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ABRUZZO, IL NUOVO SCONTRO È SU L’AQUILA CAPITALE DELLA CULTURA. POLEMICA PER L’OSPEDALE VIETATO A SCHLEIN. Una polemica a distanza con Marco Marsilio sul divieto imposto dal direttore della Asl a Elly Schlein che voleva visitare l’ospedale di Popoli (ha chiesto al governo di sbloccare i 4 miliardi per la sanità). Una circostanza inedita, sottolinea il Pd locale, visto che il presidente della Regione – ricandidato dal centrodestra per un secondo mandato – ha fatto più volte visita agli ospedali durante la campagna elettorale. E la stessa segretaria dem, durante le visite in Abruzzo, ha potuto accedere in diversi presidi ospedalieri. Detto ciò i leader dei due schieramenti si sono precipitati a valanga in Abruzzo per cercare di spostare l’ago della bilancia del voto dalla loro parte, visto che i due candidati sono molto vicini nelle intenzioni di voto per domenica 10 marzo. Schlein è stata alla discarica di Bussi, una ferita aperta da decenni sul suolo abruzzese, Bersani ha scaldato i cuori a Lanciano (Chieti): “Loro galleggiano sull’Italia così com’è, non hanno problemi di cambiare qualcosa. Noi abbiamo invece il problema di cambiare qualcosa cominciando dall’Abruzzo. Cari abruzzesi, sta passando un treno che non potete perdere, avete un presidente candidato che è una meraviglia”, ha detto. Mentre Lollobrigida, per dire, all’Aquila ha parlato di “cancellare la mafia dei pascoli”! Sul Fatto di domani, oltyre a seguire le varie tappe dei big, parleremo anche del nuovo caso, la proposta di Sangiuliano di fare L’Aquila capitale della cultura 2026 (1 miliardo il giro d’affari), ma sentiremo anche i sondaggisti per capire dove sta andando il vento.
CASO SPIONI, CANTONE IN ANTIMAFIA: “NUMERO MOSTRUOSO DI ACCESSI ABUSIVI”. POI LA STOCCATA AL GOVERNO: “ATTENZIONE ALLA STRETTA SUGLI SMARTPHONE”. Dopo l’audizione di Giovanni Melillo in Antimafia, oggi a palazzo San Macuto è stato il turno del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, incaricato dell’inchiesta sugli accessi abusivi. Il tema è lo stesso: gli accessi abusivi agli archivi informatici da parte del finanziere Pasquale Striano in concorso con Antonio Laudati, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Malgrado “il verminaio”, Cantone ha difeso la superprocura che indaga sui clan già nel mirino delle destre: “Un’istituzione sacra, la procura nazionale antimafia, tra i lasciti più importanti di Giovanni Falcone”. Del resto, con la stretta sul sequestro degli smartphone chiesta dalle destre, l’indagine su Striano avrebbe forse preso un’altra piega: “Nel suo cellulare abbiamo trovato tantissime prove, è da sottolineare nel momento in cui ci sono proposte di legge che limitano le indagini sui cellulari”, ha dichiarato Cantone. Poi ha espresso i lati oscuri dell’inchiesta, come il “numero mostruoso” delle spiate illecite. Il finanziere avrebbe scaricato oltre 33 mila documenti dalla banca dati della direzione nazionale Antimafia. Ma le informazioni più ambite erano le sos, segnalazione di operazioni sospette: i passaggi in denaro in odore di riciclaggio. Dal 1° gennaio 2019 al novembre 2022, “Striano ha consultato 4.124 Sos all’interno della Banca dati Siva, un numero spropositato”, ha dichiarato Cantone. Il finanziare non avrebbe incassato denaro sospetto e neppure tessuto relazioni con servizi segreti. Ad oggi, nessun elemento per sostenere l’ipotesi dei dossier segreti a scopo ricattatorio: “Non abbiamo la prova della creazione di un archivio”, ha dichiarato il magistrato. Dunque restano due misteri: a cosa servivano le informazioni trafugate? In parte, per scovare notizie da passare ai giornalisti. Sono indagati tre cronisti del quotidiano Domani: Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia. L’altro lato opaco: Striano, oltre a Laudati, aveva costruito un sodalizio? “Vogliamo approfondire la sua rete di relazioni – ha dichiarato Cantone – il sospetto è forte, ma richiede la prova del mandante”. Sul Fatto di domani approfondiremo le parole del procuratore di Perugia.
