La guerra sulla par condicio è scoppiata e si combatterà colpo su colpo dentro la Rai. Dove c’è parecchio malcontento, a sinistra ma non solo, per le nuove regole sugli spazi e i tempi di parola degli esponenti politici in vista delle Europee. La maggioranza di governo, infatti, per blindare meglio la propria propaganda politica, ha presentato emendamenti che favoriscono chi è a Palazzo Chigi a discapito delle forze di opposizione. Ieri è intervenuta anche l’Usigrai. “Gli emendamenti alla delibera Agcom per garantire maggiore spazio ai partiti di maggioranza sono in contrasto assoluto col ruolo imparziale dell’informazione, specie nel servizio pubblico”, sostiene il sindacato dei giornalisti.
Alcuni cronisti della tv pubblica fanno notare “la vaghezza delle nuove regole che, se approvate, lascerebbero troppo spazio alle interpretazioni”. E, quando questo accade, “alla fine si decide per la scelta più opportuna che quasi mai è quella più corretta”. Questo accadrebbe “proprio nel periodo in cui i cittadini, in vista del voto, dovrebbero essere informati meglio”. Si sottolinea, inoltre, anche la “difficile applicabilità”, perché rischia di essere assai complicato distinguere sempre se un esponente di governo sta parlando in veste “istituzionale” o “politica”. Sulla questione interviene Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti. “Ormai siamo a un passo dall’Eiar: il passaggio definitivo dal servizio pubblico a quello di Stato e di governo. A questo esecutivo non basta aver occupato in Rai tutto l’occupabile, ora si lavora anche a norme per piegare la par condicio alla propaganda di governo”, attacca.
L’emendamento più criticato è il 4.13, dove si dice che i programmi di approfondimento saranno tenuti a “garantire la più ampia possibilità di espressione” fatto salvo “il principio della notiziabilità giornalistica”, ma soprattutto “la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. Ma a far discutere è anche il 4.8, definito il “salva-Petrecca”, che consente a Rainews di mandare in diretta comizi elettorali “considerati, con sigla apposita, distinti dalle edizioni dei tg della testata”. In passato il direttore Paolo Petrecca è stato attaccato e convocato in Vigilanza per aver trasmesso interi comizi di Meloni in veste di leader politica. “Così la nostra testata diventerebbe il megafono dei leader di governo: quella che si era delineata come una preoccupante deriva diventerebbe una realtà istituzionalizzata”, sottolinea proprio il cdr di Rainews. “Se i comizi in diretta non li trasmette Rainews, chi mai dovrebbe trasmetterli? È chiaro che faremo finestre su tutti i leader”, risponde Francesco Palese, segretario del sindacato di destra Unirai e cronista di Rainews. “Sul resto – conclude Palese – mi pare ovvio che l’informazione istituzionale vada distinta dal resto”. Sì, ma “questa distinzione nella par condicio già esiste, ribadirla con un emendamento apposito da parte della maggioranza sembra nascondere ben altro”, osserva l’ex parlamentare di Iv Michele Anzaldi.
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