Il Fatto di domani. Ucraina, il Papa rilancia la mediazione del Vaticano. Bari al voto è Casino royale: la destra “fa campagna elettorale” commissariando il Comune

Di FQ Extra
20 Marzo 2024

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GUERRA RUSSIA-UCRAINA, NUOVO APPELLO DEL PAPA: “DOBBIAMO FARE TUTTI GLI SFORZI PER NEGOZIARE”. MOSCA PREVALE ANCHE NELLA SFIDA SUL GRANO. Papa Francesco torna a parlare dei conflitti in atto, specialmente quello che riguarda l’Ucraina, iniziato più di due anni fa con l’invasione russa, e l’altro in Medio Oriente, scaturito dal massacro firmato da Hamas il 7 ottobre con 1.200 morti e la cattura di centinaia di ostaggi. “A San Giuseppe raccomandiamo anche le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa, la Palestina e Israele che tanto soffrono l’orrore della guerra” ha detto Bergoglio, aggiungendo: “E non dimentichiamo mai: una guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra. Dobbiamo fare tutti gli sforzi per negoziare, per trattare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”. Agli inizi di febbraio, parlando alla Radio televisione Svizzera, il Pontefice aveva lanciato un appello a Kiev per trovare il coraggio “di alzare bandiera bianca”. In giornata si era diffusa la voce di un possibile viaggio di Papa Francesco in Russia in giugno; una indiscrezione alimentata dal sito francese Intelligence Online. Il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni ha smentito. Le trattative tra Kiev e Mosca al momento non hanno prodotto effetti concreti, ma gli sforzi proseguono e oggi il premier indiano Modi, dopo aver parlato con Putin, ha chiamato pure il presidente ucraino Zelensky per sostenere l’esigenza di un dialogo. La guerra va avanti: i russi hanno ucciso tre persone durante un bombardamento a Kharkiv. Putin, forte del successo elettorale che lo ha consacrato al potere, non sembra avere fretta: le sue truppe avanzano ad Est, e considera ormai il Donbass una provincia russa, così come la Crimea. Sul Fatto di domani troverete altri particolari sulla giornata ed alcuni approfondimenti: i sondaggi tra Europa e Stati Uniti che mostrano la stanchezza dell’opinione pubblica sul conflitto, e le ultime sulla “guerra del grano”. Secondo Caitlin Welsh, direttrice del Programma globale per la sicurezza alimentare, cresce il dominio di Mosca sul piano internazionale a spese dell’Ucraina, perchè negli ultimi due anni grazie al clima favorevole ha aumentato le coltivazioni, smerciando a buon mercato.


MELONI IN AULA, ABBRACCIO CON SALVINI E DIFESA DI ORBAN. CONTE: “CI STATE PORTANDO VERSO LA GUERRA MONDIALE” Una foto di pochi secondi per cancellare le polemiche. Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono abbracciati oggi a favore di telecamera, durante le comunicazioni della premier all’aula di Montecitorio in vista del consiglio europeo. La leader di Fratelli d’Italia ha risposto così ai parlamentari d’opposizione che già ieri al Senato le facevano notare la distanza con Salvini sull’Ucraina e la Russia, aggiungendo un commento anche sullo storico amico Viktor Orban: “In entrambi i casi contano le decisioni e i voti”. Salvini se n’è andato dopo 10 minuti (ieri in Senato non c’era). La premier ha ribadito la linea del governo sul sì al sostegno militare all’Ucraina per battere la Russia, e il cessate il fuoco a Gaza ma senza “isolare” Israele (ha confermato anche che l’Italia non riprenderà a erogare i fondi all’Unrwa, nonostante Tel Aviv non abbia ancora provato le accuse di collusione con Hamas contro alcuni dipendenti dell’agenzia Onu). Lo scontro si è acceso con gli interventi dei leader di M5S e Pd. Giuseppe Conte ha accusato Meloni di portare il Paese verso la “guerra mondiale”: “Non vuole inviare le truppe in Ucraina, non vuole trattare con Putin, non vuole partecipare a un tavolo di pace, ha messo l’Italia in un vicolo cieco”. Il M5S ha contestato alla maggioranza di aver votato contro una mozione che metteva nero su bianco il no all’invio di truppe italiane a Kiev: “Predicano bene e razzolano male”. Elly Schlein ha provato a rimanere sullo stesso tono contestando alla premier il viaggio in Egitto e i soldi concessi al dittatore al Sisi in cambio di un controllo dei flussi migratori, senza nulla chiedere sulla morte di Giulio Regeni. Sul Fatto di domani leggerete un fact-checking delle dichiarazioni di Meloni e delle posizioni assunte realmente dal nostro governo sullo scacchiere internazionale.


