Lo scorso 5 marzo al Tribunale di Roma si è tenuta la quarta e ultima udienza per il processo per l’azione del 2 gennaio 2023 a Palazzo Madama a Roma. Davide, Laura e Alessandro sono stati condannati a 8 mesi con sospensione della pena, subordinata al risarcimento del danno quantificato in 60.000 €.
La sentenza ha riconosciuto l’attenuante del valore morale e sociale dell’azione. È stata un successo dal punto di vista politico, perché per la prima volta a Roma, dà finalmente dignità alle azioni di protesta di disobbedienza civile nonviolenta. Detto questo, si crea un’incoerenza con l’accettazione di un risarcimento al danno esorbitante e completamente sproporzionato.
Una condanna irrilevante per tre giovani adulti che, sostenuti dalla forza degli attivisti al presidio di solidarietà fuori dal tribunale, sono usciti sereni perché sanno di avere agito con consapevolezza e coerenza. Erano accusati di danneggiamento aggravato, che prevede una pena fino a 5 anni, nonostante la vernice sia stata completamente rimossa nell’arco di poche ore, senza lasciare alcuna traccia. Il Senato, parte civile del processo insieme al Comune di Roma e al Ministero dei Beni Culturali, ha depositato due fatture per opere di ripristino di febbraio e ottobre, rispettivamente di euro 1.400 e 24.000. Verrà necessariamente presentato appello.
“Salve Giudice, Io, Davide Nensi, parlo anche a nome di Laura e Alessandro qui presenti. Volevo dire che abbiamo scelto di essere qui. Prima di compiere il gesto che abbiamo compiuto, eravamo ben consapevoli delle conseguenze che ci saremmo dovute aspettare. Non siamo speciali, abbiamo semplicemente agito in un modo diverso, ma sempre pacificamente, come sancito dalla nostra Costituzione. Siamo stati costretti a questo gesto non solo dall’inazione della politica, ma anche dalla mancanza di ascolto delle nostre proposte. Non avevamo alcuna intenzione di danneggiare beni di interesse storico-artistico. Ma il punto su cui invito tutti a ragionare è, perché siamo disposti a fare tanto? Ecco, provo a rispondere: è perché la verità è che la nostra vita è già in pericolo. Chiudo citando una frase di Michael Frost, già Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani: ‘L’emergenza ambientale che stiamo affrontando collettivamente, e che gli scienziati documentano da decenni, non può essere affrontata se coloro che lanciano l’allarme e esortano all’azione vengono criminalizzati per tale ragione. L’unica risposta legittima all’attivismo ambientale pacifico e alla disobbedienza civile a questo punto è che le autorità, i media e il pubblico si rendano conto di quanto sia essenziale per tutti noi ascoltare ciò che hanno da dire i difensori dell’ambiente’” ha dichiarato in aula Davide Nensi.
Durante l’udienza è stata sentita come testimone Bjork Ruggeri, la quarta persona presente durante l’azione che si è occupata di fare riprese, la quale ha dichiarato di aver ricostruito la dinamica dell’azione e dei fatti. A smentire l’accusa che l’azione avesse bloccato l’entrata è stato anche mostrato il video in cui si osserva che Palazzo Madama era accessibile già poche ore dopo l’azione. Infine è stata presentata la memoria del geologo Mario Tozzi nella quale il geologo esplica con dati scientifici gli effetti della crisi climatica, smontando le teorie negazioniste e chiedendo una rapida decarbonizzazione.