Non è vero che Matteo Salvini non lavora: è stato visto nell’emporio dell’aeroporto di Cagliari mentre con il cellulare fotografava bottiglie di vino locale “per una delle sue storie social enogastronomiche” (Repubblica). Esaurita la sua occupazione principale, di ritorno a Roma ha rilasciato una dichiarazione, come al solito spensierata: “Capisco la moglie di Navalny, ma chiarezza la fanno i giudici”. Parole che al Cremlino possono avere suscitato qualche perplessità, perché solo l’idea che nella Russia di Putin ci siano dei giudici che non rispondono al sistema criminale che neutralizza gli oppositori è apparsa un tantinello eversiva.
Forse, però, il legagastronomo intendeva dire che i giudici chiariranno che Navalny è in realtà morto di raffreddore, a causa della sconsiderata abitudine delle passeggiatine nell’alba siberiana con 50 gradi sotto zero.
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Nello sforzo di dare un senso al meraviglioso mondo di Salvini, ci accompagna la preoccupazione che una qualche improvvida manovra di palazzo possa prematuramente sottrarcelo. Vero è che sono ormai undici anni che egli nutre generosamente gli angoli del buonumore della pubblicistica italiana, e non solo, ma come tutte le cose belle vorremmo non finissero mai. Purtroppo si mormora che in caso di una nuova, rovinosa sconfitta alle elezioni europee di giugno, i vari Zaia, Fedriga, Giorgetti e gli altri proconsoli del Carroccio procederebbero alla sua defenestrazione (espressione che qualcuno vorrebbe prendere alla lettera).
Poiché le disgrazie non vengono mai sole, con la cacciata di Salvini rischiamo di perdere anche il vicesegretario Andrea Crippa, suo ventriloquo ufficiale e miele per i giornalisti a caccia di puttanate (lui mette il turbo a quelle di Matteo). E come potremo fare a meno di un’altra promessa mantenuta della scuola comica di via Bellerio, quell’Alessandro Morelli promotore di un “daspo per i cantanti che fanno politica”?
Non resta che affidarsi allo zio Vlad perché faccia qualcosa, fiduciosi nel suo spiccato senso dell’umorismo, tra un delitto e l’altro.