SANTANCHÈ INDAGATA ANCHE PER FALSO IN BILANCIO, CHIUSO IL SECONDO FILONE SU VISIBILIA. La Procura di Milano ha chiuso il filone di inchiesta sul dissesto di Visibilia, tra gli indagati figura Daniela Santanchè. Alla ministra del Turismo, presidente di Visibilia Editore fino al gennaio 2022, i pm contestano il falso in bilancio. Gli indagati sono venti, tra cui tre società, la sorella, il compagno Dimitri Kunz e l’ex compagno della ministra Canio Mazzaro. Secondo la Procura di Milano, avrebbero messo in atto un “disegno criminoso” per esporre “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” relativi ai bilanci dal 2016 al 2022 delle società Visibilia Editore, Visibilia srl in liquidazione e Visibilia Editrice srl. Questo con il fine di indurre “in errore” i soci e il mercato e procurarsi “un ingiusto profitto”, a partire dalla “prosecuzione dell’attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite”. Ma Santanchè, raggiunta dalla notizia mentre era a Siracusa per gli stati generali del cinema, ha scelto ancora la strategia del muro di gomma: “Andiamo avanti in assoluta tranquillità. Ho fiducia nella magistratura che fa il suo lavoro. Non aggiungo altro”, ma poi dice che un avviso di chiusura indagini non è una notizia. “Se ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio vedremo. Ci sono l’accusa e la difesa, no?”. In altre parole, niente dimissioni. L’indagine si aggiunge a quella, definita nelle scorse settimane, in cui la senatrice di FdI è invece accusata di truffa aggravata all’Inps per la gestione della cassa integrazione nel periodo del Covid. “Quanto ancora dobbiamo aspettare o cosa altro deve accadere perché la ministra Santanchè si dimetta? Le ipotesi di accusa sono molto gravi, le istituzioni devono essere protette dal fango. Si difenda nei Tribunali ma lasci il ministero”, ha dichiarato appena appresa la notizia Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, e a ruota tutte le opposizioni sono tornati a chiedere le dimissioni. La nostra petizione su IoScelgo va avanti.
LA CARICA DI DESTRA E AZIONE CONTRO INTERCETTAZIONI E I GIORNALISTI. C’è un’altra puntata della saga degli assalti del partito dell’impunità al nostro ordinamento giudiziario. Nei 180 emendamenti presentati al ddl sulla Cybersicurezza in esame alla Commissione giustizia della Camera, Enrico Costa di Azione ha presentato una sfilza di proposte che tendono a limitare le indagini sui politici e imbavagliare i giornalisti che ne danno conto. Un emendamento propone di impedire l’uso dei troyan, (i captatori informatici usati per intercettare gli smartphone), nelle indagini sui reati contro la Pubblica Amministrazione, tra cui la corruzione. Un’altra limitazione punta a evitare che anche per i reati di cybersicurezza bastino i “sufficienti indizi di reato” per intercettare, come nei casi di mafia e terrorismo. E poi carcere da sei mesi a tre anni i giornalisti, o chiunque altro, pubblichi “in tutto o in parte” informazioni acquisite tramite accessi abusivi, “conoscendone la provenienza illecita”. Per fare un esempio, in questo modo sarebbe vietata la pubblicazione rivelazioni come quelle contenute nei documenti di Wikileaks. Secondo fonti parlamentari, la maggioranza di destra vorrebbe dare parere favorevole. Sul Fatto di domani analizzeremo la portata di queste proposte. Nel frattempo, l’Agcom ha ignorato le mire della maggioranza sulla riforma della par condicio e ha approvato senza modifiche la delibera per le tv private. È scomparsa insomma la formula studiata dalla destra per assicurare più spazio di parola al governo. Martedì prossimo invece si terrà una riunione di maggioranza sugli emendamenti presentati a sorpresa dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione, che propongono di inasprire le multe per i giornalisti e reintrodurre anche il carcere.
A TORINO, 12 MILA IN PIAZZA PER SALVARE IL LAVORO. CRONACA DALLO SCIOPERO DEI METALMECCANICI. A due giorni dalla visita dell’ad di Stellantis Carlos Tavares al sito di Mirafiori, con l’annuncio di 100 milioni di investimenti per la produzione di batterie ma nessun nuovo modello in produzione, a Torino oggi 10 mila persone (tra cui organizzazioni studentesche e politica) sono scese in piazza con i sindacati per chiedere il rilancio dell’automotive e della fabbrica di Mirafiori. I metalmeccanici hanno scioperato per 8 ore, per la prima volta insieme dopo 15 anni. Il piano di Stellantis è ritenuto insufficiente per garantire il lavoro a uno stabilimento in profonda crisi, tra cali di produzione e cassa integrazione. “Non c’è più tempo, perché i problemi già ci sono. Mentre qui le lavoratrici e i lavoratori sono in cassa integrazione, aumenta lo stipendio dell’amministratore delegato e si distribuiscono dividendi”, ha detto Michele De Palma della Fiom parlando con gli inviati del fattoquotidiano.it al corteo. Rocco Palombella della Uilm ha aggiunto: “Tavares ricatta i lavoratori dicendo che se arriva un competitor cinese chiude, perché ha la possibilità di produrre già oggi un milione di auto e non lo fa”. Sul Fatto di oggi abbiamo analizzato le ragioni di queste scelte, dettate dall’aumento dei dividendi per la famiglia Agnelli-Elkann. Sul Fatto di domani leggerete una cronaca dalla manifestazione torinese di oggi, con un commento di Ettore Boffano. Intanto, il giorno dopo lo sciopero generale contro le stragi sul lavoro il governo prende altro tempo sulle norme che dovrebbero rafforzare la sicurezza, rinviando a futuri decreti la messa in opera dell’attesa norma sulla patente a punti nei cantieri.
