Il Fatto di domani. Botte ai cortei per la Palestina, schiaffo di Mattarella al governo: “I manganelli sono un fallimento”. Sardegna, domani si vota: Meloni rischia grosso e teme lo sgambetto di Salvini

Di FQ EXTRA
25 Febbraio 2024

CORTEI PRO-PALESTINA, DOPO LE VIOLENZE DI PISA E FIRENZE TACE MELONI E PARLA MATTARELLA: “MANGANELLI CONTRO I RAGAZZI SONO UN FALLIMENTO” . Oggi la manifestazione di Milano per la Palestina è filata liscia, senza scontri. Ma dopo le botte ai ragazzi di Firenze e Pisa, in piazza per i diritti dei palestinesi, monta lo sdegno delle opposizioni e della società civile. Soprattutto, Sergio Mattarella ha assestato un colpo al Viminale: “L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare”. Gli agenti rispediscono le critiche al mittente. Il sindacato autonomo di polizia (Sap) ha scaricato la colpa delle manganellate sui giovani manifestanti: “A Firenze si è tentato di dissuadere gli organizzatori dal dirigersi verso il consolato, mentre a Pisa, manifestazione non autorizzata, gli organizzatori non si sono mai resi disponibili al confronto. L’uso della forza si è reso necessario”, ha dichiarato il segretario Stefano Paoloni. Eppure, le cariche di ieri – su ragazzi inermi e a volto scoperto – appaiono distanti da una corretta gestione dell’ordine pubblico. Subito dopo i disordini, a Pisa si è riversata in piazza la folla sconcertata dalle violenze, andate in scena a pochi metri dall’Università. Il rettore Riccardo Zucchi, sul Fatto di oggi, ha espresso “sgomento e stupore”, chiedendo chiarimenti al prefetto. Perfino il sindaco leghista Michele Conti, primo cittadino leghista, si è detto “sgomento”. Non a caso, i leader delle destre hanno evitato difese d’ufficio delle forze dell’ordine. Oggi il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia (Siap), ha chiamato a rapporto gli onorevoli: “La politica non scarichi sui poliziotti le proprie responsabilità”, ha avvisato il segretario generale Giuseppe Tiani. Le opposizioni con Conte e Schlein invitano Meloni ad una chiara presa di posizione. Il segretario Cgil Maurizio Landini ha chiesto un incontro con il ministro degli Interni Piantedosi. La premier tace. Del resto, il governo non brilla nella gestione del dissenso. Basta ricordare gli scontri davanti alle sedi Rai dopo il caso Ghali; i blocchi stradali consentiti ai Trattori e vietati agli ambientalisti; le precettazioni sugli scioperi. Sul Fatto di domani, capiremo meglio cosa è andato storto a Pisa e Firenze.


DOMANI SARDEGNA AL VOTO, MELONI RISCHIA GROSSO NEL PRIMO TEST PER IL GOVERNO: LA LEGA MEDITA IL “BOICOTTAGGIO” COL VOTO DISGIUNTO. Domani si aprono le urne in Sardegna e per il governo è il primo vero test. Giorgia Meloni rischia, in caso di sconfitta, perché il candidato lo ha imposto lei agli alleati riottosi. FdI, Lega e Forza Italia sostengono Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari: secondo l’ultima classifica sul gradimento dei primi cittadini, a luglio scorso, l’uomo della premier staziona in terzultima posizione. Del resto, l’alternativa della Lega era il governatore uscente Christian Solinas, ancor più giù nei sondaggi: stroncato dalle inchieste della magistratura e dall’ostracismo della premier. Mercoledì scorso Meloni, Salvini e Tajani hanno lanciato la corsa di Truzzu dal palco di Cagliari, fingendo pace e concordia tra alleati. Invece si scornavano sul terzo mandato: voluto dal Carroccio per salvare Zaia, rifiutato da Meloni con la bocciatura dell’’emendamento al decreto Elezioni. Perciò a destra temono lo sgambetto dei leghisti con il voto disgiunto in Sardegna: una “ics” sulla lista per Truzzu e un’altra “ics” per il candidato presidente Renato Soru. L’ex governatore dem dell’Isola è il terzo incomodo, in grado di sottrarre voti a destra e a sinistra. “Un voto per lui è un voto per Truzzu”, ha dichiarato al Corriere della Sera Alessandra Todde. È la candidata pentastellata sostenuta da Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra. Le previsioni accreditano un testa tra lei e l’uomo di Meloni. Soru si attesterebbe attorno al 10%. Non è previsto alcun ballottaggio, chi vince incassa il premio di maggioranza: il 60 per cento dei seggi in Consiglio se il presidente ottiene più del 40%; con un consenso tra il 25 e il 40%, i seggi conquistati sono il 55%. Oltre 1,4 milioni di elettori sono chiamati alle urne: seggi aperti domani dalle 6,30 alle 22. Lo spoglio inizierà lunedì. Sul Fatto di domani, vi racconteremo gli scenari del voto sardo.


