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GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SCHOLZ AL CONSIGLIO UE: “UTILIZZARE I PROFITTI RUSSI CONGELATI PER ARMARE KIEV”. BORRELL: “IL CONFLITTO IN EUROPA NON È IMMINENTE; INUTILE TERRORIZZARE CITTADINI”. Utilizzare le entrate dei profitti dagli asset russi congelati per acquistare armi e munizioni da destinare all’Ucraina. Nel giorno in cui Mosca bombarda Kiev – bilancio 17 feriti – al Consiglio europeo il cancelliere tedesco Olaf Scholz rilancia la proposta: “Putin ha sbagliato i calcoli se ritiene che non saremo in grado di sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, e l’utilizzo dei profitti degli asset russi immobilizzati è un piccolo ma importante elemento fondamentale”. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, ritiene che vi sia consenso generale sulla proposta ma aggiunge: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente: la guerra non è imminente” in Europa. L’altro tema riguarda l’invio delle truppe in Ucraina, come ipotizzato dal presidente francese Macron. Il quotidiano Le Monde ha pubblicato un reportage dalla sede del 126° reggimento di fanteria di Brive; l’inviata racconta: “Le recenti dichiarazioni di Emmanuel Macron non hanno certo rivoluzionato la quotidianità di questi uomini, ma nelle loro teste, la prospettiva di un fronte ad est si è sensibilmente avvicinata”. Al quotidiano spagnolo El Paìs il premier ucraino Denys Shmyhal dichiara: “Non abbiamo chiesto truppe. Abbiamo le nostre forze militari. Agli alleati chiediamo addestratori”. Anche su questo scenario, dal Cremlino Peskov avvisa: l’invio di contingenti militari di Paesi Nato in Ucraina può portare a “conseguenze molto negative, persino irreparabili”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla riunione del Consiglio Ue, e un approfondimento sul mondo delle destre in Occidente, diviso sul sostegno all’Ucraina.
SEMPRE PIÙ “DITTATORI UTILI”. NEL MONDO AVANZANO LE AUTOCRAZIE. La retorica del mainstream occidentale sui conflitti attinge ancora dal vecchio ritornello di difendere la democrazia dalle dittature. Oltre le parole, però, i governi democratici d’Occidente, compreso il nostro, nei fatti si trovano spesso ad appoggiare leader di governo che di democratico hanno ben poco, e che però finanziamo o in alcuni casi utilizziamo per ottenere i nostri scopi geopolitici. Il viaggio di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen al Cairo e il patto di cooperazione siglato con il dittatore al-Sisi ne sono l’ultima prova. Prima c’è stato il patto con il presidente autocrate al Sayed, le porte aperte ai petro-Stati del Golfo persico (perché abbiamo bisogno dei loro combustibili fossili), il rapporto di lunga data con Recep Tayyp Erdogan che ferma (in parte) i flussi migratori verso il continente europeo. Si potrebbe parlare anche del sostegno al governo israeliano di Netanyahu, che come abbiamo raccontato ha fatto perdere a Tel Aviv l’etichetta di liberaldemocrazia nelle classifiche di un importante istituto internazionale a causa della riforma della giustizia che tende a sottomettere la magistratura al potere politico. Del resto, secondo un report recente, i regimi democratici nel mondo sono sempre di meno, e molte democrazie, anche su suolo europeo (vedi l’Ungheria), sono in piena involuzione verso forme di governo più autoritarie. Sul Fatto di domani un nostro approfondimento, con la mappa del potere autocratico nel mondo, che metterà in luce molte delle ipocrisie dei leader occidentali.
