Moto, quad, perfino auto dove possibile. Quello che a ragione è stato definito “cuore verde d’Italia” rischia di riempirsi di smog, puzza di gas di scarico e solchi lungo i sentieri. La Regione Umbria ha deciso di lasciare indietro escursionisti e turisti e di promuovere gli interessi di motociclisti e cacciatori: d’ora in avanti su tutti i sentieri, mulattiere, viali parafuoco e piste di servizio a boschi e pascoli, potranno circolare liberamente i veicoli a motore. Fino a ieri invece – come nel resto del Paese – vigeva il divieto. La legge regionale è stata approvata grazie a un emendamento della Lega al bilancio regionale. E mentre associazioni e cittadini cercano di opporsi, gli ambientalisti puntano il dito contro la presidente Donatella Tesei: “È un favore ai cacciatori in vista del voto in autunno”. “Nessun favore, è una legge che aspettavamo da 15 anni – dice Lando Loretoni, presidente dell’Associazione libera caccia Umbria – finalmente è stata fatta chiarezza per i cacciatori e i cittadini, che ora potranno godere con uguale dignità di tutti i sentieri. Prima regnava il caos, e spesso dovevamo subire le attenzioni degli agenti di vigilanza che comminavano le contravvenzioni”.
Il blitz, fatto dalla leghista Manuela Puletti (sostenuta, insieme ai due colleghi leghisti Valerio Mancini e Stefano Pastorelli, proprio da Libera caccia), non ha tenuto conto del parere degli amministratori locali e di chi si occupa della cura del territorio, come il Cai e la Fie (Federazione italiana escursionismo). E ha anticipato la visita della ministra Daniela Santanchè, che ha presentato l’Umbria come la patria del turismo lento. Peccato che ora i turisti, per le loro passeggiate tra borghi e boschi, potrebbero preferire la vicina Toscana o le Marche. Il pretesto addotto dal Carroccio risiedeva nell’inserimento, a bilancio, della cifra irrisoria di 10 mila euro per la cartellonistica. Con la nuova legge sarà possibile frequentare ogni luogo dell’Umbria (che vanta la bellezza di 102 siti di Rete Natura 2000, il 16% del territorio regionale) coi mezzi a motore, salvo che non sia specificato diversamente dalla segnaletica. Secondo una prima stima del Club alpino italiano, se i Comuni decidessero di disseminare i sentieri di loro competenza – complessivamente, 3.500 chilometri – coi cartelli di divieto, ne servirebbero a migliaia.
Le 24 associazioni ambientaliste e culturali contrarie alla legge regionale (tra cui Cai, Fie, Legambiente, Italia Nostra, Fai, Guide escursionistiche e Wwf) hanno manifestato il 3 febbraio a Perugia. E hanno puntato il dito contro il centrodestra, accusato di aver ceduto alle pressioni di cacciatori e motociclisti. In autunno in Umbria si torna al voto – Tesei sarà la candidata unitaria di Lega, Fdi e FI – ed è noto come i cacciatori (circa 25 mila) riescano a compattare il proprio bacino di voti. Il Pd ha chiesto alla presidente leghista chiarimenti, sottolineando come l’Umbria sia ricca di cammini (religiosi e naturalistici) apprezzati in tutto il mondo, tanto da farne la Regione capofila del progetto Cammini Aperti. Tesei ha risposto che “l’emendamento è stato votato a maggioranza senza voti contrari, con il non voto dell’opposizione. Non si tratta di consentire il transito ovunque e comunque, ma di dare certezza secondo un principio generale che attiene alla libertà di circolazione, tranne dove è vietato”. E che “non si può voler dire che dobbiamo precludere la fruizione di campagne, colline e montagne a tutti gli umbri, ai cercatori di funghi o ai moto-escursionisti, nel lecito e nel rispetto, anche con mezzi a motore”. Stando alla ricostruzione del Fatto, alla Giunta umbra è arrivata una dura lettera da parte del ministero dell’Ambiente.
“La vera questione è che l’Umbria è in prima fila nei progetti di tutela e promozione della natura e in quelli legati al turismo lento – dice Stefano Paggetti della Fie – ma la politica va dalla parte opposta. Saremmo noi il cuore verde d’Italia? Mi sembra che qui di verde ci sia molto poco. Semmai c’è la difesa degli interessi dei cacciatori, una categoria molto influente al voto”. “In questo modo i turisti finiranno per scegliere un’altra Regione”, dice il presidente del Cai umbro, Gianluca Angeli. “Da parte nostra – aggiunge – c’è molta rabbia, perché gestiamo 444 sentieri e li manuteniamo. Dopo il terremoto del 2016 hanno svolto un ruolo nella promozione del nostro territorio. Ma ora con questa legge si vanifica tutto”.