G7 A KIEV, MELONI CON L’ELMETTO INCASSA LO SCHIAFFO DI MACRON. ZELENSKY: “FIRMATO L’ACCORDO CON L’ITALIA”. Giorgia Meloni ha scelto la “passerella” di Kiev per il suo debutto alla presidenza del G7, nel giorno del secondo anniversario dell’invasione di Putin, ma ha incassato la sberla di Macron. Il presidente francese ha disertato l’appuntamento: in videoconferenza, al posto suo, ha partecipato alla discussione il ministro degli esteri Stéphane Séjourné. Non solo: da lunedì la Francia ospiterà un altro vertice sull’Ucraina, senza Meloni, ca va sans dire. La premier ricambierà il favore mandando il numero della Farnesina Antonio Tajani. L’Eliseo ha giustificato l’assenza del presidente citando gli impegni per risolvere la crisi dei Trattori. Ma i rapporti “altalenanti” tra Meloni e Macron non sono un mistero. Del resto, l’importante per la premier è sfoggiare un profilo atlantista ed europeista, in vista delle elezioni di giugno a Bruxelles. Meloni è giunta nella capitale in treno, alle 6 del mattino, con Ursula von der Leyen, il primo ministro belga Alexander De Croo (presidente di turno del Consiglio Ue) e il premier canadese Justin Trudeau. Meloni ha rinnovato pieno sostegno all’Ucraina: “Questa terra è un pezzo della nostra casa e noi faremo la nostra parte per difenderla”. Durante la videoconferenza, iniziata alle 16, il presidente Zelensky ha annunciato la firma dell’accordo bilaterale sulla sicurezza Italia-Ucraina: un’intesa decisa al vertice nato di Vilnius, già approvata da Gran Bretagna, Francia, Germania e Danimarca. Serve a garantire sostegno a Kiev per i prossimi dieci anni, anche con un esborso finanziario. Ad esempio: l’intesa firmata da Scholz impegna la Germania con 7 miliardi per il 2024, con la promessa di consegnarne “molti altri”. L’accordo italiano resta un mistero, per ora: sui fondi per Kiev, non ci sono cifre. Ma la premier deve fare i conti con gli elettori: tra i seguaci di Fratelli d’Italia, uno su due è contrario all’invio di armi; il 60% è favorevole al negoziato con Putin.


UCRAINA, USA E UE TIRANO DRITTO SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA. IL NEW YORK TIMES: “NON HANNO FUNZIONATO”. Mentre il G7 di Kiev rinnova la volontà di sostenere l’Ucraina con armi e soldi, l’Occidente tira dritto sulle sanzioni. Ieri gli Usa e il Consiglio Ue hanno approvato nuove misure come ritorsione per l’invasione russa, sull’onda della morte del dissidente Navalny. Per il Vecchio continente è il tredicesimo pacchetto, ma la ministra lituana Gintare Skaiste guarda avanti: l’Ue lavori subito al “quattordicesimo pacchetto di sanzioni”. Del resto, secondo il ministro italiano Pichetto Fratin, “hanno avuto effetto, l’invasione di Putin in tre giorni non c’è stata”. Il falco del Cremlino Dmitry Medvedev ha giurato vendetta verso l’Occidente. Ma a giudicare i numeri, nasce il dubbio che le ritorsioni abbiano fatto più male alle democrazie che all’autocrazia di Mosca. Oggi l’epitaffio arriva dal New York Times: “Le sanzioni non hanno funzionato”. Sono lontani i tempi, all’indomani dell’invasione ucraina, quando gli “esperti” e i politici filo-Nato promettevano il tracollo dell’economia russa. Mario Draghi pronunciò la storica frase: “Volete il condizionatore o la pace?”. Come a dire: per fermare la guerra, occorrerà fare sacrifici e abbandonare il gas a buon mercato dello Zar. Dal febbraio 2022, le sanzioni hanno colpito oltre 16,500 obiettivi russi, ma l’economia di Mosca ha tenuto: nel 2022 il Pil è calato dell’1,2 per cento, l’anno dopo è cresciuto del 3,6 per cento (secondo una stima dell’agenzia nazionale Rosstat). Per il 2024, il Fmi stima una crescita dell’economia russa dell’ 1,5 per cento. In Europa, invece, la Commisione prevede un rialzo del Pil dello 0,8%. Sul Fatto di domani, un focus sulla reale efficiacia delle sanzioni e su


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Vannacci indagato per peculato e truffa. Ad inguaiare il Generale è l’ispezione avviata per ordine dello Stato maggiore della Difesa. Sotto la lente, il periodo in cui il generale ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca. Il documento finale è stato inviato alla magistratura. La procura militare, ha anticipato il Corriere della Sera, sta già indagando. A Vannacci verrebbero contestate “indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente”, durante il suo soggiorno nella capitale russa.

Il corpo di Navalny è stato consegnato alla madre. Lo ha confermato su X (ex Twitter) Kira Yarmysh, per anni è la portavoce di Navalny. Il dissidente russo, tra i più noti oppositori di Putin, è morto in un carcere siberiano il 16 febbraio 2024.

Israele-Hamas, Haaretz: “Significativi progressi nei colloqui a Parigi su ostaggi”. Il quotidiano israeliano, che cita fonti vicine al negoziato, annuncia nuovi passi avanti sulle trattative per il cessate il fuoco. Secondo un informatore del giornale, “un accordo può essere raggiunto prima di Ramadan”. “Qualsiasi ulteriore progresso – ha aggiunto – è nelle mani di Hamas”. Nella capitale francese, a condurre le trattative, il direttore della Cia William Burns, delegati del Qatar e dell’Egitto.


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“La Zona d’Interesse”, l’Eden fiorisce lì accanto al lager (basta non vederlo)

di Anna Maria Pasetti

L’utopia ariana definita in un perimetro geometrico, luminoso e separato via muro spinato dalle tenebre del caos orrorifico. Tale si presenta la Interessegebiet – in italiano La Zona d’Interesse – così denominata dalle SS a significare il circondario di Auschwitz. La finzione idilliaca perpetrata dal comandante del lager Rudolf Höss con la moglie Hedwig e i cinque figli contro la realtà tragica della Storia.

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