ENERGIA, L’EUROPA (FINTO) GREEN PUNTA SUL NUCLEARE, CON LA SPONDA DELL’ITALIA. “Abbiamo approvato il documento generale che guarda al nucleare anche perché è una delle fonti meno inquinanti in assoluto, lo dice anche la Commissione Ue”, le parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani la dicono lunga sulla svolta green dell’Europa in materia di approvvigionamento energetico. L’impegno sottoscritto dagli oltre 30 leader e delegazioni provenienti da tutto il mondo, che oggi hanno preso parte al vertice sull’energia nucleare a Bruxelles, parla di energia nucleare come “componente chiave” della strategia globale per ridurre le emissioni del settore industriale. E auspica “finanziamenti pubblici e privati verso l’atomo”, con il francese Emmanuel Macron che parla di coinvolgere la Banca europea degli investimenti (la Francia ha il parco nucleare più grande e più obsoleto d’Europa). Se ne parlerà in un nuovo vertice. Ma il cambio di passo è colto al balzo dal direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi: “L’energia nucleare produce oggi un quarto dell’energia pulita su scala globale, di cui la metà arriva dalla Ue. Non è un’utopia, è la realtà. Ma ne serve di più: dobbiamo usare tutte le fonti disponibili e a basso contenuto di carbonio per decarbonizzare l’economia mondiale”. Sul Fatto di domani faremo il punto su cosa si sta muovendo. Con una nota: al vertice di oggi per l’Italia c’era Tajani, non il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
CASO BARI, IL SINDACO DECARO FA IL PIENO DI SOLIDARIETÀ ALLA MANIFESTAZIONE DI LIBERA. Antonio Decaro ha segnato indubbiamente un punto contro chi lo accusa di aver chiuso gli occhi di fronte alla criminalità organizzata. Stamattina, durante la manifestazione organizzata dall’associazione antimafia Libera, di Don Ciotti, per la 29esima giornata della memoria delle vittime, il sindaco di Bari ha ottenuto plausi e solidarietà dagli ospiti invitati sul palco della manifestazione, che ha radunato 40 mila persone per la questura, 100 mila per gli organizzatori. Il primo attestato di stima è arrivato dallo stesso Don Ciotti, ma poi anche dal leader 5S Giuseppe Conte. Quando un cronista gli ha chiesto se pensava che l’attacco subito da Decaro fosse politico, il sacerdote fondatore di Libera ha risposto: “Ma certo, basta guardare come si sono mossi certi personaggi di paese. Ma parla la sua storia, la sua vita”. “Credo che il sindaco di Bari non avrà difficoltà, documenti alla mano, a testimoniare tutto l’operato e le ragioni che lo spingono a ritenere una prospettiva di scioglimento ipotizzato assolutamente fuori luogo”, ha detto Conte, che parla anche lui di attacco politico. La solidarietà al sindaco di Bari è arrivata anche dal leader della Cgil Maurizio Landini e da quello della Uil Pierpaolo Bombardieri. Oggi anche Decaro ha sfilato a Roma, in qualità di presidente dell’Associazione dei comuni italiani, e ha ribadito: “Credo di essere un esempio di sindaco antimafia”. Quanto ai fatti, abbiamo raccontato oggi la genesi della decisione del ministero dell’Interno di inviare gli ispettori al Comune di Bari per valutare il commissariamento: abbiamo raccontato la processione di parlamentari pugliesi nello studio del ministro Piantedosi per chiedere il commissariamento, e anche la visita di Decaro per evitarlo. Il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto ha difeso le mosse di Piantedosi: “A fronte di tutto questo, noi parlamentari pugliesi di centrodestra siamo andati dal ministro dell’Interno a sottolineare la necessità di un chiarimento, in totale trasparenza e nell’interesse della cittadinanza”. Sul Fatto di domani ricostruiremo nel dettaglio gli eventi che hanno portato alla decisione del ministero.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Sequestrati 10,8 milioni a Marcello Dell’Utri e alla moglie. L’ex politico braccio destro di Berlusconi, dopo la condanna per mafia, non avrebbe dichiarato i prestiti ricevuti dal Caimano e altre entrate, violando quindi la norma che impone ai condannati per mafia di comunicare al fisco ogni variazione del patrimonio personale.
“Gli Usa aperti a uno sconto di pena per Assange se si dichiara colpevole”. L’indiscrezione è uscita sul Wall Street Journal, che precisa che si tratta di una delle ipotesi al vaglio dell’amministrazione Usa. L’idea è consentire a Julian Assange di dichiararsi colpevole di un’accusa meno grave, quella di cattiva gestione di informazioni riservate, aprendo a una possibilità di un accordo che potrebbe portare al suo rilascio dalla prigione britannica dove è detenuto, in attesa che l’Alta corte inglese valuti la sua istanza di stop al mandato di estradizione negli Usa. La petizione del Fatto per liberare il fondatore di Wikileaks.
Guerra Israele-Hamas, Netanyahu sulla tregua: “Trattative a Doha”. Il premier israeliano ha confermato “l’invio domani a Doha di una delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad David Barnea, per un incontro con il capo della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani e il ministro dell’intelligence egiziano Abbas Kamal, per portare avanti la liberazione degli ostaggi”. Il conflitto con Hamas, scaturito dal massacro del 7 ottobre firmato dagli islamisti, è giunto al 167° giorno: Netanyahu conferma che vuole l’operazione militare a Rafah, dove oltre ai battaglioni di Hamas è accampato più di un milione di civili. Gli Stati Uniti sono contrari al piano israeliano proprio per la presenza dei gazawi. Prosegue intanto la battaglia nell’ospedale Al Shifa, il più grande della Striscia dove, secondo l’esercito, sono stati eliminati 140 estremisti e altri 50 sono ancora asserragliati. Hamas nega questa ricostruzione.
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