“NON CI SONO LINEE ROSSE”: MACRON GIOCA ALLA GUERRA CON PUTIN, PENSANDO ALLE EUROPEE. JORIT E LA FOTO CON IL PRESIDENTE RUSSO. Il presidente francese non demorde. Emmanuel Macron ha ricevuto i leader dei partiti francesi all’Eliseo oggi, in un incontro di rito prima del dibattito parlamentare sul sostegno all’Ucraina previsto la prossima settimana, ma che doveva servire anche da chiarimento politico delle inattese parole sull’invio di truppe Nato sul terreno di guerra in Ucraina. Il chiarimento però non c’è stato, e Macron anzi ha confermato il suo approccio oltranzista. Secondo quanto riferito dai capi di partito usciti dalla riunione, il Presidente ha assicurato che non c’è nessun limite al sostegno francese (e occidentale) a Kiev e nessuna “linea rossa”. Dopo quasi tre ore di discussione, alcuni hanno dichiarato di aver lasciato l’incontro più preoccupati di prima. Qualcuno ha denunciato “escalation di guerra” nelle parole di Macron. L’inquietudine ha messo d’accordo da Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National (RN) fondato da Marine Le Pen ai leader della sinistra di La France Insoumise e del Partito comunista francese. Macron avrebbe addirittura illustrato con tanto di mappe lo scenario di un’avanzata del fronte russo verso Odessa o Kiev, che a suo parere l’Occidente dovrebbe impedire a ogni costo, quindi anche con un intervento sul campo. Successivamente ha ricevuto la premier della Moldavia Maia Sandu con cui ha firmato una dichiarazione congiunta in cui si chiede alla Russia di “ritirare le sue forze illegalmente stanziate sul territorio moldavo”, con riferimento alla Transnistria. Il camaleontico Macron ha scelto il volto più duro, nella fase declinante della sua esperienza all’Eliseo e timoroso di perdere la faccia alle elezioni europee. La risposta del Cremlino non si è fatta attendere. Il solito portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha detto che il presidente francese sta aumentando il coinvolgimento del suo Paese nel conflitto in Ucraina. Sul Fatto di domani ci occuperemo anche del caso Jorit, lo street artist finito in Russia con Ornella Muti e figlia come ospiti del Festival della gioventù di Sochi. L’artista napoletano, noto per le sue posizioni filorusse su Donbass e Ucraina, ha usato il volto di Muti per uno dei suoi iconici murali inaugurato a Sochi, poi in un evento con il presidente russo è intervenuto e ha dichiarato: “Presidente Putin, le chiedo di fare una foto insieme per dimostrare all’Italia che lei è umano come tutti e la propaganda su di lei non è vera”.