PUGLIA, DOPO GLI SCANDALI IL FRONTE PROGRESSISTA AL CAPOLINEA. Il fronte progressista del centrosinistra a Bari va verso la rottura definitiva in vista delle Comunali di giugno. Non si trova un terzo nome, unica opzione che avrebbe potuto ricomporre il quadro dopo l’annullamento delle primarie e la bufera giudiziaria in corso. Anzi, secondo fonti riportate dall’Ansa le interlocuzioni sono in una fase di stallo. Nei giorni scorsi il candidato Michele Laforgia ha rimesso nelle mani dei partiti che lo sostengono la sua candidatura, ma quasi tutti hanno confermato il loro appoggio: dal M5s ai socialisti, sino a tutti i partiti e i movimenti che si riconoscono nella Convenzione per Bari 2024. Non hanno ancora sciolto il nodo Sinistra italiana e Italia Viva, con i primi impegnati nei giorni scorsi a dialoghi con il Pd per individuare un candidato comune. I democratici di Elly Schlein continuano a sostenere Vito Leccese. Oggi il governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini ha auspicato una “ripartenza” della giunta regionale guidata da Michele Emiliano: “Emiliano è una persona per bene. Ma è evidente che di fronte a certi fatti, serve una ripartenza con delle novità che andrebbero condivise con Schlein e Conte. Serve un fatto nuovo per ripartire e per dare ordine alla conclusione della legislatura”. E non fa mancare una stoccata contro la segretaria (a cui ha conteso lo scettro alle primarie di partito): “In tutte le grandi famiglie può esserci qualcuno che sbaglia, l’importante è avere velocità nella capacità di reazione”. Schlein ci ha messo molti giorni a reagire alla vicenda, è il sottotesto. Quanto alla ripartenza, per Michele Emiliano (che ha parlato con Silvia D’Onghia sul Fatto di oggi) sembra esserci già stata: “La mia giunta non ha alcuna connessione con i fatti che si sono verificati, non è interessata dalle indagini. È stata coinvolta solo Anita Maurodinoia, ma non per la sua attività di assessora ai Trasporti. Si è dimessa: quindi l’azzeramento è già avvenuto”, ha dichiarato il governatore pugliese. Sul Fatto di domani leggerete altri aggiornamenti.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Strage di Suviana, recuperato il corpo dell’ultimo disperso. Le vittime sono sette. È stato recuperato il corpo dell’ultimo lavoratore disperso nell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi al lago di Suviana. Mancava all’appello il 68enne napoletano Vincenzo Garzillo. Uno dei feriti è dichiarato fuori pericolo. Le autorità hanno acquisito i dati del sistema di controllo della centrale, una sorta di scatola nera, nella speranza di accertare le cause e la dinamica dell’incidente.
Gli Usa avvertono: “Attacco dall’Iran a Israele in arrivo”. Tel Aviv: “Pronta risposta appropriata”. Fonti americane hanno lanciato un allarme riguardo un imminente attacco da Teheran contro Israele, per vendicare il raid sull’ambasciata iraniana a Damasco del 1 aprile, che ha ucciso 11 persone tra cui alcune guardie rivoluzionarie. Le cancellerie occidentali hanno limitato i viaggi verso Israele dei loro cittadini, Parigi ha anche ritirato i suoi diplomatici da Teheran. “La minaccia dall’Iran contro Israele è ancora presente, reale e credibile. Gli Stati Uniti faranno di tutto per aiutare gli israeliani a difendersi”, ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha parlato di “appropriata risposta” nel caso accada.
Il giovane Berlusconi, una serie di omissioni. Sul Fatto di domani la nostra analisi della serie Netflix uscita l’altro giorno sull’ascesa del Cavaliere, dove si dimenticano tutti i guai giudiziari e i punti oscuri del successo di B.
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Disforia di genere, l’autorevole rapporto Uk: cautela sulla triptorelina, mancano studi scientifici
di Sabrina Provenzani
Mercoledì scorso è stata finalmente pubblicata la Cass review, il rapporto sull’inchiesta indipendente sui servizi di assistenza per minori trans e gender non-conforming forniti dall’NHS England, il sistema sanitario nazionale inglese (Scozia, Irlanda del Nord e Galles hanno autonomia nel comparto sanitario, anche se esiste una coordinazione).
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