Il Fatto di domani. Voto in Abruzzo, D’amico rimonta e la destra trema: i leader accorrono a sostenere Marsilio. Salvini, il ministro in perenne campagna elettorale

Di FQ Extra
4 Marzo 2024

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ABRUZZO AL VOTO DOMENICA, A DESTRA LA PAURA FA 90: MELONI-SALVINI-TAJANI UNITI SUL PALCO, MA LITIGANO A ROMA. A 6 giorni dal voto in Abruzzo per eleggere il presidente e il Consiglio regionale, a destra la paura fa 90. Domani da Pescara, Meloni, Tajani e Salvini proveranno a tirare la volata al governatore uscente Marco Marsilio: l’uomo di FdI, cresciuto nella destra romana di Colle Oppio e “trapiantato” in Abruzzo, 5 anni fa, per volere di Giorgia. Il centrodestra si mostra unito ai comizi (proprio come in Sardegna) mentre litiga dietro al sipario: sul terzo mandato, i candidati per le prossime regionali e ora anche sul conflitto d’interessi. I sondaggi danno Marsilio in vantaggio di un soffio sul candidato in rimonta del centrosinistra, l’ex rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico. Lo sostiene un campo larghissimo da sinistra al centro: Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Renzi e Calenda. Qualche attrito affiora, tra i centristi e il M5s. Oggi il leader di Azione, a Chieti in campagna elettorale per D’Amico, ha lanciato una frecciatina all’ex presidente del Consiglio: “Non mi incontrerò con Conte, credo che facciamo giri diversi però sono contento che venga ad appoggiare un bravo candidato”. Il leader M5s, da Vasto per sostenere il candidato, ha risposto gelido: “Non mi interessa far polemiche con Calenda”. In Abruzzo urne aperte domenica dalle 7 alle 23. Vietato il voto disgiunto: l’elettore non potrà indicare la preferenza per un candidato presidente sbarrando la lista di una coalizione diversa. Dunque non ci saranno ombre di “sgambetti” tra alleati, come in Sardegna tra la Lega e i meloniani. Intanto, in Sardegna, si è concluso lo scrutinio delle 19 sezioni che non avevano terminato lo spoglio: il vantaggio di Todde si è assottigliato tra le 1400 e le 1600 preferenze. Troppo poco per ribaltare la vittoria del centrosinistra. Per la proclamazione servirà ancora una settimana, poi le destre decideranno se ricorrere al tar. Sul Fatto di domani, vi racconteremo tutti retroscena del voto abruzzese.


SALVINI CONTESTATO ALL’INAUGURAZIONE DEL TUNNEL SOTTOMARINO A GENOVA, POI VA A TORINO PER LE OPERE ACCESSORIE DELLA TAV. LE TRASFERTE “ELETTORALI” DEL LEADER LEGHISTA. A Genova, stamattina sono partiti in via ufficiale i lavori del tunnel subportuale, la galleria sottomarina annunciata come la più grande in Europa. L’opera si fa notare anche per i costi, che potranno arrivare fino a 1,6 miliardi. L’apertura al traffico del nuovo tunnel è prevista ad agosto 2029 e promette di far risparmiare “oltre un milione di ore di viaggio all’anno”, decongestionando sensibilmente il traffico della città. A inaugurare il cantiere, nel quartiere di San Benigno, oggi c’erano due Mattei, Salvini e Piantedosi, insieme al presidente di Regione Giovanni Toti, mentre a poche centinaia di metri di distanza si è tenuta una manifestazione di protesta organizzata dai movimenti studenteschi. Il corteo, che si è concluso senza incidenti, puntava soprattutto a riprendere la contestazione del governo per i manganelli di Pisa e Firenze del 23 febbraio. Con la differenza che oggi a fianco degli studenti hanno sfilato anche i portuali. Salvini non si è lasciato sfuggire l’occasione di riattizzare le polemiche sulla polizia. Non bisogna “buttare nella carneficina della politica le donne e gli uomini in divisa che meritano sempre e comunque il nostro rispetto e sostegno, senza se e senza ma”, ha detto il leader leghista durante il suo intervento oggi a Genova. Salvini poi ha parlato di Genova come modello di “rinascimento” (parola sfortunata di renziana memoria) guidata dal sindaco Bucci (“se uno se lo trova dovrebbe tenerselo ben stretto”). Poi si è diretto verso Torino, dove è atteso al Grattacielo della Regione per sottoscrivere il protocollo di intesa per le opere di accompagnamento della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, ossia il Tav, altra grande opera contestata. Sul Fatto di domani vedremo in che modo il leghista ha pianificato di sfruttare gli eventi istituzionali e l’inaugurazione di opere per farsi campagna elettorale.


