continuare a tirar fuori questa vicenda dei sindaci è davvero strumentale”. È noto però che nei dem è soprattutto la corrente di sindaci e amministratori locali che spinge perché il partito si allinei con la destra (e con i centristi di Italia Viva, Renzi oggi ha fatto uno show in Senato rivendicando di farsi “portavoce dei sindaci italiani”) per sostenere la cancellazione o pesante indebolimento del reato. Il terzo elemento di frattura, si sa, è la posizione sui pacchetti di aiuti militari a Kiev. Domani i partiti saranno chiamati a votarne un altro, e com’è noto il Pd è favorevole mentre il M5S chiede di ribaltare la strategia e dare priorità alla soluzione diplomatica. Sul Fatto di domani approfondiremo queste fratture.
TREGUA A GAZA, ISRAELE NON ACCETTA IL PIANO DI HAMAS. IL PREMIER NETANYAHU: “ARRENDERSI ALLE SUE RICHIESTE PORTEREBBE AL DISASTRO”. Molte delle richieste di Hamas sono inaccettabili. È questa la posizione di Israele, secondo diversi media tra cui la Cnn, il Canale 13 e Ynet, dopo aver ascoltato alcune fonti dello Stato ebraico in merito alla controproposta – rispetto a quella presentata da Egitto e Qatar – dei fondamentalisti islamici sulla tregua e il rilascio degli ostaggi, che Hamas e la Jihad hanno preso durante il massacro del 7 ottobre, con 1.200 morti e più di 300 prigionieri. Del resto, lo stesso premier Netanyahu ha tenuto alle 18.30 una conferenza stampa dove ha dichiarato: “Siamo vicini alla vittoria totale, e arrendersi alle richieste di Hamas porterebbe al disastro. Se ci arrendiamo ad Hamas non solo non arriveremo al rilascio degli ostaggi, ma ad un secondo massacro. A Blinken ho detto che dobbiamo smilitarizzare completamente Gaza”. Il primo ministro ha anche annunciato l’operazione militare su Rafah. Hamas, secondo il documento visionato da Reuters, ha proposto 135 giorni di pausa nei combattimenti in tre fasi, dunque 45 giorni ciascuna. La prima fase prevede la liberazione di ostaggi tra donne, anziani, malati e uomini sotto i 19 anni in cambio di donne e minori palestinesi detenuti; la seconda fase, lo scambio degli altri adulti prigionieri ancora in cambio di detenuti, e il ritiro dei soldati israeliani da Gaza; la terza, la restituzione dei corpi degli ostaggi senza vita, che secondo Israele sono 32. Hamas chiede anche aiuti e l’avvio della ricostruzione della Striscia. Secondo un calcolo, le scarcerazioni richieste dai fondamentalisti riguardano dai 3.000 ai 5.000 detenuti, proprio perchè oltre ai 1.500 in cambio degli ostaggi, si chiede il rilascio di “tutti i prigionieri palestinesi in Israele che sono più giovani di 19 anni o più anziani di 50 anni, così come di quelli malati”. Sul Fatto di domani leggerete maggiori particolari su questa fase di crisi del Medio Oriente.
UCRAINA, ZELENSKY MANDA VIA IL COMANDANTE DELL’ESERCITO CHE GLI FA OMBRA, MENTRE I RUSSI BOMBARDANO LA CAPITALE. Sono trascorsi due anni dall’inizio della guerra in Ucraina, con l’invasione delle truppe russe, e non si intravedono vie d’uscita. Kiev è in difficoltà, e Mosca ne approfitta tornando a colpire anche la capitale: quattro morti e 38 feriti il bilancio dell’attacco missilistico sferrato nelle scorse ore. Ma l’Ucraina vive anche una tensione interna tra il presidente Zelensky e il comandante in capo delle forze armate, Valery Zaluzhny. Molto amato dai soldati, Zaluzhny rischia di essere mandato via, per diversi motivi. “Sebbene non abbia mai rivelato alcuna ambizione politica – scriveva qualche giorno fa il Washington Post riferendosi al generale – la sua popolarità in Ucraina rivaleggia con quella di Zelensky. Gli analisti hanno affermato che se in futuro scegliesse di candidarsi alla presidenza, rappresenterebbe la sfida più grande per Zelensky”. Sotto legge marziale, le elezioni non possono tenersi e lo stesso presidente si è dichiarato contrario. La crisi tra i due è aumentata dopo che l’alto ufficiale in una intervista all’Economist ha dichiarato che la guerra era in una “fase di stallo” e che “molto probabilmente non ci sarà alcuna svolta profonda e bella” per l’Ucraina in prima linea, come invece era accaduto nelle controffensive riuscite dell’anno scorso. Sul Fatto di domani leggerete un focus sulla guerra nell’Est, con una intervista al generale Biagio Di Grazia e un reportage da Kiev.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Sanremo, al via la seconda serata. Altissimi gli ascolti ieri per il debutto: 65,1% di share con 10.561.000 telespettatori. Ad affiancare Amadeus sul palco sarà Giorgia, che celebra con l’occasione i 30 anni di “E poi”. Si esibiranno 15 dei 30 artisti in gara. Tra gli ospiti John Travolta e il pianista Giovanni Allevi, che torna in video dopo la malattia che lo ha colpito due anni fa.
Il figlio di Liliana Segre: “Quereliamo Elena Basile”. L’ambasciatrice si scusa. L’ex funzionaria del ministero degli Esteri aveva criticato la sopravvissuta dell’Olocausto, pensando avesse taciuto sui bambini di Gaza e paragonandola “ai nazisti” per il suo presunto silenzio. Oggi il figlio di Segre, l’avvocato Luciano Belli Paci, ha annunciato l’azione legale per diffamazione. Nel pomeriggio la lettera di scuse dell’ambasciatrice: “Mi allarma avere ferito con un paragone inappropriato, la senatrice per la quale ho sempre avuto stima per la sua opera di testimonianza dell’ esperienza atroce che ha vissuto. Sarei sconvolta al pensiero di averle arrecato dolore. Mi sono guardata le sue interviste che non conoscevo e le sue parole umane mi hanno commosso”.
Addio a Maria Fida Moro, primogenita dell’ex presidente del Consiglio. L’ex senatrice è morta a 77 anni dopo una lunga malattia. La sua carriera politica è stata variegata: eletta con la Dc pugliese a Palazzo Madama dall’87 al ’92, era passata da Rifondazione Comunista al Movimento Sociale. L’annuncio della sua morte è stato dato dal figlio Luca, il nipote che Moro salutò per l’ultima volta poco prima di venire rapito dalle Br.
Caccia libera, pronta la procedura d’infrazione contro l’Italia. La Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora al nostro Paese per il mancato rispetto della Direttiva Uccelli – che si pone l’obiettivo di tutelare le specie in estinzione e i migratori – e del Regolamento REACH, che ha introdotto alcuni limiti sull’uso del piombo nelle munizioni. Lo scorso settembre alcune associazioni ambientaliste avevano denunciato le nuove norme volute da Lega e Fratelli d’Italia.
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