“Di sicuro esiste una Cupola” (Tajani, ministro degli Esteri). “Fuori i mandanti” (“Foti, capogruppo FdI alla Camera). “Mandanti? Striano non ha agito da solo” (Melillo, procuratore antimafia) “Un verminaio” (Cantone, procuratore di Perugia), “Indicibile verminaio” (Mulè, vicepresidente del Senato, Forza Italia). “Succederà di tutto, ho già messo l’elmetto” (Giorgia Meloni).
“C’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”, cantava Lucio Dalla nel 1978, anno del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro a opera delle Br, ma oggi a sentire le più alte cariche della politica e della magistratura (all’unisono) si respira un’aria perfino peggiore. Basta sostituire al nome del finanziere (nel senso di ufficiale della Guardia di Finanza) Pasquale Striano quello del Venerabile Licio Gelli, e siamo in pieno similcomplotto P2. Quanto alle Br, chi ci dice che tra i ragazzi manganellati a Pisa e a Firenze non ci fossero dei potenziali terroristi in erba (sì, erba e ci siamo capiti)? Quanto alla professoressa Di Cesare, la nostalgica della “rivoluzione” che saluta con malinconia la “compagna Luna” Balzerani, non si sarà portata avanti col lavoro? Cattiva maestra dalla penna rossa.
Tutto torna. E riguardo a coloro che sostengono che un tale squillante grido di allarme sia il solito espediente per impaurire, e dunque mobilitare, gli incerti alla vigilia del voto in Abruzzo, fortemente a rischio per la destra, si faccia una grande attenzione. Non è che poi ce li ritroviamo, in qualche prossimo album di famiglia, con tanto di cappuccio e mitra? Altro che compagni che sbagliano. Del resto, i contorni della Cupola marcia dell’eversione e il profilo dei perfidi mandanti del disordine non si stanno già delineando con chiarezza? Fuori i nomi! Per ora, indagati sono tre giornalisti del Domani ma, soprattutto, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, non a caso “nemico” del presidente della Lazio, Claudio Lotito, e abbiamo detto tutto. Elmettiii, elmetti belliii!!!