Il Fatto di domani 20 aprile. Macron, Michel, von der Leyen e il piano per militarizzare l’Europa. La Germania promette 10 mila proiettili a Kiev. L’allarme di Gratteri: “Cento telefoni in ogni carcere, ai detenuti basta pagare”

Di FQ Extra
19 Marzo 2024

MELONI INDOSSA L’ELMETTO E PUNTA SUL RIARMO: “LA LIBERTÀ NON È GRATIS, ITALIA ED EUROPA INVESTANO NELLA DIFESA. MA NIENTE TRUPPE IN UCRAINA”. Giorgia Meloni appare già in campagna elettorale per le elezioni europee di giugno. Al Senato, in vista del Consiglio Ue del 21 e 22 marzo, la premier ha sfoderato tutto l’arsenale retorico della sua propaganda: fedeltà alla Nato e a Kiev, argine alle migrazioni e stretta al Green deal, sostegno agli agricoltori bistrattati da ambientalisti e Bruxelles. Sull’Ucraina, Meloni ribadisce “con orgoglio” l’impegno dell’Italia ma dice no all’invio di truppe proposto da Macron. È scettica sul negoziato con Putin: “Come ci si può sedere al tavolo con chi non ha mai rispettato gli accordi?”. Alla faccia di Matteo Salvini (assente da palazzo Madama), boccia le elezioni in Russia e loda il sacrificio del dissidente Navalny, morto in una prigione siberiana. Poi apre il capitolo Gaza: sì agli aiuti umanitari, no all’attacco di Israele a Rafah, preoccupa “l’antisemitismo latente e dilagante”. In Europa, l’obiettivo è lo sviluppo dell’industria bellica con fondi adeguati. “Libertà e sovranità hanno un costo”, dice Meloni: senza riarmo, insomma, l’Europa resta succube degli Usa. Ma la premier ha lo sguardo sulle migrazioni nel Mediterraneo: rivendica il calo degli sbarchi nel 2024, anche grazie agli accordi con la Tunisia. Snocciola le promesse del Piano Mattei e gli accordi con l’Egitto. Loda la “dimensione esterna” nella gestione dei flussi: il modello Rwanda in Uk, l’Albania per l’Italia. Infine, il j’accuse contro “l’ideologia ambientalista” del Green deal, la difesa dei Trattori e perfino l’elogio di Lollobrigida, il ministro dell’Agricoltura con la fermata del treno ad personam. Prima della premier, Guido Crosetto e Antonio Tajani hanno fatto il punto sulle missioni internazionali. Il ministro della Difesa è partito dai numeri: 36 missioni, 7500 militari impegnati (in media), 1 miliardo e 410 milioni di euro di budget annuo. Una spesa “nettamente inferiore a quella di tutti gli altri alleati”. Crosetto ha suonato i tamburi di guerra richiamando all’ordine dissidenti e pacifisti: “La pace e la stabilità sono sempre più a rischio e non sono permesse distrazioni con neutralismi di maniera”. Sul Fatto di domani vi racconteremo i venti bellicisti che soffiano in Europa.


GUERRA RUSSIA-UCRAINA, GERMANIA, AIUTI PER 500 MILIONI CON 10.000 PROIETTILI D’ARTIGLIERIA E 200 BLINDATI. AUSTIN (USA): “NON LASCEREMO CHE KIEV FALLISCA”. Lo stallo del Congresso americano non impedirà agli Stati Uniti di aiutare ancora l’Ucraina a resistere all’aggressione della Russia. A dirlo è stato oggi il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, dinanzi a più di 50 funzionari internazionali riuniti nella base aerea di Ramstein, in Germania per la ventesima riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, il cui compito è quello di coordinare le forniture a Kiev. L’Europa è in linea con quanto afferma Austin. “Se vogliamo la pace dobbiamo preparare la guerra”, aveva detto in mattinata Michel, presidente del Consiglio Ue; a dargli man forte è arrivato l’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell: “Tutto verrà deciso questa estate. La Russia sta colpendo le posizioni degli ucraini ogni giorno, per indebolirle, e quando arriverà la primavera Mosca certamente aumenterà l’attività militare. È impossibile penetrare le linee russe senza un sostegno forte. Quando arriveranno gli F-16? Daremo i missili a lunga gittata o no? Per ora la Germania dice no ma chissà, ha detto no ad ogni passo, Leopard, Patriot… Io devo lavorare al sostegno per i prossimi mesi”. Berlino per ora conferma che a breve termine fornirà a Kiev 10.000 proiettili d’artiglieria provenienti dalle scorte della Bundeswehr: a confermarlo il ministro della Difesa, Boris Pistorius. Dentro un pacchetto di aiuti per 500 milioni di euro ci saranno anche 100 veicoli blindati per la fanteria e 100 veicoli da trasporto, e i fondi per l’iniziativa Ceka che finanzierà l’acquisto di 180.000 proiettili d’artiglieria. Sul Fatto di domani leggerete altri approfondimenti sulla riunione di Ramstein, e una intervista all’eurodeputato belga Marc Botenga, molto critico sulle proposte di inviare truppe europee in Ucraina, fatte dal presidente francese Macron.


