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GUERRA ISRAELE-HAMAS, SI TRATTA AL CAIRO PER 6 SETTIMANE DI TREGUA. GLI USA: “TROPPI CIVILI UCCISI A GAZA”. E INDAGANO SU POSSIBILI CRIMINI. In Egitto ci sono i rappresentanti della Cia, del Mossad, del Qatar e naturalmente, dell’intelligence del Cairo; si discute, e si sarebbero “fatti progressi” secondo Times of Israel, verso un accordo per una tregua di sei settimane e la liberazione degli ostaggi a Gaza. La scorsa settimana, il primo ministro Netanyahu aveva giudicato “irricevibili” le condizioni di Hamas per liberare i 134 ostaggi che tiene nei tunnel di Gaza; un bottino personale raccolto durante il massacro del 7 ottobre, quando i fondamentalisti uccisero più di 1.200 persone. Secondo un funzionario egiziano, si procede alla stesura di una bozza finale per un cessate il fuoco temporaneo, con la garanzia di ulteriori negoziati per una tregua permanente. Anche il quotidiano Haaretz ha confermato la riunione al Cairo, indicando che una delegazione di Hamas dovrebbe incontrare gli 007 egiziani, e sarebbe guidata da Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo dell’ala militare degli estremisti islamici. Nel frattempo la battaglia prosegue, a Rafah lo Stato ebraico insiste: vuole procedere con l’operazione militare, in un territorio dove sono ammassati un milione e mezzo di civili, perché in mezzo a loro si mimetizzano quattro battaglioni di Hamas. Gli Usa però confermano di essere contrari: “Troppi civili sono stati uccisi nel conflitto a Gaza” ha detto John Kirby, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa. “Siamo stati molto chiari su questo punto con Israele, e stiamo lavorando per ridurre il numero delle vittime civili”. Inoltre, secondo l’Huffington Post, il Dipartimento indaga su possibili crimini di guerra commessi da Israele. Proseguono gli scontri anche in Cisgiordania e al confine con il Libano, con la milizia di Hezbollah. Sul piano politico, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, anche la Francia annuncia l’adozione di sanzioni nei confronti di 28 esponenti dei coloni israeliani estremisti “che si sono resi colpevoli di violenze contro i civili palestinesi in Cisgiordania”. Sul Fatto di domani leggerete altre notizie sul conflitto e una pagina del diario da Rafah.
CASO GHALI, REPUBBLICA FA USCIRE L’INTERVISTA CENSURATA, MA GLI CHIEDE DI INTERVENIRE SUL 7 OTTOBRE. PASSA ALLA CAMERA LA MOZIONE PER IL CESSATE IL FUOCO. Dopo la prima pagina del Fatto di oggi, in cui abbiamo rivelato che Repubblica ha ritirato all’ultimo momento dalle sue pagine un’intervista al rapper Ghali programmata per sabato, dopo le polemiche sulla solidarietà espressa dall’artista con i palestinesi (e ancora non aveva detto “stop al genocidio”, cosa che avrebbe fatto sabato sera, giorno della finale), quell’intervista è stata pubblicata sul sito del giornale diretto da Maurizio Molinari. Con una nota che dice: “In merito a quanto pubblicato dal Fatto Quotidiano, la direzione di Repubblica precisa che non è stata mai fatta alcuna censura contro il cantante Ghali, gli è stato invece chiesto di rispondere a una domanda sulle polemiche seguite al suo primo intervento a Sanremo in merito al mancato riferimento al 7 ottobre e lui ha scelto di non farlo. Pubblichiamo sul nostro sito l’intervista in questione che aspetta la sua risposta su questo tema perché il dialogo fra prospettive diverse arricchisce tutti”. Il titolo della conversazione è: “Serve un fronte comune contro ogni forma di violenza. Assurdo che mentre noi qui cantiamo, ci siano bambini che muoiono”. La toppa appare peggio del buco: per smentire una censura si conferma di non aver pubblicato l’intervista perché non si parlava di 7 ottobre, e a bolla scoppiata si pubblica comunque il testo già pronto, ammettendo dunque di averlo ritirato. L’ambasciatore di Israele Bar ha detto di aver apprezzato la nota dell’ad Rai Sergio fatta leggere a Domenica In (“È stato un fatto importante. Apprezzo quando ricevo solidarietà e spero di riceverne sempre di più”). Un sit-in organizzato da studenti di sinistra sotto la sede Rai di Napoli, per protesta contro la censura, è stato manganellato. Altri presidi sono in programma. Nel frattempo, in Parlamento si è dibattuto della mozione presentata dal Pd per il cessate il fuoco a Gaza e l’organizzazione di una conferenza internazionale di pace. È stata approvata parzialmente grazie all’astensione della maggioranza di governo sulla sezione che propone di “sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza”. Sul Fatto di domani parleremo di queste vicende e di Medio Oriente con Edith Bruck ed Emir Kusturica.