ISRAELE-HAMAS, NETANYAHU CONFERMA: A RAFAH CI SARÀ BATTAGLIA. USA A DOPPIO REGIME: VENDITA DI ARMI A TEL AVIV SENZA PASSARE DAL CONGRESSO E AIUTI VIA MARE AI GAZAWI. Dialogo in stallo al Cairo. Una tregua entro il 10 marzo, inizio del Ramadan, tra Israele e Hamas appare improbabile. Secondo alcuni osservatori, è Hamas ad avere una posizione intransigente, quando pretende dallo Stato ebraico l’impegno ad una tregua permanente, ancor prima che ci sia stata la liberazione degli ostaggi. Gli islamisti invece accusano Israele di aver “vanificato” gli sforzi dei mediatori: di certo lo Stato ebraico ha preteso di conoscere la lista degli ostaggi in mano ad Hamas che sono ancora vivi, e la risposta ottenuta è stata negativa. La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo, ma secondo alcuni media egiziani, i colloqui continueranno la prossima settimana. La guerra è giunta al 153° giorno e gli apparati di sicurezza israeliani iniziano ad analizzare cosa accadde il 7 ottobre, quando Hamas mise a segno un massacro che causò 1.200 morti e la cattura di centinaia di ostaggi, 134 dei quali restano nei tunnel di Gaza. Il capo di Stato maggiore, Herzi Halevi ha sottolineato: “Abbiamo fallito nella difesa dei civili. Se non analizzeremo con coraggio quanto abbiamo fatto, ci sarà difficile confrontarci con i cittadini di Israele”. Il premier Netanyahu intanto ribadisce che l’operazione a Rafah, dove un milione di civili palestinesi hanno messo le tende, si farà: “Israele continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah che è la loro ultima roccaforte”. Gli Stati Uniti sono contrari alla battaglia di Rafah e premono per il cessate-il-fuoco; ponendo ulteriore distanza dalle azioni di Netanyahu, il presidente Biden ha annunciato “una missione militare d’emergenza sulla costa di Gaza per allestire un molo temporaneo in grado di accogliere navi cargo di grandi dimensioni, che trasportino cibo, acqua, medicine e rifugi temporanei”. La Casa Bianca ha precisato che non ci saranno militari impegnati nella Striscia via terra. Il Washington Post però ha rivelato che dall’inizio della guerra gli Usa hanno concluso un centinaio di forniture belliche, senza l’approvazione del Congresso; è stato possibile perché ogni vendita era al di sotto dell’importo minimo che prevede una decisione collegiale a Capitol Hill. Sul giornale di domani, leggerete anche una intervista all’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, molto critico con la gestione del premier Netanyahu, un reportage sulla situazione dei civili a Rafah e una pagina del diario da Gaza.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Il Ppe ha scelto: sarà von der Leyen la candidata di centrodestra. Il Congresso del partito popolare europeo ha approvato la candidatura di Ursula von der Leyen come spitzenkandidaten presidente della Commissione per le prossime elezioni europee di giugno. L’approvazione, ampiamente attesa, è stata a larghissima maggioranza ma non unanime.
Salario minimo, parte raccolta firme. “Abbiamo deciso di lanciare insieme una legge di iniziativa popolare per riproporre il Salario minimo di nuovo in Parlamento. Per rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. Vediamo se il Governo avrà il coraggio di affossare anche una legge firmata da centinaia di migliaia di cittadine e cittadini”, lo hanno scritto in una nota congiunta i leader di Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione, +Europa e Psi.
Caso Ciro Grillo, riprendono le udienze. Al Tribunale di Tempio Pausania sono ricominciate le udienze per il processo sulla presunta violenza sessuale di gruppo di cui sono accusati Ciro Grillo (figlio di Beppe, fondatore del M5s) e tre suoi amici genovesi: Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. Dopo le scorse udienze con protagonista la ragazza italo-norvegese principale accusatrice, ora è il turno dei testimoni dell’accusa e dell’amica che era con lei la notte del luglio 2019 in cui sarebbero avvenuti i fatti.
Ilva, l’ex ad Lucia Morselli indagata per inquinamento ambientale. L’inchiesta della procura di Taranto si concentra sui picchi di concentrazione del benzene nell’aria: indagato anche l’ex direttore dell’impianto, Alessandro Labile. All’ex amministratrice delegata di Adi, Lucia Morselli, è contestata la violazione del testo unico ambientale e la rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. le indagini sono nate da un esposto dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, ancora proprietaria degli impianti.
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