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MELONI E LE TASSE COME “LIBERE DONAZIONI”: LA PROPAGANDA E LA REALTÀ DEI NUMERI. Una sparata populista e una strizzata d’occhio a chi le tasse non le vuole pagare. La conferenza stampa di Giorgia Meloni si può riassumere con una frase, che la dice lunga sulla sua visione delle cose: “Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge”. Il ragionamento è che “più ricchezza sarà prodotta più lo Stato potrà far funzionare la macchina pubblica” senza disturbare troppo chi dovrebbe produrla, ovviamente. Un’idea che ha fatto infuriare le opposizioni che gridano al continuo ricorso ai condoni e sottolineano come i suoi messaggi possano essere musica per le orecchie di alcune categorie sociali e professionali ma non certo per dipendenti e pensionati che le tasse sono obbligati a pagarle. Poi passa ai numeri: il 2023 è l’anno record nella lotta all’evasione con, 24,7 miliardi recuperati, “4,5 miliardi e mezzo in più dell’anno precedente”. Sul Fatto di domani smonteremo questa ricostruzione, raccontando anche cosa sarebbe successo dal punto di vista delle entrate fiscali attese se non ci fossero stati condoni e rottamazioni, ossia scorciatoie che tagliano gli oneri per chi non ha versato quanto deve. Ma vedremo anche cosa ci raccontano i dati sul mercato del lavoro.
SALVINI, L’ISTINTO DEL KAMIKAZE: TERZO MANDATO BOCCIATO (DI NUOVO) E CENTRODESTRA SPACCATO. Matteo Salvini, dopo la batosta elettorale in Sardegna e Abruzzo, appare in piena sindrome da kamikaze. Ad esempio sul terzo mandato per i presidenti di Regione, inviso agli alleati e alle opposizioni (tranne Italia Viva), già bocciato in commissione affari costituzionali. Oggi Salvini è tornato alla carica ripresentando in Aula l’emendamento cassato. Risultato: un nuovo no degli alleati e dell’opposizione (tranne Italia Viva). Per il Capitano la posta in palio è decisiva. Meloni vuole “rubargli” il Veneto nelle urne regionali del 2025: solo il via libera alla ricandidatura del governatore Luca Zaia potrebbe arginare il ciclone Fratelli d’Italia. Del resto, con la Lega in caduta libera nei consensi, perdere il fortino del nordest potrebbe essere esiziale, per il partito e il segretario. Un pericolo per Giorgia Meloni: il “Salvini furioso”, senza più niente da perdere, potrebbe ripetere il colpo di testa del Papeete nel 2019, quando fece cadere il governo gialloverde con una buona dose di autolesionismo: da lì in poi, il Carroccio è sprofondato nei consensi. Non bastasse il terzo mandato per i governatori a dividere il centrodestra, la Lega ha presentato un altro emendamento sui comuni oltre i 15mila abitanti: niente ballottaggio se una coalizione supera il 40% (oggi serve la maggioranza assoluta). Il governo ha chiesto di ritirare la modifica, il Carroccio tentenna. Sul Fatto di domani vi racconteremo i guai della Lega e la rissa con Fratelli d’Italia.
VIA LIBERA AL MEDIA FREEDOM ACT, ECCO PERCHÉ LA RAI NON LO RISPETTA. FLORIDIA (M5S): “SERVE CAMBIARE LA LEGGE RENZI”. Il parlamento Europeo ha dato via libera al nuovo regolamento sulla libertà di stampa e la tutela dei giornalisti, come atto finale del processo di approvazione dopo i negoziati del trilogo. “Oggi l’Europarlamento ha fatto la storia. Il Media Freedom Act alvaguarderà i giornalisti dalle interferenze, li proteggerà dal dover rivelare le fonti e garantirà la trasparenza della proprietà dei media”, ha commentato la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. Il regolamento obbliga gli Stati membri a proteggere l’indipendenza, vietando l’ingerenza sui media e la possibilità di usare arresti, sanzioni, perquisizioni, o intercettazioni per fare pressioni su giornalisti e i loro responsabili editoriali perché rivelino le loro fonti. Non è del tutto esclusa la possibilità dei governi di spiare i giornalisti con i cosiddetti trojan, come abbiamo raccontato sul Fatto con Investigate Europe: si potrà fare soltanto per indagini su reati gravi e previa autorizzazione di un giudice. La normativa europea tocca anche altri aspetti dell’universo dei media. Per esempio quello dei finanziamenti pubblici, della ripartizione equa della pubblicità statale e anche del pluralismo. Criteri che il nostro servizio pubblico televisivo, la Rai, non rispetta. A causa della lottizzazione partitica. Per Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai, la norma europea impone una riforma per mandare in soffitta la legge Renzi e la spartizione politica del servizio pubblico. La maggioranza di governo non sembra pensarla allo stesso modo. A Strasburgo, infatti, mentre Pd, 5S e Verdi hanno votato a favore, con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia invece si sono astenuti (e il presidente del gruppo ID ed eurodeputato della Lega Marco Zanni ha votato contro). Sul Fatto di domani vedremo quali sono le conseguenze del Media Freedom Act sulla Rai, anche con un’intervista a Barbara Floridia.
