Battaglia fino a sera inoltrata in Vigilanza Rai, con la seduta interrotta e poi ripresa, per consentire tentare di trovare un’intesa sugli emendamenti alla delibera sulla par condicio, e in particolare sul cosiddetto “lodo Fazzolari”, la proposta a firma Filini, Bergesio e Lupi che attribuisce ai membri dell’esecutivo maggiore spazio per comunicazioni di natura istituzionale (emendamento 4.7), inserendo anche un obbligo nei programmi d’informazione a dare conto di quello che fa il governo (emendamento 4.13). Punti contestati dalle opposizioni ma pure da Forza Italia, forse svantaggiata in quanto a ministri di peso (Tajani a parte), con Maurizio Gasparri a sottolineare che “la maggioranza non può essere cancellata per dare spazio al governo”. L’intesa si trova in zona Cesarini, con la riformulazione dell’emendamento 4.7 da parte di Maurizio Lupi, con l’aggiunta di un riferimento alle leggi del ’93 e 2000. Secondo la legge del ‘93, “nelle trasmissioni di informazione la presenza di membri del governo deve essere limitata esclusivamente all’esigenza di assicurare completezza e imparzialità dell’informazione”.
Anche se a un certo punto si era anche pensato di tornare al testo base della delibera Agcom, che già garantisce al governo spazio “fuori sacco” per la comunicazione istituzionale, come in mattinata aveva chiesto la presidente Barbara Floridia. “La presenza del governo va circoscritta a eventi eccezionali”, ha ribadito Mariastella Gelmini (Azione). Per il dem Stefano Graziano “il governo ha sempre avuto la possibilità di intervenire, quindi l’emendamento non è spiegabile se non con la volontà di allargare le maglie della maggioranza”. Del resto, come rivelato dal Fatto, la proposta è stata studiata a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari, braccio armato di Giorgia Meloni anche sulla Rai. Proprio per studiare meglio la pratica il centrodestra aveva chiesto alla Vigilanza più tempo per approvare la delibera. Per allungare il brodo era stata chiesta l’audizione del presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, e dell’Osservatorio di Pavia.
Se sul “lodo Fazzolari” c’è stato un mezzo passo indietro, il centrodestra porta a casa in toto il “salva Petrecca”, ovvero la norma che consentirà a Rainews di trasmettere i comizi dei leader per intero, con sigla apposita. È invece rimasto lettera morta l’emendamento di Maria Elena Boschi che voleva imbavagliare con la par condicio anche i giornalisti. L’ex ministra ci ha riprovato anche ieri mattina, sostenendo che nei programmi “bisogna distinguere tra i giornalisti che fanno domande e quelli che, con le loro tesi, danno solo risposte, e spesso vengono pagati e sono rappresentati da agenti”. Su questo fronte Boschi ha cercato sponde a destra, ma non ne ha trovate abbastanza. “Come si fa a incasellare un giornalista sotto un partito o una lista?”, si sono chiesti parlamentari di maggioranza e opposizione. “L’emendamento Boschi non si vota”, taglia corto Lupi in Transatlantico a metà pomeriggio. La Commissione di vigilanza ricomincia alle 20.15, ma subito viene interrotta: il centrodestra vuole più tempo per riunirsi e decidere. “Nel merito la questione è risolvibilissima…”, sussurra ancora Gasparri. La soluzione ce l’ha in tasca Lupi e forse sarà quella.