GIUSTIZIA E IMPUNITÀ, APPROVATO AL SENATO IL DDL NORDIO. SCHIAFFO DELLA CORTE DEI CONTI AL GOVERNO: “NO ALLA PROROGA DELLO SCUDO ERARIALE”. Lo scudo per l’impunità dei colletti bianchi è quasi pronto. Dopo il voto sugli emendamenti, il Senato ha licenziato il testo del ddl Nordio, in attesa del Sì anche a Montecitorio. Le destre puntano a depotenziare la lotta ai crimini contro la pubblica amministrazione. Il menù della riforma è vasto: abolizione dell’abuso d’ufficio e un ammorbidimento del traffico di influenze; banditi dai verbali d’intercettazione i nomi di chi è fuori dalle indagini; interrogatorio dell’indagato prima delle reclusione in carcere o ai domiciliari; niente appello per la pubblica accusa in caso di assoluzione per un ampio catalogo di reati. Ce n’è abbastanza per far esultare corrotti e corruttori. Ma la maggioranza ha già in programma il bis, in serata o al massimo domani, con l’approvazione dell’emendamento Costa alla legge di delegazione europea per vietare la pubblicazione delle ordinanze di arresto. Un bavaglio ai giornalisti, in questo caso, che non tocca le indagini dei magistrati. Molte toghe, tuttavia, sono preoccupate. Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Corte dei conti oggi si è schierata contro la proroga dello scudo erariale, sostenuta da FdI con un emendamento al decreto milleproroghe. Lo scudo era nato durante la pandemia, per sveltire le procedure allentando i controlli sulla spesa pubblica. Poi è stato prorogato per accelerare la corsa del Pnrr contro la cosiddetta “paura della firma” da parte dei sindaci. Ora il rischio è di “rendere sistemica” – cioè eterna – una misura di emergenza. È il timore espresso da Pio Silvestri, procuratore generale della Corte dei Conti. Per dare la misura dell’allarme, Silvestri ha illustrato le condotte illecite emerse durante i controlli sulle opere del Pnrr. I danni per la collettività ammontano a circa 1,8 miliardi, per ora. Ma “saranno di importo notevolmente maggiore”, ha ammonito Silvestri. Sul Fatto di domani faremo il punto sullo stato della giustizia e vi racconteremo l’ultima sortita di Matteo Renzi sul sequestro delle sue chat per l’inchiesta sulla fondazione Open.