GUERRA ISRAELE-HAMAS, L’ISTAT: L’ITALIA CONTINUA A VENDERE ARMI A TEL AVIV. RUSSIA-UCRAINA, PUTIN: “PRONTI PER IL CONFLITTO NUCLEARE”. Nella Striscia di Gaza i giorni di guerra sono ormai 159. Al momento, il dialogo per una tregua non sembra portare risultati. Sul terreno si continua a combattere: a Rafah l’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa denuncia che un suo magazzino è stato preso di mira dai soldati israeliani, provocando un morto e 22 feriti. Il tema degli aiuti ai gazawi resta predominante: gli Stati Uniti hanno pronto il piano per portare rifornimenti via mare, ma non sono chiari i tempi, mentre Hamas contesta il corridoio marittimo che parte da Cipro: “Aiuti inadeguati rispetto ai bisogni dei civili”. La guerra, scaturita dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre con 1.200 morti e centinaia di ostaggi, coinvolge anche l’Italia. Secondo i dati Istat, Roma ha proseguito a vendere forniture belliche allo Stato Ebraico. Il dibattito va avanti dalla fine del 2023, i ministri Crosetto (Difesa) e Tajiani (Esteri) hanno assicurato che le vendite erano state sospese dal 7 ottobre, ma i dati dell’Istat raccontano un’altra verità: nell’ultimo trimestre 2023 l’Italia ha esportato “armi e munizioni” verso Israele per 2,1 milioni di euro. Sul Fatto di domani leggerete maggiori particolari e cifre sull’argomento. Sul fronte Est, il presidente russo Putin si appresta a vincere per l’ennesima volta le elezioni in programma dal 15 al 17 marzo. Forte di questo risultato scontato, Putin ha fatto dichiarazioni che appaiono veri e propri avvertimenti all’Occidente. Il leader russo, criticando la scelta della Finlandia alla Nato, ha annunciato che schiererà truppe al confine con il Paese del Nord Europa: “Non avevamo truppe lì (al confine finlandese), ora ci saranno. Non c’erano sistemi di distruzione lì, ora appariranno”. L’altro annuncio riguarda una possibile guerra nucleare: “Dal punto di vista tecnico-militare siamo ovviamente pronti”, aggiungendo però di non aver mai pensato di utilizzare l’atomica sull’Ucraina, in risposta alle dichiarazioni americane. Intanto, l’Unione europea ha approvato stasera un nuovo invio di aiuti militari a Kiev, per 5 miliardi di euro. Anche su questo, sul giornale di domani troverete un approfondimento.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Ponte di Messina, Salvini non risponde sulle penali. Il ministro dei Trasporti, oggi alla Camera per un question time, non ha risposto alla domanda di Angelo Bonelli sulla questione della quantificazione delle penali da pagare nel caso l’opera non verrà realizzata, tema sensibile visti i tanti dubbi che circondano la grande opera. Salvini ha detto che questa materia è oggetto del contratto tra gli enti privati che si sono accordati, e il governo non ci metterà bocca. “È una cambiale in bianco ai privati”, commenta Bonelli. Sul Fatto di domani la nostra analisi.
TikTok a rischio negli Usa. Nonostante lo stesso Donald Trump abbia sepolto l’ascia di guerra rispetto al potente social di proprietà cinese, la Camera americana oggi ha votato una legge per obbligare la società a prendere casa negli Stati Uniti, a meno di chiudere.
Caso Open, la Giunta per le immunità del Senato: “No al sequestro delle chat di Matteo Renzi”. Respinta la richiesta della procura di Firenze di sequestrare la corrispondenza elettronica del leader di Italia Viva. Gli inquirenti indagano sui presunti finanziamenti illeciti incassati dalla Fondazione Open. Tutti i gruppi, tranne M5s, hanno votato a favore della proposta del relatore, Meinhard Durnwalder.
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