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I giornalisti o gli opinionisti che sostengono una tesi dovranno essere controbilanciati con altri colleghi che hanno “punti di vista alternativi”. O, ancora peggio, nei talk show o nei programmi di informazione della Rai prima delle Europee non potranno proprio partecipare i cronisti che hanno “una chiara connotazione politica”. Sono queste le proposte di Italia Viva, firmate dalla deputata Maria Elena Boschi, per modificare la delibera della commissione di Vigilanza Rai che dovrà stabilire le nuove regole per la par condicio televisiva durante la campagna elettorale per le Europee.
Cinque emendamenti (sulla decina in totale) che sono stati firmati proprio dalla vicepresidente della commissione Boschi e saranno depositati oggi quando, dopo l’audizione del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella, scadranno i termini per presentare le proposte di modifica. In attesa di quelli della maggioranza di destra, la proposta che sta creando più perplessità è quella di Italia Viva: il partito di Matteo Renzi, infatti, vuole modificare il regolamento applicando le regole della par condicio televisiva anche ai giornalisti.
La prima proposta chiede di modificare l’articolo 2 della delibera che riguarda i programmi Rai in periodo elettorale. Se nella delibera si parla già di garantire spazio a giornalisti di “sensibilità culturali diverse”, Boschi chiede di rendere ancora più dura la normativa: “Qualora il format della trasmissione preveda interventi a sostegno di una tesi ai fini dell’agenda politica –si legge nell’emendamento firmato dalla deputata renziana – è necessario garantire uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di punti di vista alternativi sugli stessi temi”. Obiettivo dichiarato nero su bianco: assicurare la “completezza e l’imparzialità dell’informazione”. Non è chiaro però come si facciano a stabilire i “punti di vista alternativi” tra i giornalisti e chi debba farlo.
Ma Boschi non si ferma qui: l’altra proposta è quella di applicare tutte le regole della par condicio anche ai giornalisti, paragonati agli esponenti politici che si candidano per un seggio al Parlamento europeo o che vogliano fare campagna elettorale per la propria lista. Quindi nessuna presenza negli spazi legati alla comunicazione politica e stessi tempi di parola nei programmi di informazione. Altri tre emendamenti della deputata renziana, inoltre, prevedono una soluzione ancora più drastica: che in tutti i programmi Rai – di informazione e non solo – non sia ammessa la partecipazione anche di giornalisti, al pari di quella “di candidati ed esponenti politici”.
Una tesi che è stata ribadita dalla stessa fedelissima di Matteo Renzi nell’ultima seduta della commissione di Vigilanza Rai di martedì scorso. La vicepresidente, oltre a chiedere che l’ordine di interviste dei candidati sia fatto tramite sorteggio, ha rivendicato “l’esigenza che non sia ammessa la partecipazione di giornalisti o di opinionisti o comunque di soggetti che abbiano una chiara connotazione politica” nei programmi di informazione Rai in campagna elettorale.
Proposte che saranno depositate oggi dopo l’audizione di Lasorella voluta dalla maggioranza di centrodestra per prendere tempo. In particolare, come ha raccontato Il Fatto giovedì scorso, i parlamentari di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno chiesto di rinviare la discussione per risolvere il “caso Maggioni”: la conduttrice del programma In Mezz’Ora difficilmente potrebbe rispettare le regole della par condicio in sole quattro puntate e così si sta studiando una norma per derogare a questi obblighi solo per il format di Rai3. Oggi, dopo l’audizione di Lasorella, se ne saprà di più. Anche sulla possibilità di successo degli emendamenti renziani.
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