CROLLO IN UN CANTIERE ESSELUNGA A FIRENZE: TRE OPERAI MORTI, TRE FERITI, DUE DISPERSI. LA CGIL ACCUSA: “CONTRATTI DA METALMECCANICI”. L’ennesima strage sul lavoro si è consumata questa mattina nel capoluogo toscano, in un cantiere in cui si sta costruendo un supermercato Esselunga. Alcune travi portanti della struttura, in cemento armato, hanno ceduto all’improvviso, travolgendo una squadra di otto operai. Tre di loro sono rimasti uccisi, altri tre sono stati estratti feriti ma non sono in pericolo di vita. Gli ultimi due al momento risultano dispersi: né i cani molecolari né i droni con camera termica sono riusciti a individuarli, segno probabilmente che sono sepolti sotto tre solai. La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per crollo colposo e omicidio colposo. Il cantiere è stato sequestrato. Arriva, puntuale, la retorica della politica: “Una vicenda che lacera le nostre coscienze”, secondo la premier Meloni; “L’Italia non può essere un Paese in cui si muore di lavoro o di stage. Le istituzioni non possono accettarlo e devono profondere ogni sforzo”, ha dichiarato la segretaria Pd, Schlein. Frasi che si susseguono dopo ogni strage sul lavoro. Botta e risposta tra il segretario della Cgil Landini, che accusa il governo di aver modificato il Codice degli appalti reintroducendo il subappalto a cascata, e la Lega, che gli risponde con “parole disgustose”. La Fiom toscana punta il dito contro i contratti applicati ai lavoratori coinvolti nella sciagura, a quanto pare da metalmeccanici e non da edili: “Si utilizza un contratto che ha un costo minore per garantire poi la possibilità a chi prende il subappalto di risparmiare”. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero generale regionale nelle ultime due ore di turno di oggi, Cgil e Uil due ore di sciopero a livello nazionale per mercoledì 21 febbraio. Sul Fatto di domani proveremo a capire cos’è successo a Firenze e indagheremo su cosa (non) è stato fatto dalla politica negli ultimi anni per rendere il lavoro sicuro.
TERZO MANDATO E AUTONOMIA, LA RIVOLTA DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI CONTRO MELONI. Ufficialmente la manifestazione di un centinaio di sindaci sotto Montecitorio, capeggiata stamattina da Vincenzo De Luca, era contro il progetto di autonomia differenziata. Ma il governatore campano, oltre a scagliarsi contro le forze dell’ordine che non volevano farlo passare, è stato protagonista di un acceso scontro a distanza con la premier. Dalla Calabria, dove si trova per la firma dell’Accordo per il Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, Meloni ha detto: “Devo ringraziare i presidenti di regione. Tutti hanno capito il senso di quello che stiamo facendo, tutti sono collaborativi salvo uno. Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più”. La replica, anzi l’insulto, non si è fatto attendere: “Senza soldi non si lavora. Lavora tu, stronza”. Autonomia e terzo mandato sono i due spettri che agitano gli amministratori locali, ma proprio sul terzo mandato si sta giocando una battaglia decisiva all’interno dello stesso governo. La Lega, che nei sondaggi in vista delle Europee non è messa benissimo, deve provare a mantenere il feudo veneto, dove però Luca Zaia ha già fatto i due mandati. Sul giornale di domani vedremo allora quali sono le mosse del Carroccio, soprattutto in Veneto, per provare a mettere all’angolo Fratelli d’Italia e Forza Italia.
NAVALNY MUORE IN CARCERE, ADDIO ALLA NEMESI DI PUTIN: AVEVA ESORTATO AL VOTO DI PROTESTA IN VISTA DELLE ELEZIONI. “Non voglio sentire alcuna condoglianza. Abbiamo visto mio figlio nella colonia penale il giorno 12. Era vivo, sano, allegro”. Così scrive Lyudmila Navalnaya, la madre di Alexei Navalny. L’attivista ha perso la vita in Siberia. Secondo il Servizio penitenziario, Navalny si è sentito male durante una passeggiata: la versione ufficiale parla di trombosi. Una indicazione che convince poco, mentre il Cremlino afferma: “L’Occidente ha già tirato le sue conclusioni”. Le manifestazioni per ricordare l’attivista sono state vietate. Per il segretario di Stato americano, Blinken, “La Russia è responsabile”. Tre giorni fa, in videoconferenza dall’estero con un gruppo di diplomatici europei a Mosca, il braccio destro di Navalny, Leonid Volkov, aveva detto che l’oppositore era “in condizioni psicofisiche sorprendentemente buone” e che non temeva per la sua vita. Navalny è stato per 20 anni una spina nel fianco del presidente Putin, con la sua Fondazione anticorruzione e le inchieste sui fedelissimi dello “Zar”; nel 2017 si occupò dell’ex presidente Dmitry Medvedev, e poi del ministro degli Esteri, Lavrov e di Serghei Shoigu, responsabile della Difesa. Per il Cremlino, la fondazione di Navalny è una associazione illegale. Impegnato dal punto di vista politico dal 2000, Navalny aveva subito numerosi arresti. L’episodio cruciale risale al 17 gennaio 2021. Navalny era stato fermato all’aeroporto di Mosca per aver violato la libertà vigilata; era appena rientrato dalla Germania, dove aveva ricevuto cure per un avvelenamento dall’agente nervino Novichok. Da quel momento, l’attivista subisce un procedimento dopo l’altro, fino ad accumulare 19 anni di detenzione. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sul caso Navalny e le reazioni mondiali a quella che sembra la morte annunciata dell’ennesima voce alternativa a quella del Cremlino. Sebbene in carcere, Navalny si era ritagliato un ruolo nella campagna elettorale, in vista delle elezioni del 15 marzo, esortando alla rivolta contro lo strapotere di Putin e chiedendo agli oppositori di recarsi alle urne nello stesso giorno e alla stessa ora per testimoniare il dissenso. Lo aveva confermato alla Associated Press, l’1 febbraio, uno dei suoi alleati. Nella newsletter Il Fatto Internazionale il nostro ritratto di Navalny.
