Da Roma a Milano, da Cagliari a Trieste, da Bari a Genova passando per Bologna. Sono state decine le manifestazioni “Stop al Codice della Strage”, organizzate dalle associazioni familiari delle vittime sulla strada e altre associazioni contro il nuovo Codice della Strada voluto dal Ministro Salvini e in discussione in Parlamento, che riporterà indietro l’Italia di 40 anni dal punto di vista della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile e la allontanerà ancora di più dagli altri Paesi europei dove i livelli di mortalità per incidenti stradali e per inquinamento sono già inferiori a quelli italiani.
Come espresso in maniera accorata appena un mese fa dall’appello di tutte le 16 associazioni italiane familiari vittime sulla strada: “Ci raccomandiamo che i provvedimenti in discussione, come la riforma del codice della strada e il decreto ministeriale sugli autovelox, non depotenzino ma anzi rafforzino le possibilità di riduzione della velocità, i controlli elettronici sulla velocità e la distrazione, le zone a traffico limitato, i mezzi e gli interventi in favore della mobilità sostenibile”.
Da oggi alla Camera partirà la discussione finale verso l’approvazione in prima lettura delle modifiche al Codice della Strada, che peggiorerà il livello di tutela della vita umana nelle nostre città: sulle strade urbane ci saranno più automobili e camion che potranno viaggiare più veloci e con meno limitazioni e controlli, diminuiranno gli spostamenti a piedi e in bici, aumenteranno le persone uccise o ferite gravemente (alla guida di auto, a piedi, in bici), ci sarà più traffico e, quindi, crescerà l’inquinamento e aumenteranno le patologie respiratorie e cardiovascolari.
La riforma, infatti, ha un impianto molto chiaro, debole coi forti e forte coi deboli: da una parte, meno regole, meno limitazioni, meno controlli, meno sanzioni e più libertà di circolare e andare veloci nelle città per auto, moto, camion merci, ecc.; dall’altra parte, regole più restrittive, meno spazio in strada e quindi, meno sicurezza per i veicoli più leggeri e gli utenti più vulnerabili, cioè pedoni, ciclisti, micromobilità, bambini, anziani, disabili.
È perciò una riforma contro la sicurezza stradale, con limiti di velocità più alti, restrizioni all’uso di autovelox e controlli automatici in generale, nessun intervento reale sulla distrazione alla guida; una riforma contro la mobilità sostenibile, con uno stop immediato alla realizzazione di nuove ciclabili urbane e una sola multa per chi viola le aree pedonali anche più volte al giorno; una riforma contro i Comuni, con nuovi regolamenti e decreti ministeriali che decideranno se, come e dove le città possono usare leve come ztl, telecamere, sosta regolamentata, etc.
Il nuovo Codice della Strada diminuisce la sicurezza stradale, boicotta la mobilità sostenibile, indebolisce i Comuni, rende più difficili i controlli per velocità e sosta abusiva, rende possibile l’aumento dei limiti di velocità, diminuisce le multe per i limiti di velocità e transito in ztl e aree pedonali, boicotta le Zone a Traffico Limitato e le Aree Pedonali.
Sulla mobilità attiva in particolare, il nuovo Codice: blocca la realizzazione di nuove piste e corsie ciclabili; restringe la possibilità del doppio senso di marcia per le bici; riduce la possibilità di realizzare le case avanzate; rende le strade ciclabili meno sicure; annulla la clausola “salvaciclisti” del “metro e mezzo”; crea confusione con l’introduzione di nuove Zone Ciclabili; obbliga i ciclisti a casco e targa.
Secondo l’analisi di Andrea Colombo, consulente legale, esperto di mobilità e sicurezza stradale, ecco quali sono le criticità più gravi del nuovo Codice della Strada:
– una legge dannosa perché diminuisce la sicurezza stradale: garantisce più velocità e meno autovelox, non prevede nessun intervento reale su distrazione alla guida e mancate precedenze (nel complesso le prime tre cause di incidenti in Italia); in generale, restringe la possibilità di fare controlli e multe;
– una legge anacronistica perché boicotta la mobilità sostenibile: rende difficile la realizzazione di ciclabili, zone a traffico limitato (Ztl) e isole pedonali nelle città, indebolisce la sosta regolamentata e la possibilità di installare autovelox o altri strumenti per controllare automaticamente la velocità nelle strade in cui avvengono più infrazioni;
– una legge che indebolisce i Comuni: restringe l’autonomia dei Comuni italiani, rafforzando il centralismo perché delega a regolamenti e decreti ministeriali la decisione di se, dove, come e quando realizzare ZTL, ciclabili, sosta regolamentata, controlli con telecamere, limiti di circolazione, etc.
Per fare pressione sui deputati da tre giorni è anche in atto un’azione di invio email diffuso contro la revisione del codice della strada: finora sono state inviate oltre 7 mila mail da cittadini e cittadini ai parlamentari eletti nelle diverse Regioni italiane. Centinaia di esperti del settore (urbanisti, architetti, ingegneri, avvocati, esperti di politiche pubbliche, etc) hanno inviato una lettera al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per esprimere la propria profonda preoccupazione per l’involuzione che il Paese sta subendo sui temi della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile.
Il 73% degli incidenti in Italia avvengono sulle strade urbane. Le principali cause degli incidenti mortali in città: 23% velocità, 20% distrazione, 17% strisce pedonali non rispettate, 14% altre mancate precedenze. Una persona investita da un’auto che viaggia a 30 km/h ha il 90% in più di probabilità di sopravvivere rispetto a una persona investita da un’auto che corre a 50 km/h.
Il 94% degli incidenti è imputabile a persone alla guida di veicoli a motore, l’80% dei morti nelle città sono utenti vulnerabili persone a piedi, in bici, bambini, anziani. 3.159 morti totali in incidenti stradali nel 2022, un dato in aumento sulle strade urbane rispetto al pre-covid (2019).
(Fonti: ISTAT-ACI 2022; Polizia stradale 2023; OMS-FIA-WB).
*Di Fevr – Federazione Europa delle Vittime di Violenza Stradale, AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della STRADA A.P.S. e la piattaforma #CITTÀ30SUBITO – Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada