A Eni non piace che si parli di petrolio in prima serata tv. Stasera alle 21.20 torna in onda su Rai3 Petrolio, il programma di approfondimento condotto e diretto da Duilio Giammaria. Presenterà i risultati di un’inchiesta realizzata da tre grandi network televisivi pubblici, Pbs (Usa), Bbc (Gran Bretagna), Arte (Francia-Germania), che svela come l’industria petrolifera abbia orchestrato per decenni una campagna di disinformazione sistematica per insinuare dubbi sulla relazione tra combustibili fossili e riscaldamento climatico.
Era il 1965 – settant’anni fa – quando arrivò sulla scrivania dell’allora presidente americano Lyndon B. Johnson il primo documento che metteva in connessione il cambiamento climatico con l’aumento di Co2 in atmosfera. Negli anni seguenti, uno studio scientifico realizzato dai ricercatori della Exxon, una delle grandi compagnie petrolifere globali, confermava l’influenza sul clima del consumo di combustibili fossili. I dati furono tenuti nascosti. Le previsioni dell’epoca – viste oggi – erano sorprendentemente precise. Se si fosse diffusa già allora la consapevolezza sui rischi climatici, sarebbe stato possibile adottare per tempo politiche utili a limitare l’uso di petrolio, gas e carbone, programmando una descalation che avrebbe consentito di limitare i danni. Oggi il mondo sarebbe forse ancora in grado di evitare l’aumento delle temperature sopra la fatidica soglia del grado e mezzo. In Italia, ReCommon e Greenpeace hanno avviato la prima “climate litigation” (azione legale collettiva) contro un’azienda, Eni, i cui rappresentanti erano stati invitati al programma. La compagnia petrolifera italiana ha declinato l’invito, chiedendo che in trasmissione sia letto un testo e avvertendo, prima ancora che il programma sia andato in onda, che Eni non accetterà di subire “accuse inaccettabili” che “saranno demolite” in altre (non meglio specificate) sedi.