GUERRA ISRAELE-HAMAS, GANTZ: “OPERAZIONE A RAFAH SE NON VERRANNO LIBERATI GLI OSTAGGI”. La possibilità che l’esercito israeliano estenda la sua attività a Rafah, ultima città dove più di un milione di palestinesi si sono rifugiati, impensierisce non solo Hamas, ma gli stessi alleati dello Stato ebraico, Stati Uniti in testa. Tuttavia, persino un avversario politico del premier Netanyahu come Benny Gantz – che ha un posto nel governo di emergenza – conferma che la battaglia a Rafah è una opzione concreta; a meno che i fondamentalisti non restituiscano gli ostaggi presi nel massacro del 7 ottobre, che causò 1.200 morti e la cattura di più di 300 persone. Gantz dichiara: “Non ci sarà neppure un giorno di tregua; o Hamas libera gli ostaggi, o le operazioni si estenderanno a Rafah”. I sondaggi parlano chiaro, se in Israele si votasse adesso, il partito Unità Nazionale di Gantz sarebbe la prima forza del Paese, con 40 seggi contro i 18 del Likud del premier. L’operazione a Rafah mette a rischio anche gli equilibri con l’Egitto, perchè i profughi potrebbero riversarsi oltre il confine in cerca di scampo dai combattimenti; il ministro Katz assicura che lo Stato ebraico non intende danneggiare gli interessi del Cairo. La guerra si combatte ovunque; in Israele, nella città di Ashdod, un palestinese ha aperto il fuoco sui civili: il bilancio è di due morti e quattro feriti. Sul giornale di domani leggerete altre notizie, come le rinnovate accuse di Tel Aviv ai membri dell’Unrwa per la partecipazione alla strage del 7 ottobre.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
La Guardia di Finanza a casa Elkann: caccia al tesoro off-shore. Fiduciarie, notai, casseforti, persino l’abitazione: la Procura di Torino vuole andare a fondo sull’impero Agnelli, passato da nonna Marella ai nipoti John, Lapo e Ginevra. Come abbiamo scritto oggi, sono almeno 500 i milioni rintracciati sui conti esteri. Sul giornale di domani una nuova puntata della vicenda.
Guerra Ucraina-Russia, Kiev firma accordo di sicurezza con la Germania e la Francia. Il patto è stato siglato dal presidente Zelensky, oggi a Berlino, assieme al cancelliere Olaf Scholz. L’accordo intende coprire il periodo di transizione prima che l’Ucraina possa entrare nella Nato, cosa che al momento appare lontana. Stasera è prevista la firma su un accordo analogo con la Francia. Kiev aveva già siglato questo tipo di rapporto con l’Inghilterra. Sul campo di battaglia, brutte notizie per Kiev: i russi hanno preso la città di Avdiivka.
Strage di Altavilla Milicia, arrestata la 17enne sopravvissuta. Avrebbe partecipato anche lei alle torture dei riti di purificazione inflitti sui due fratelli: per questo la figlia di Giovanni Barreca, unica sopravvissuta alla strage, è stata fermata con l’accusa di concorso in omicidio. Secondo il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, anche il 16enne poi morto avrebbe preso parte al massacro.
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Assange, conto alla rovescia per la sua estradizione negli Usa: perché il suo caso non è solo un affare di giornalismo
di Sabrina Provenzani
La Foreign Press Association di Londra ha ospitato ieri l’ennesima, partecipatissima conferenza stampa sul caso giudiziario che vede al centro Julian Assange, l’attivista e fondatore di Wikileaks in detenzione da 13 anni per aver pubblicato documenti classificati dall’intelligence statunitense. Erano presenti la moglie Stella, il direttore di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson e la direttrice di Reporter Without Borders, Rebecca Vincent.
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