Il Fatto di domani. Gaza, offensiva israeliana su Rafah: 67 morti e 2 ostaggi liberati. “Stop genocidio”: le parole di Ghali a Sanremo risvegliano artisti e opposizione

Di FQ Extra
12 Febbraio 2024

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GAZA, ISRAELE LIBERA DUE OSTAGGI. LONDRA CONTRO L’OPERAZIONE A RAFAH. LA NBC: “PER BIDEN NETANYAHU È UNO STRONZO”. Sono trascorsi 129 giorni di guerra, in seguito al massacro del 7 ottobre firmato da Hamas, con 1.200 morti e più di 300 ostaggi. Due di loro sono stati salvati dallo Stato ebraico con una operazione a Rafah. Nelle stesse ore c’è stato anche un bombardamento: 100 le vittime secondo Hamas, 67 per Tel Aviv. Il quotidiano Haaretz descrive il salvataggio degli ostaggi come “un’importante vittoria morale ed un successo operativo”, ma ribadisce che solo un accordo con Hamas può portare alla liberazione di tutti i prigionieri. L’organizzazione terroristica in serata ha fatto sapere che altri tre ostaggi sarebbero stati uccisi durante i raid israeliani. Ma nulla distoglie il primo ministro Netanyahu, secondo il quale l’esercito deve condurre attacchi a Rafah, nella città dove si trovano, oltre a quattro battaglioni di Hamas, quasi un milione e mezzo di palestinesi. Il Regno Unito oggi ha ribadito la sua contrarietà, con il ministro degli Esteri, Cameron, che si è detto “molto preoccupato” per la situazione dei civili che “non hanno più dove andare”. Il governo britannico sulla scia di quanto fatto dagli Stati Uniti, ha imposto sanzioni a quattro israeliani indicati come leader “estremisti” del movimento dei coloni in Cisgiordania, per violenze contro i civili. L’emittente Nbc conferma i rapporti tesi tra il presidente Biden e il premier Netanyahu; il capo della Casa Bianca si sarebbe lasciato andare ad insulti verso il primo ministro israeliano che non ha accolto nessuno suggerimento su come condurre la campagna contro Hamas. Washington smentisce. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla crisi a Gaza, tra cui lo scontro tra Nazioni Unite e Stato ebraico: a Francesca Albanese, relatrice speciale per le violazioni dei diritti umani dei palestinesi, Israele le ha vietato l’ingresso in base ai suoi commenti sulla strage del 7 ottobre, giudicati antisemiti; la funzionaria ha detto che entrerà ugualmente a Gaza.


“STOP AL GENOCIDIO”, LA POLEMICA SULLE PAROLE DI GHALI RISVEGLIA LE COSCIENZE DELL’OPPOSIZIONE. Sanremo non finisce mai, abbiamo titolato sul Fatto di oggi. Lo strascico polemico sulla kermesse canora appena conclusa stavolta non riguarda il televoto o il profilo di Geolier, ma la politica internazionale. Si tratta degli interventi di due artisti, Dargen D’Amico e Ghali, che dal palco di Sanremo avevano chiesto il cessate il fuoco a Gaza, e si concentra in particolare sulle dichiarazioni del secondo, il rapper del quartiere popolare di Baggio a Milano che la sera della finale ha detto tre parole: “Stop al genocidio”. Ghali si è attirato subito le critiche dell’ambasciatore d’Israele in Italia, Alon Bar, secondo cui così Sanremo avrebbe diffuso “odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Il musicista ha replicato a Domenica In, ma a quel punto è scesa in campo la dirigenza Rai. È stato chiesto a Mara Venier, conduttrice del varietà della domenica post-sanremese, di leggere a conclusione del programma una dichiarazione dell’amministratore delegato di Viale Mazzini Roberto Sergio, con la solidarietà al popolo israeliano e il ricordo delle vittime del 7 ottobre e degli ostaggi. Un comunicato che, forse pensando di riequilibrare il discorso, non cita per nulla le vittime civili tra i palestinesi ed è apparso per questo parziale. Così il tema è diventato politico, con il Pd e il M5S a insorgere contro la Rai (escluso l’ex segretario Ds Piero Fassino, che invece ha attaccato Ghali). Una nota dei componenti Pd in commissione di Vigilanza parla di “libertà di espressione sacrosanta e da rispettare e sottolinea la brutta pagina della Rai con l’ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono”. Andrea Orlando ha parlato di “ottusità censoria”, Barbara Floridia del 5S ha ribadito che la libertà di espressione degli artisti va sempre tutelata. La destra invece difende la scelta della Rai. A Domenica In ieri Dargen D’Amico è stato interrotto mentre parlava di immigrazione criticando l’idea che i costi di accoglienza siano più alti dei benefici. Forse spinto dall’onda della critica, il Pd ha presentato una mozione per il cessate il fuoco a Gaza, prima firmataria la segretaria Elly Schlein. Sarà discussa mercoledì in Parlamento, a più di 4 mesi dall’inizio della guerra. Sul Fatto di domani vedremo come il Partito democratico è arrivato a questa decisione, tra dissensi d’area e spaccature. Poi parleremo anche degli altri artisti che hanno preso posizione sul conflitto, da Gabriele Muccino ad Anna Foglietta.


