Dopo le faccette nere in Senato, la premier cabarettista si è recata al Consiglio di guerra europeo che l’ha dichiarata alla Russia, anche se nessuno s’è accorto di lei. E forse lei non s’è accorta della dichiarazione di guerra alla Russia. La posizione dei leader che contano si è capita: Michel vuole “prepararsi alla guerra per avere la pace” (praticamente un deficiente); Borrell e Sánchez non vogliono “spaventare i cittadini europei” dicendo la verità, sennò poi non li votano; Macron si traveste da boxeur e vuole inviare truppe a Kiev (non si sa per fare cosa, visto che è l’unico) e frugare nelle nostre tasche per eurobond da investire in armi (mica nella lotta alla povertà e nel green); Scholz, Orbán e i nordici non vogliono altri salassi. È della Meloni che non si capisce la posizione, eccetto il fatto che attende ordini da Biden e trema all’idea che vinca Trump. Stando al documento finale, si direbbe che condivida l’agghiacciante Piano di emergenza con “un approccio multirischio ed esteso a tutta la società” per “rafforzare e coordinare la preparazione militare e civile e di una gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce” (le nostre: la Russia non ha mai minacciato di attaccare un Paese Nato o Ue, mentre è stato un governo Nato e Ue – la Francia – a minacciare di attaccare la Russia). Stando alle sue dichiarazioni di ieri (“Non ho visto un clima di guerra” e il Piano è roba da “protezione civile”), si direbbe che la Meloni non abbia capito ciò che lei stessa ha firmato. Stando alle parole di Crosetto (“Non dobbiamo preparare la guerra, ma scongiurarla”), si direbbe che la premier non parli col ministro della Difesa o che siano di due governi diversi. Stando invece alla sua celebre telefonata coi due comici russi (“Il problema è trovare una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti”, russi e ucraini), viene da chiedersi perché non l’abbia mai pronunciata in Parlamento né in Ue.
Se alle elezioni europee di giugno e americane di novembre gli attuali leader e i loro partiti non saranno spazzati via, gli storici del futuro – ove mai sopravvivessero – dateranno al 21 marzo 2024 l’inizio della Terza guerra mondiale. Eppure gli europazzi scatenati che firmavano la dichiarazione di guerra se la ridevano beati, quasi che discutessero le misure delle zucchine come ai bei tempi. Non si sono neppure accorti del messaggio devastante che continuano a inviare al Sud del mondo: anatemi, condanne, sanzioni, e mandati di cattura per Putin; e chiacchiere da bar sulla tregua a Gaza per non toccare Netanyahu, che in cinque mesi ha sterminato 32 mila palestinesi, il triplo dei civili ucraini uccisi dai russi in due anni. Poi si meravigliano se ci odiano tutti.