LE MULTINAZIONALI E I PARADISI FISCALI, COSÌ VENGONO NASCOSTI MILIARDI. Si parte dal Lussemburgo, Stato in cui migliaia di italiani hanno spostato holding e finanziarie per godere di un trattamento fiscale di favore e dove ha sede Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli-Elkann. Si arriva fino a un palazzo di Londra che ospita gli uffici di ben 19mila società. Di esempi del genere se ne trovano molti. La pratica (anche detta “ottimizzazione fiscale”) costa alle casse italiane una decina di miliardi l’anno, come testimoniato da Angelo Mincuzzi del Sole 24 Ore che ha scritto un libro sulla materia. Sul Fatto di domani leggerete a questo proposito un nuovo report che analizza l’effetto di dumping fiscale in oltre 100 Paesi su 2 milioni di bilanci di imprese tra il 2009 e il 2020. Se si considerano solo gli anni con bilanci in utile le prime 20 multinazionali spostano nei paradisi fiscali fino a un terzo dei profitti, ma se si inseriscono gli anni con perdite di bilancio il dato sale sino a due terzi per le prime 10 multinazionali. L’analisi conferma che le grosse società si impegnano in un ampio trasferimento dei profitti mantenendo le filiali in Paesi a bassa tassazione e paradisi fiscali a tassazione zero. Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca sono gli Stati più usati dagli azionisti italiani. E tutto ciò avviene su suolo europeo.


GAZA, TRATTATIVE PER LA TREGUA SENZA PROGRESSI. ISRAELE VUOLE LA LISTA DEGLI OSTAGGI, MA HAMAS AMMETTE: “NON SAPPIAMO QUALI SIANO VIVI”. Sono trascorsi 150 giorni di guerra nella Striscia – conflitto scaturito dalla strage firmata da Hamas il 7 ottobre con 1.200 morti e più di 300 ostaggi – e gli osservatori internazionali hanno gli occhi puntati sul Cairo, dove procedono i colloqui per una tregua. Ma le parti restano sulle loro posizioni. Hamas dice che “la palla è nel campo di Israele”, in quanto gli islamisti hanno fatto la loro richiesta: la liberazione – tra i tanti – di almeno 20 palestinesi condannati all’ergastolo. Inoltre, i miliziani chiedono che ci sia un rientro di 500 famiglie al giorno nel nord della Striscia, con la partecipazione della Croce Rossa e dell’Unrwa e il ritiro totale dell’esercito di Tel Aviv. Ma lo Stato ebraico ha una condizione: per dare una risposta a queste richieste vuole la lista degli ostaggi che sono in mano agli estremisti islamici. Hamas alla Bbc ammette che non può fornire queste informazioni: “Impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo, chi è morto per i raid israeliani o per fame a causa del blocco israeliano”. Gli ostaggi “si trovano in zone diverse, nelle mani di gruppi diversi: abbiamo chiesto una tregua anche per raccogliere informazioni”. Dunque, non si fanno progressi. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sul conflitto in Medio Oriente: gli scontri tra lo Stato ebraico ed Hezbollah al confine con il Libano proseguono, tanto che gli Stati Uniti hanno spedito l’inviato speciale Amos Hochstein che preme per una soluzione diplomatica perché “un cessate il fuoco temporaneo non è sufficiente e il conflitto non sarebbe contenibile”. Parleremo anche le conseguenze politiche della visita del ministro israeliano Benny Gantz negli Usa. Una iniziativa sconfessata dal premier Netanyahu e dai suoi alleati dell’ultra destra religiosa: Gantz, con il suo partito centrista è in vantaggio nei sondaggi elettorali e potrebbe essere il personaggio su cui punta Washington per mandare a casa Netanyahu, e la sua gestione fallimentare del Paese.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Scholz contro l’estradizione di Assange. Il cancelliere tedesco Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è espresso contro l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti: “La mia opinione è che sarebbe bene che i tribunali britannici gli garantissero la necessaria protezione, perché deve effettivamente aspettarsi persecuzioni negli Stati Uniti, in considerazione del fatto che ha tradito segreti di Stato americani”.