BARI, CASINO ROYALE. IL VIMINALE COMMISSARIA IL COMUNE PER MAFIA, PER IL PD “È CAMPAGNA ELETTORALE”. DECARO: “SE CI SONO SOSPETTI SUL COMUNE RINUNCIO ALLA SCORTA”. È un’attività di contrasto alla criminalità organizzata o solo una campagna elettorale condotta con altri mezzi? Il Ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi ha deciso mandare i commissari al Comune di Bari, per verificare se ci sono gli estremi di scioglimento per infiltrazioni mafiose nell’amministrazione e nelle aziende municipalizzate. L’atto fa seguito a una maxi operazione di polizia che a febbraio ha portato a 130 arresti nel capoluogo pugliese, tra cui una consigliera comunale e un ex consigliere regionale, e ha scoperchiato un sistema di infiltrazione di persone legate ai boss nella società del trasporto pubblico locale. Il commissariamento, però, arriva a ridosso delle elezioni comunali, che si sarebbero dovute tenere a giugno, appaiate con le europee e ora slitteranno probabilmente di un anno. Il sindaco di Bari Antonio Decaro ha reagito con stupore: “Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari rinuncio alla scorta”, ha detto in lacrime in conferenza stampa. Il Partito democratico lo difende senza inflessioni. Il governatore pugliese Michele Emiliano ha detto che Piantedosi mette a rischio l’incolumità di Decaro. La segretaria Pd Elly Schlein parla di atto grave, seguita da Roberto Gualtieri, Gateano Manfredi, Matteo Lepore fino a Vincenzo De Luca. Per tutti, si tratta di un attacco politico per minare un feudo del centrosinistra, secondo i sondaggi destinato a vincere anche la prossima tornata. Non la pensa così la destra, ovviamente, che invece oggi giudica “doverosa” l’iniziativa di Piantedosi (parole del ministro pugliese Raffaele Fitto) e parla di “riprendersi la città”. La consigliera comunale arrestata, però, è di centrodestra (anche se passata poi nel centrosinistra). Sul Fatto di domani faremo un’approfondita analisi di questi eventi e delle loro implicazioni politiche.


TASSI ALTI, LA BCE DI LAGARDE RIMANDA IL TAGLIO A GIUGNO. DOCCIA FREDDA SUL FRONTE PRODUZIONE INDUSTRIALE: ITALIA SEMPRE PIÙ IN FRENATA. Anche se l’inflazione è rallentata, rimane incertezza. A giugno, se i dati confermeranno l’inflazione sottostante prevista, la Bce “sarà in grado di rendere la politica monetaria meno restrittiva”, ha dichiarato il numero uno dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde. In sostanza la Banca centrale, prima di cominciare a tagliare i tassi, vuole che l’area euro “sia ulteriormente avviata in un percorso di disinflazione” e in questo senso guarderà a tre fattori essenziali: crescita delle retribuzioni, utili delle aziende e produttività. Ma la Bce ha scattato anche una foto della situazione nel continente: consumi ridotti, risparmi intaccati, straordinari, lavoretti extra, per spiegare come le famiglie della zona euro hanno cambiato le loro abitudini per far fronte all’inflazione. Da uno studio emerge che la maggior parte, cioè il 69%, ha modificato i consumi, il 43% ha usato i risparmi, il 31% ha cercato di far salire le entrate. E proprio sul fattore produzione pesano i dati dell’Istat sull’Italia, sempre più fanalino d’Europa: a gennaio si stima che l’indice della produzione industriale diminuisca dell’1,2% rispetto a dicembre e del 3,4% rispetto a un anno prima. Anche sul fronte inflazione e salari il nostro Paese non brilla. E molti economisti criticano le scelte della Bce di non tagliare i tassi. Sul Fatto di domani vedremo come sta reagendo l’Italia.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Gaza, Netanyahu: “Ci prepariamo per entrare a Rafah” e parla con i Repubblicani Usa. “Mentre noi ci apprestiamo ad entrare a Rafah, e la cosa richiederà un pò di tempo, continuiamo ad operare con forza nel centro e nel sud di Gaza”, ha detto il premier israeliano in un messaggio ai cittadini. Nel frattempo si è intrattenuto con i leader del partito repubblicano Usa, per confermare il loro sostegno. Sfumano ancora le speranze di un accordo per una tregua. Nel nuovo rapporto annuale pubblicato da V-Dem, un importante indice di democrazia globale, Israele esce dalla categoria delle liberal democrazie per la prima volta in oltre 50 anni. Non c’entra la guerra, ma la riforma della giustizia voluta dal governo di destra di Bibi.

Alfredo Cospito resta al 41 bis. La Cassazione ha dichiarato inammissibile ricorso dell’anarchico 56enne detenuto a Sassari. Cospito è stato condannato lo scorso giugno a 23 anni dalla Corte d’assise di Torino per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2 giugno 2006.

Si dimette il premier irlandese. “Ragioni personali e politiche” hanno spinto il primo ministro Leo Varadkar, il più giovane d’Irlanda, a rassegnare le dimissioni in un processo di passaggio di potere graduale che non porterà a nuove elezioni, ma soltanto a una sua sostituzione ai vertici del partito di centrodestra Fine Gael e quindi del governo.


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