L’intervista

Impresentabili in lista, Colosimo: “Segnaleremo anche parentele coi mafiosi. E intercettare serve”

La presidente della commissione Antimafia - “Cambio il codice su impresentabili in lista. Dell’Utri? Approfondiremo Io il bavaglio non l’ho votato”

15 Febbraio 2024

Presidente Colosimo, ha elencato gli “impresentabili” in Sardegna. Ci sono persone con imputazioni che vanno dalla corruzione all’eversione. Anche nella vostra coalizione.

Sono molto contenta che la collaborazione con la Direzione nazionale antimafia ci abbia portato a non fare questi nomi a poche ore dal voto, come spesso è successo: così la scelta durante le elezioni è davvero consapevole. Poi, per alcuni reati mi verrebbe da dire “non conoscono rossore”: dovremmo passare al controllo preventivo, cioè costringere i partiti a prendersi la responsabilità delle candidature. Ovvero chiedere prima il parere alla commissione Antimafia e poi escludere candidati che minano la fiducia della nostra gente nella politica.

Vuole modificare il codice di autoregolamentazione?

Pongo una questione etica, che è diversa da quella morale. Non possiamo essere una sorta di Santa inquisizione, ma dobbiamo essere un argine insuperabile per i mafiosi. Presenterò delle modifiche che riguardano il quarto grado per i reati di mafia. Il vincolo familistico è essenziale per la criminalità organizzata: per fare un esempio, un Ciccarelli (per lungo tempo clan egemone del Parco Verde di Caivano, ndr) ha fatto il consigliere comunale. E vorrei inserire nel codice anche i corruttori: non è possibile che siano impresentabili solo i corrotti.

Il fatto di avere parenti condannati per mafia però non rende i candidati degli impresentabili, no?

Le responsabilità penali sono e restano personali. Ma se tuo fratello o chi per lui è un esponente della criminalità organizzata tu devi provare che non “lavori” per lui. Così si possono strappare giovani generazioni alla manovalanza criminale.

Forza Italia non sarà d’accordo.

Non credo sarà così, anzi spero che sia una modifica che passi all’unanimità. È necessario mandare messaggi chiari e universali sulla lotta alla mafia.

FI però vuole limitare le confische dei beni anche per i non condannati.

La proposta cui si fa riferimento è quella che nasce per evidenti e note storture – chi è stato ingiustamente colpito va risarcito – ma non è limitandone l’uso che risolviamo. Esistono poche cose più utili nella lotta alla mafia che la confisca preventiva: colpire su soldi e beni è essenziale.

Lei ha iniziato un lavoro di approfondimento sulla morte di Borsellino e sull’inchiesta mafia-appalti. Ma a Firenze c’è un’inchiesta sulle stragi del 1993. Approfondirà i rapporti di Marcello Dell’Utri con la mafia?

Sono partita da via D’Amelio perché è stato definito il più grande depistaggio della storia, oltre che per una mia evidente affezione alla persona del giudice Borsellino. Ma questo non vuol dire che non intendo occuparmi di altre, fermo restando che nulla devo aggiungere all’evidenza della condanna definitiva per Dell’Utri, se non quello che da sempre penso: non esiste niente di peggio di un politico accusato di mafia.

Riforma Nordio e limite alle intercettazioni: quello del governo non è un colpo di spugna sulla giustizia?

No, ma dal mio punto di vista privilegiato considero fondamentali le intercettazioni. Anche considerando il fattore costo-beneficio. Ovviamente è il mio punto di vista, di chi non si occupa genericamente di giustizia, ma di mafia.

I pm spiegano che l’abolizione dell’abuso d’ufficio porterà un vulnus perché è un reato spia di reati più gravi, anche di mafia.

Mi sono già espressa e con me esponenti di tutti gli schieramenti. Se invece vogliamo parlare di reati spia sono convinta che alcuni vadano tipizzati e attenzionati perché davvero propedeutici ad altri, come corruzione, turbativa d’asta e falsa fatturazione.

Legge bavaglio: i giornalisti non potranno pubblicare le ordinanze. Non è un limite al diritto di cronaca su inchieste che riguardano i colletti bianchi? Lei ha votato a favore?

Non ho votato l’emendamento Costa. Mi piace il giornalismo d’inchiesta che è molto diverso dal falso giornalismo di teorema a cui spesso assistiamo. Ma questo attiene alla scelta e alla responsabilità dei cronisti.

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