La centrale delle sos per politici e vip: domani riunione del Copasir. Presto saranno sentiti dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica anche i magistrati Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, e Raffaele Cantone, procuratore di Perugia, che avevano chiesto di essere ricevuti. Domani pomeriggio si terrà una riunione del Comitato già in programma. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, nella passata legislatura presidente del Copasir, ha fatto sapere che si riserva di chiedere un’audizione anche lui. Intanto, la procura del capoluogo umbro sta riprogrammando l’interrogatorio di Antonio Laudati, sostituto procuratore antimafia e già coordinatore del gruppo Sos, indagato nel fascicolo che coinvolge il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano. Quest’ultimo era stato convocato nei giorni scorsi ma non si era presentato.

Apple multata dall’Antritrust europea per 1,8 miliardi. “Abuso di posizione dominante nella distribuzione di app di streaming musicale”: con questa motivazione la Commissione Ue ha sanzionato il gigante di Cupertino, colpevole di aver violato le regole sulla concorrenza del mercato. L’indagine nasce da un esposto di Spotify, il colosso dello streaming audio. Apple, nel dettaglio, avrebbe vietato agli sviluppatori di app di segnalare agli utenti i servizi musicali più convenienti.

Strage di Bologna, chiesta la condanna di Ciavardini e Vinciguerra per falsa testimonianza. I due estremisti neofascisti, secondo la procura di Bologna, con la loro “reticenza” avrebbero ostacolato l’accertamento della verità. Per l’ex Nar la pena richiesta è di 4 anni: Luigi Ciavardini ha già ricevuto una condanna definitiva all’ergastolo per l’attentato alla Stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, con un bilancio di 85 morti e 200 feriti. Per Vincenzo Vinciguerra, colpevole mai pentito della strage di Peteano, la procura ha chiesto due anni di reclusione.

Morta l’ex Br Barbara Balzerani, partecipò al sequestro Moro. L’ex brigatista è morta a Roma a 75 anni dopo lunga malattia. Classe 1949, nel 1975 aderì alle Br: non si pentì né si dissociò, ma dichiarò profondo rammarico “per quanti furono colpiti”. Prese parte a numerosi omicidi delle Br, compreso quello di Girolamo Minervini, e fece parte del commando che rapì Aldo Moro in via Fani nel 1978. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale della NATO James Lee Dozier. Fu tra gli ultimi brigatisti ad essere arrestati, il 19 giugno 1985. Nel 2006 le fu concessa la libertà condizionale, nel 2011 tornò in libertà dopo aver scontato la pena.


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Bitcoin, il rally dei corsi avvicina i record storici. E traina tutte le cripto

di Nicola Borzi

Sui mercati stamattina il bitcoin segna con un rialzo del 5,56% su base giornaliera, passando di mano per 65.163 dollari Usa. Questo ha spinto la principale criptovaluta mondiale a raggiungere il massimo storico dei suoi corsi nei confronti dell’euro e della sterlina: la criptovaluta leader del mercato ha raggiunto i massimi storici di 60.447 euro e 51.736 sterline sulla piattaforma di scambio Coinbase. Il bitcoin non ha ancora superato il suo massimo storico in termini di dollari Usa, che è stato di oltre 69 mila dollari su Coinbase ed è stato registrato a novembre 2021, ma vi si sta avvicinando: complice l’effetto cambio, che dai massimi storici del bitcoin nel novembre 2021 a oggi ha visto il dollaro rafforzarsi nei confronti con le altre due valute da 0,88 dollari per euro a 0,92, oggi il prezzo del bitcoin in euro e sterline ha toccato i nuovi record storici.

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