TRAGEDIA ALLA CENTRALE DI SUVIANA, POCHE SPERANZE PER I QUATTRO DISPERSI. L’AD DI ENEL GREEN POWER: “ERANO LE MIGLIORI DITTE”, MA I SINDACATI PUNTANO IL DITO SUI SUBAPPALTI. Sono sempre più scarse le speranze di trovare altri superstiti dentro la centrale idroelettrica del lago di Suviana, a Bargi nell’Appennino Bolognese. L’acqua sale, ha sommerso i piani dove è avvenuta l’esplosione e si troverebbero i 4 operai dispersi. C’è un problema di visibilità e di pressione dell’acqua, che al momento ha riempito il nono e decimo piano sotto il livello del lago e sta entrando all’ottavo. Gli stessi soccorritori rischiano, raccontano i Vigili del Fuoco, così nel pomeriggio le attività di ricerca dentro la struttura sono state sospese. Sul posto sono arrivati i parenti dei dispersi, oltre alle autorità e ai dirigenti della Enel Green Power che gestisce l’impianto (che ha fatto le sue condoglianze. Cinque i feriti e tre i morti accertati, tra i quali uno di 73 anni: età da pensione, è stato subito fatto notare, ma secondo fonti locali era l’unico del team di operai a conoscere la struttura della centrale. (Chi sono i quattro dispersi). La squadra di 15 operai (8 si sono salvati) dipendenva da ditte esterne. La Cgil accusa: “Non si sa quali sono le aziende di cui erano dipendenti i lavoratori. Poi scopriamo che uno è un pensionato di 73 anni, una partita Iva: che mondo del lavoro è?”. L’ad di Enel Green Power Salvatore Bernabei ha garantito che le aziende scelte per operare i lavori di collaudo di una nuova turbina erano le migliori: “I subappalti? Bisogna chiedere ai contractor, che a loro volta possono rivolgersi ad altri specialisti, perché i lavori che stavamo facendo qua sono lavori che si possono fare solo da parte di specialisti”. Domani a Bologna si terrà uno sciopero e una grande manifestazione contro le morti sul lavoro indetti da Cgil e Uil, mentre è partita l’inchiesta della Procura. Sul Fatto di domani approfondiremo la questione dei subappalti e della sicurezza sul lavoro.
PONTE SULLO STRETTO, L’OPERA SENZA PROGETTISTA FA GIÀ LITIGARE GLI ADDETTI AI LAVORI. Mentre il ministro Salvini ha dichiarato stamattina” che “ci sono stati passi in avanti sul raddoppio ferroviario Messina-Catania, che sarà uno dei tasselli fondamentali del corridoio Ten-T che comprenderà anche il Ponte sullo Stretto”, abbiamo visto come, in realtà, al di là dei soldi stanziati e degli espropri previsti, il mega-progetto che dovrebbe collegare Reggio Calabria a Messina non ha ancora nemmeno un progettista. Carlo Di Foggia ha raccontato sul giornale di oggi il paradossale rimpallo tra le società quando si chiede loro di poter parlare con il responsabile del progetto. Dopo molta insistenza, è arrivato un virgolettato di poche righe di “Henrik Andersen, Senior Project Director” che spiega che la società ha lavorato al progetto del 2011 e alla revisione nel ’23. “Non vediamo l’ora di completare la progettazione (…) Con i suoi 3.300 metri, il Ponte di Messina supererà tutti i limiti imposti dalle dimensioni dei ponti”. Nulla di più. Ma il problema non è solo questo: l’analisi costi-benefici dell’opera, consegnata in Parlamento, ha evidenziato il danno economico per la società, visto che si è verificata una sovrastima dei benefici ambientali e una sottostima dei costi. Costi che comprenderanno anche gli espropri. Come vi racconteremo sul Fatto di domani, nonostante la propaganda salviniana il Ponte è un’opera che sta già facendo litigare anche gli addetti ai lavori. E dalla Calabria arriva una storia emblematica rispetto alla gestione del progetto.
GIORGIA, DOMANI A PALERMO. LA QUESTIONE MORALE DEL CENTRODESTRA. Una politica compiacente agli interessi privati, o personali, e che non persegue il bene pubblico. Fratelli d’Italia è solo l’ultimo dei partiti ad avere esponenti locali coinvolti in indagini per voto di scambio, corruzione o concorso in associazione mafiosa nei casi peggiori. Il caso in questione è quello dell’ex consigliere di Palermo Mimmo Russo, esploso ieri. Dopo aver fatto l’elenco degli scandali che hanno riguardato i ras locali del Parito Democratico (a partire dall’ultimo caso di Torino), sul Fatto di domani faremo la mappa della questione morale della destra, da nord a sud. “L’aggravante è che sono al Governo e anziché cambiare le cose e rafforzare – come abbiamo fatto noi – le norme contro voto di scambio e corruzione, spuntano le armi a chi il malaffare lo combatte. O propongono – come ha fatto Fratelli d’Italia – norme vergognose per dare incarichi ai condannati per corruzione negli enti locali”, ha attaccato oggi Giuseppe Conte. Nel frattempo a Bari il 5S affronta il problema di Michele Laforgia, che ieri ha rimesso la sua candidatura nelle mani dei partiti che l’hanno sostenuto, dopo la spaccatura con i dem. Torneremo anche sul tema delle modifiche alla par condicio votate ieri dalla destra in commissione Vigilanza Rai. Le opposizioni e il sindacato dei giornalisti Usigrai denunciano la volontà di introdurre un “regime mediatico” dove al governo saranno garantiti spazi sbilanciati rispetto alle opposizioni. Sul giornale di domani vedremo nei dettagli come funziona.
