L’inquinamento da plastica è arrivato a livelli allarmanti, ma il Masaf consente guanti e imballaggi monouso in materiale plastico per il programma “Frutta e verdura nelle scuole”. Da un lato il ministero promuove un provvedimento che punta a migliorare la dieta dei bambini, dall’altro, però, ignora totalmente l’emergenza ambientale e resta sordo alla richiesta di Marevivo di non utilizzare confezioni usa e getta (i cosiddetti flow-pack), e guanti in plastica per la somministrazione di questi prodotti. Una decisione pericolosamente anacronistica, di cui veniamo a conoscenza soltanto adesso, che sembra evidenziare la scarsa attenzione di questo governo alle tematiche ambientali, dando un segnale contraddittorio ai bambini. Tutto questo nonostante le ripetute rassicurazioni arrivate dal ministero che i nostri suggerimenti sarebbero stati recepiti. Ancor più la decisione del Masaf risulta contraddittoria alla luce dei percorsi avviati e dei grandi sforzi finora compiuti dalle scuole per diventare plastic free.
La Fondazione Marevivo esprime profonda preoccupazione per il Decreto del 7 febbraio 2024 emanato dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per il programma “Frutta e verdura nelle scuole” per l’anno scolastico 2023/2024, perché rappresenta un passo indietro nella lotta all’inquinamento da plastica e non promuove uno stile di vita sostenibile. La posizione del ministro Lollobrigida ci appare incomprensibile, tanto più in una fase storica in cui l’Unione europea spinge con forza verso tipologie di imballaggi sostenibili risultando altamente diseducativa.
Il ricorso a confezioni monouso in plastica, molte delle quali non riciclabili, non è per giunta giustificabile da questioni legate alla tutela della salute. Non vi è infatti alcuna ragione scientificamente valida che giustifichi la somministrazione di frutta e verdura incellofanata e distribuita con guanti monouso. “Al contrario, numerosi studi hanno dimostrato che conservare gli alimenti nella plastica può comportare il rilascio di nano e micro particelle dannose negli alimenti stessi, con conseguenze negative sulla salute umana”, dichiara il prof. Antonio Ragusa, tra i primi al mondo ad aver trovato tracce di microplastiche nei tessuti della placenta delle donne e nel latte materno, membro del comitato scientifico di Marevivo, direttore della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna e professore presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Ogni anno nel mondo si producono 450 milioni di tonnellate di plastica, di cui si stima che il 50% sia costituito da imballaggi usa e getta, e che oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vadano a finire nei nostri mari e oceani, il cui inquinamento è causato per l’80% dalla plastica.
Ciascun cittadino dell’Unione europea genera oltre 180 chili pro capite di rifiuti da imballaggi. Proprio per questo, per contrastare l’utilizzo di imballaggi in plastica monouso per il confezionamento di frutta e verdura, la Fondazione Marevivo assieme a Zero Waste Italy ha dato vita alla campagna #BastaVaschette. Non è forse un paradosso che proprio dal ministero arrivi un forte impulso in senso contrario, in un momento storico in cui il sentimento diffuso dell’opinione pubblica spinge affinché la politica adotti modelli economici e pratiche sostenibili. Marevivo si chiede se non vi sia l’implicita volontà di difendere interessi economici a scapito del già compromesso ecosistema marino e della salute umana.