EX-ILVA, 7 GIORNI PER EVITARE UN DESTINO GIÀ SCRITTO. MORSELLI AL SENATO RIDIMENSIONA I DEBITI. SINDACATI CONVOCATI LUNEDÌ. Una settimana ancora per evitare l’amministrazione straordinaria dell’impianto siderurgico. Questo hanno stabilito i due soci, Invitalia (agenzia dallo Stato) e ArcelorMittal ieri, in un nuovo scambio di vedute attraverso i legali. Il destino dell’impianto verso il commissariamento, però, sembra sempre più probabile. Lo ha detto anche l’amministratrice delegata Lucia Morselli, che oggi è stata ascoltata in audizione alla commissione Industria del Senato. Morselli ha affermato che il decreto del governo Meloni “ha l’obiettivo di cancellare tutte le possibilità intermedie di gestione della crisi dando, se scelto, la possibilità di usarne uno solo, che è quello dell’amministrazione straordinaria”. Poi ha sostenuto che il debito reale dell’ex-Ilva sarebbe più basso di quanto calcolato, cioè non 3,1 miliardi ma poco meno di 700 milioni, perché il resto starebbero debiti del gruppo, e comunque solo il 18% delle cedole da pagare sarebbe scaduto. Resta il fatto che all’azienda non sono arrivati i 320 milioni di investimento previsti dal piano sottoscritto nel 2023. E a Taranto continuano le proteste: oggi degli imprenditori dell’indotto, che hanno fatture non pagate da mesi, mentre i sindacati dei metalmeccanici sono stati convocati nuovamente dal governo lunedì prossimo (19 febbraio). Avevano minacciato di “autoconvocarsi”, cioè di andare a manifestare sotto Palazzo Chigi. Si è parlato di Taranto e Ilva stamattina anche in Parlamento, in occasione della proiezione in Senato del film di Michele Riondino Palazzina Laf. C’erano Giuseppe Conte e la segretaria Elly Schlein (per una parte). Il regista si è detto deluso dalla politica sia di opposizione che di governo: “Sono stato sedotto e abbandonato dal Movimento 5 stelle, deluso dal Pd con i diversi decreti salva Ilva, dal governo di destra: a Taranto si muore di lavoro, non si vive di lavoro”. È intervenuto anche il cantautore tarantino Diodato, reduce da Sanremo: “Da cittadino mi sento abbandonato dalle istituzioni e non vedere nessuno del governo qui conferma la mia disillusione”, ha detto.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Attanasio, nessuna verità sulla morte. Il giudice per l’udienza preliminare di Roma ha disposto il non luogo a procedere per i due dipendenti del Programma alimentare mondiale, agenzia dell’Onu, coinvolti nell’indagine della Procura legata alla morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo. Il gup ha accolto il rilievo della Farnesina sulla consuetudine di riconoscere l’immunità diplomatica ai funzionari. La procura ricorrerà in appello.
Il ministro Guido Crosetto ricoverato d’urgenza nella notte. “Sospetta pericardite”, è la diagnosi dell’ospedale San Carlo di Nancy. Il ministro della Difesa, 60 anni, si è recato al pronto soccorso la scorsa notte, per via di “un dolore perdurante da ieri mattina”. Secondo l’ospedale Crosetto è in buone condizioni e “verrà sottoposto a ulteriori esami per accertare le cause del malore”
Trattori, perché la mediazione del governo è inutile. Il costo dell’intervento sull’Irpef a favore degli agricoltori (misura usata dal governo per placare le proteste dei trattori) secondo il sottosegretario all’economia Federico Freni, sarà “tra i 180 e 190 milioni di euro”. Sul Fatto di domani vedremo che il raggio d’azione della norma però è molto limitato.
Guerra Russia-Ucraina. Gli Stati Uniti approvano 60 miliardi di dollari in aiuti a Kiev. Il Senato americano ha approvato, nonostante l’opposizione dei repubblicani più vicini a Trump, il pacchetto da 95 miliardi di dollari di aiuti per gli alleati: 60 sono per l’Ucraina, il resto per Israele e Taiwan. Le pressioni di Trump potrebbero avere successo alla Camera, a maggioranza repubblicana. Intanto la Russia ha inserito la premier dell’Estonia, Kaja Kallas, nella lista dei ricercati per “azioni ostili contro la Russia e contro la sua memoria storica”. Il provvedimento sarebbe legato al fatto che l’Estonia, come altri Paesi baltici, ha abbattuto statue che ricordavano il sacrificio russo contro i nazisti durante la seconda guerra mondiale, in polemica con l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.
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Greenpeace: “La missione militare nel Mar Rosso serve a difendere gas e petrolio”
di Elisabetta Ambrosi
“La missione militare europea a protezione della libertà di navigazione nel Mar Rosso è l’ennesimo intervento armato del nostro paese a tutela delle fonti fossili. La crisi in corso rivela il fallimento delle politiche di diversificazione del governo italiano sull’onda della guerra in Ucraina, che hanno continuato a puntare sul gas anziché sulle rinnovabili”. Che quella nel Mar Rosso sia una operazione a difesa del gas e petrolio è del tutto evidente per Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. D’altronde, spiega sempre la ong, non è un caso che “secondo FederPetroli, circa il 27% dell’import italiano di greggio e il 34% del GNL (gas naturale liquefatto) transitano dall’area interessata al conflitto”.
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