LOLLOBRIGIDA PROMETTE AIUTI AGLI AGRICOLTORI, IL RESTO DEL GOVERNO FRENA (NONOSTANTE SALVINI). I trattori, un’altra polemica che ha tenuto banco durante Sanremo. Chiuso il siparietto del comunicato letto da Amadeus sul palco dell’Ariston, gli agricoltori continuano a protestare sul territorio. Il ministro Francesco Lollobrigida ha convocato (per la seconda volta) i rappresentanti di Riscatto Agricolo. Un vertice definito da questi ultimi “molto positivo”. L’invito di oggi conferma che l’organizzazione è considerata dagli interlocutori istituzionali più rappresentativa e affidabile di quella dell’ex forcone Danilo Calvani (CRA Agricoltori Traditi). Riscatto Agricolo ha annunciato che non parteciperà alla manifestazione convocata da Calvani giovedì a Roma, a cui ha aderito anche il gruppuscolo di estrema destra guidato da Giuliano Castellino, ex di Forza Nuova condannato con Roberto Fiore in primo grado per l’assalto alla sede della Cgil nel 2021. A Lollobrigida i rappresentanti di Riscatto Agricolo hanno portato una lista di 12 punti, che vanno dalla richiesta di un tavolo permanente con il governo a un sistema di controllo dei prezzi per evitare il dumping, dagli incentivi sui carburanti alla revisione della politica europea agricola e del Green new deal. Quanto all’Irpef, Lollobrigida ha promesso che sta lavorando con il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti a “un’ulteriore proposta che garantisca nel modo più rilevante possibile gli imprenditori agricoli”. Ma i suoi colleghi di maggioranza spengono gli entusiasmi: Antonio Tajani (FI) ha riconosciuto che non si potrà fare molto per alzare la soglia massima per rientrare nell’esenzione, fissata a 10 mila euro. Ma come vedremo sul Fatto di domani questo non è un argomento che la destra può risolvere in maniera spiccia, perché gli imprenditori agricoli sono una base elettorale e la Lega sta puntando su di loro per dare fastidio a Fratelli d’Italia. Il partito di Matteo Salvini oggi ha convocato una riunione politica sul tema, dove ha fatto proprie alcune richieste dei trattori, continuando a forzare la mano nella maggioranza.


EREDITÀ AGNELLI, IL NODO DELLA RESIDENZA DI DONNA MARELLA ALLA BASE DELL’INCHIESTA. Cosa resta della Fiat, ci siamo chiesti nell’inserto economico del Fatto di oggi, con Ettore Boffano che ha tracciato una panoramica della dismissione degli stabilimenti dell’ex colosso automobilistico italiano e la corsa alla finanziarizzazione da parte degli eredi di Gianni Agnelli. E cosa resterà degli Elkann, verrebbe da chiedersi dopo aver letto le carte dell’inchiesta sull’eredità di Marella Agnelli, come stiamo facendo da qualche giorno. Se l’esposto di Margherita Agnelli fosse verificato dalle indagini, infatti, John Elkann rischia di perdere la legittimità del ruolo che suo nonno gli aveva assegnato: la guida dei tesori di famiglia, Exor. Tutto dipende da quello che gli inquirenti capiranno sull’effettiva residenza in Svizzera di donna Marella (elemento contestato da Margherita Agnelli). E poi c’è l’indagine avviata dalla Procura di Torino sull’ipotesi di redditi occultati al Fisco attraverso le solite scatole cinesi dei paradisi fiscali. Sul Fatto di domani leggerete un nuovo capitolo di questa inchiesta, che non troverete sui giornali di proprietà degli Elkann, ossia su Repubblica e le altre testate del gruppo Gedi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Strage di Altavilla Milicia, la pista dell’esorcismo. Sono accusati di omicidio e soppressione di cadavere Giovanni Barreca, Sabrina Fina e Massimo Carandente, le tre persone fermate ieri sera per la strage di Altavilla Milicia, nel palermitano. Il primo dei tre era il marito e padre delle vittime: Antonella Salomone, Kevin ed Emanuel, 16 e 5 anni. A mettere gli inquirenti sulla pista del satanismo è stata l’altra figlia, 17enne, sopravvissuta al massacro. L’ipotesi è che sarebbero stati i due palermitani a istigare Barreca a uccidere i familiari per liberare la casa da presenze demoniache e poi a partecipare materialmente ai delitti.

Usa, Austin in terapia intensiva. Il segretario americano alla Difesa è stato nuovamente ricoverato in ospedale domenica a causa di sintomi che indicavano un “problema emergente alla vescica”. Le sue funzioni e i suoi compiti sono stati trasferiti alla sua vice, Kathleen Hicks.

La visita di Milei a Roma, oggi da Mattarella e Meloni. Dopo il papa ieri, il neo-eletto presidente argentino Javier Milei ha incontrato il presidente della Repubblica e poi è stato ricevuto a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni.


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Bitcoin, la nuova arma geopolitica di Pechino in Africa

di Nicola Borzi

Anche le criptovalute rientrano tra gli strumenti di pressione a disposizione della diplomazia di Pechino per favorire l’espansione degli interessi cinesi in Africa, nonostante proprio l’estrazione di bitcoin stia mettendo a repentaglio l’accesso all’elettricità in uno dei Paesi più poveri del mondo. I “minatori” di bitcoin dalla Cina si stanno riversando in Etiopia, racconta il quotidiano di Hong Kong pubblicato in inglese South China Morning Post. A favorire la loro migrazione sono due fattori: l’energia a basso costo e il clima ideale. Il tutto nonostante il bando all’utilizzo delle criptovalute deciso sia da Pechino che da Addis Abeba.

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