PRONTO, CHIAMO DALLA CELLA: COSÌ LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI PORTANO I TELEFONINI IN CARCERE. Uno smartphone può arrivare a costare mille euro, un telefonino tradizionale 250. Non disponendo di soldi correnti, basta incaricare un proprio familiare di effettuare il pagamento attraverso Postepay. La consegna, poi, viene effettuata con un drone appositamente modificato. Quello che sembra un film è l’incredibile scenario carcerario svelato oggi dal procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, che ha illustrato una doppia inchiesta della Dda: 32 le misure cautelari eseguite. Secondo il magistrato, un unico gruppo criminale, guidato dagli Esposito-Nappi del quartiere Bagnoli, è stato capace di far entrare i cellulari in almeno 19 penitenziari italiani. In ogni carcere, ci sarebbero un centinaio di telefoni a disposizione dei detenuti. Non solo comunicazioni con l’esterno, però: tra i padiglioni entra anche la droga. Per mezzo chilo di marijuana, i detenuti devono sborsare fino a 7mila euro. A guidare il gruppo era un esperto pilota di droni che, insieme a un tecnico, era in grado di truccare i piccoli velivoli così che potessero trasportare maggiore peso senza venire tracciati nei movimenti. Le indagini sono partite da un agguato consumato nel carcere di Frosinone, dove un pregiudicato era riuscito a procurarsi una pistola grazie a un drone e a sparare contro altri tre detenuti per vendicarsi di un pestaggio subito. Tra i beneficiari di questo “servizio a domicilio” c’erano anche i Valda, gli Aprea e l’Alleanza di Secondigliano. In questo modo – ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri – “possono essere trasmessi all’esterno messaggi di morte, chiesti soldi e si consumano vari reati”. Sul giornale di domani faremo un punto sulla condizione delle nostre carceri, delle falle nel sistema e dei pestaggi ad opera di un corpo, quello della Polizia penitenziaria, costantemente sottodimensionato.


NUOVO CODICE DELLA STRADA, ASSOCIAZIONI IN RIVOLTA MA LA DISCUSSIONE IN AULA VA AVANTI. È ripreso oggi alla Camera l’esame della riforma del codice della strada con l’esame dei vari emendamenti. “L’auspicio è che ci sia una rapida approvazione”, ha chiesto il ministero di Salvini, che poi è intervenuto sulle proteste che, da Nord a Sud, stanno interessando la riforma: “Le polemiche delle ultime ore sono sconcertanti – fanno sapere fonti del Mit – appaiono come l’ennesimo tentativo della sinistra di dire sempre e solo No”. In realtà a protestare sono decine di associazioni, e non solo di familiari di vittime, secondo cui le nuove norme riporteranno indietro l’Italia di 40 anni dal punto di vista della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile e la allontaneranno ancora di più dagli altri Paesi europei. “Sulle strade urbane – hanno scritto in questo pezzo pubblicato nella nostra newsletter Fatto for Future – ci saranno più automobili e camion che potranno viaggiare più veloci e con meno limitazioni e controlli, diminuiranno gli spostamenti a piedi e in bici, aumenteranno le persone uccise o ferite gravemente (alla guida di auto, a piedi, in bici), ci sarà più traffico e, quindi, crescerà l’inquinamento e aumenteranno le patologie respiratorie e cardiovascolari”. Oggi il sindaco di Milano, Beppe Sala, è intervenuto sulla questione esprimendo la volontà di introdurre il limite dei 30 km all’ora su alcune strade: “Mi piacerebbe mettere autovelox, ma la riforma che sta portando avanti il ministro Salvini dice che per avere autorizzazione a mettere autovelox la procedura è complessissima, passa attraverso il ministero e dev’essere certificata dall’incidentalità degli anni precedenti”. Sul Fatto di domani vi daremo conto della discussione e delle proteste.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La Corte dei Conti demolisce il decreto Pnrr. I giudici contabili annotano diverse criticità, nella memoria sul provvedimento del governo depositata in commissione Bilancio alla Camera. I magistrati danno ragione alle Regioni sul taglio alla sanità da 1,2 miliardi. Censurano duramente anche le novità organizzative del ministro Raffaele Fitto, come i poteri aggiuntivi attribuiti alla struttura di Palazzo Chigi, “non previsti dalla Costituzione”. Infine lanciano l’allarme sulle coperture dei nuovi progetti inseriti nel Piano e di quelli che ne sono usciti.

Omicidio Giogiò, 20 anni di carcere al 17enne killer. Il gup del Tribunale dei minorenni di Napoli ha accolto la richiesta della Procura e ha condannato il giovane accusato dell’omicidio del musicista 24enne Giovanbattista Cutolo, ammazzato lo scorso 31 agosto a Napoli. Tensione al termine dell’udienza tra i familiari del diciassettenne e parenti e amici di Giogiò.

Addio al dg della Fiorentina, Joe Barone. Le condizioni del manager viola erano apparse gravissime fin dalla serata di domenica, dopo l’infarto che lo aveva colpito mentre si trovava in ritiro con la squadra a Bergamo. Il 57enne dirigente italo-americano, braccio destro del presidente Rocco Commisso, proprio domani avrebbe compiuto 58 anni.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

I Dop del cibo italiano usano bestiame alimentato con soia, in odore di deforestazione

di Stefano Valentino

I marchi Dop dell’alimentare made in italy, come Parmigiano Reggiano e Prosciutto San Daniele, si approvvigionano da allevamenti di bestiame alimentati con mangimi a base farina di soia importata dall’area argentina del Chaco, soggetta alla deforestazione. Contribuiscono cosi indirettamente alla distruzione del secondo ecosistema del Sud America dopo l’Amazzonia. Il Chaco si estende per 110 milioni di ettari tra Argentina (dove si concentra maggiormente), Bolivia e Paraguay.

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