GUERRA A GAZA. HAMAS RIGETTA LA PROPOSTA ISRAELIANA PER IL CESSATE IL FUOCO. GANTZ: “ENTREREMO A RAFAH”. RAID SU UN’AUTO, UCCISI TRE FIGLI DI HANIYEH. Teheran e Tel Aviv si sfidano a distanza. Dopo l’attacco al consolato iraniano a Damasco la settimana scorsa, oggi la guida suprema Ali Khamenei ha ribadito la promessa di vendicarsi. Gli ha risposto immediatamente il ministro degli Esteri Israel Katz: “Se l’Iran attacca dal suo territorio, Israele reagirà e attaccherà in Iran”. Intanto l’Idf prosegue le operazioni a Gaza, nel giorno della festa di fine Ramadan, l’Eid al-Fitr. Secondo fonti della Striscia, riprese dai media israeliani, tre figli e tre nipoti del leader di Hamas all’estero Ismail Haniyeh sono stati uccisi in un attacco israeliano. Lo stesso Haniyeh lo ha confermato dal Qatar in un’intervista al network di stato Al-Jazeera e ha affermato che l’evento non modificherà le posizioni della sua organizzazione. Il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha ribadito l’impegno del governo israeliano ad entrare a Rafah, dove sono sfollati un milione e mezzo di palestinesi. La tensione torna a salire anche tra Washington e Tel Aviv. Il presidente Usa Joe Biden ha dichiarato in un’intervista che Benjamin Netanyahu sta commettendo “un errore” rispetto alla gestione della Striscia. E ha aggiunto che gli abitanti di Gaza devono deve avere “accesso totale al cibo e alle medicine”. In una risposta indiretta, il governo di Tel Aviv ha fatto sapere che sta rivedendo l’idea di aprire il valico di Eretz, per paura che i manifestanti oltranzisti israeliani blocchino i camion di aiuti come è già successo. L’esercito starebbe valutando l’apertura di un altro varco. Sono di nuovo in stallo i negoziati per una tregua. Hamas ha rigettato la proposta americana, che aveva faticosamente ottenuto il nulla osta israeliano. E ha annunciato che pubblicherà una propria “road map”. Il problema principale che impedisce ad Hamas la trattativa, secondo il Wall Street Journal che ha dato la notizia, è che manca nella proposta la fine della guerra nella Striscia. Ma ce ne sarebbe anche un altro più pratico: gli islamisti hanno dichiarato di non essere in grado di identificare e rintracciare i 40 ostaggi israeliani in vita necessari per la prima fase dell’accordo del cessate il fuoco. Sul Fatto di domani leggere i nostri aggiornamenti sul conflitto.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Caso Open, la Camera nega l’autorizzazione ai sequestri: chat e mail di Bonifazi, Lotti e Boschi inutilizzabili. Come previsto, l’Aula di Montecitorio ha detto no ai magistrati di Firenze sui sequestri dell’indagine sulla fondazione Open. Ai fini del processo non saranno utilizzabili mail e chat Whatsapp dei deputati renziani Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, nonché dell’ex onorevole Luca Lotti, rinvenute nel 2019 dai pm sui dispositivi di due finanziatori di Open (Vincenzo Manes e Marco Carrai) e nell’ambito della perquisizione disposta nello studio legale del presidente della fondazione, l’avvocato Alberto Bianchi.
Ucraina, i russi avanzano ancora nel Donetsk. Le forze russe hanno catturato il villaggio di Pervomaiske nella regione orientale di Donetsk, dove i combattimenti duravano da un anno e mezzo. Continuano bombardamenti da entrambe le parti: nella notte sono state segnalate esplosioni nelle regioni di Odessa, Mykolaiv e a Zaporizhzhia. L’Ue sta preparando un 14° pacchetto di sanzioni contro Mosca, mentre Zelensky in un’intervista a Politico invita Trump a Kiev e attacca Scholz per il rifiuto a fornire i missili a lungo raggio Taurus. La Svizzera ha annunciato una conferenza di pace il 15 e 16 giugno, a cui la Russia però non parteciperà (“è un progetto americano”).
L’Ue approva il patto su asilo e migrazioni. Nonostante l’opposizione da sinistra e da destra, il blocco di maggioranza al Parlamento europeo ha approvato il Patto per la Migrazione e l’Asilo: “Abbiamo fatto la storia, dopo più di dieci anni di lavoro. Ma abbiamo mantenuto la parola data e trovato un equilibrio tra solidarietà e responsabilità”, ha detto su X la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. Per Amnesty è “un’occasione persa”.
Terrorismo, a Parigi mille agenti per Psg-Barcellona. Misure di sicurezza eccezionali sono state adottate intorno allo stadio Parco dei Principi di Parigi a causa delle minacce dell’Isis per la partita di Champions League Psg-Barcellona, in programma stasera alle 21. Saranno dispiegati un migliaio di agenti di polizia e impiegati mezzi tecnici speciali come droni per il rilevamento. Ieri il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha presieduto una riunione sull’evento con funzionari delle forze di sicurezza francesi.
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