L’intervista

Cantarella (Lega): “Avevo avvertito Salvini: è gentaglia. Lui non mi ha più risposto al telefono”

Fu tra i fondatori del Carroccio a Palermo - Espulso: “Durante il direttivo regionale, a fine del 2023, ho preso la parola per dire che da coordinatore provinciale dovevo firmare liste fatte da un altro. Mi dimisi dicendo che così procedendo avremmo fatto una brutta fine”

18 Aprile 2024

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“Nel partito siciliano fa tutto Luca Sammartino”, così indica subito Fabio Cantarella, fondatore della Lega in Sicilia ma espulso da poco dal Carroccio per avere criticato Salvini, sollevando la questione morale proprio sul ras dei consensi da oggi sospeso perché accusato di corruzione aggravata. “Ho espresso una critica a Salvini proprio su Sammartino e tutte le persone con procedimenti penali in corso che stavamo imbarcando, parlando di “big intercettati col boss”: poi con quale coerenza andiamo alle commemorazioni di Falcone e Borsellino? Questo ho detto in un’intervista (pubblicata da La Sicilia lo scorso 7 marzo, ndr) e mi è valsa la richiesta di espulsione dal partito”. E’ un fiume in piena Fabio Cantarella. Messo alla porta dalla Lega, lui che ne ha firmato lo Statuto assieme a Stefano Candiani e Stefano Borghesi. Ma da quando ha fatto il suo ingresso il ras delle preferenze, Luca Sammartino, per Cantarella è tutto cambiato. E adesso non risparmia i “ve lo avevo detto”.

A chi lo aveva detto?
“L’ho detto a Durigon appena insediato (Claudio, attuale commissario della Lega in Sicilia, ndr) e l’ho detto a Salvini in più occasioni”.

Cos’ha detto esattamente?
“Matteo scusami, ho detto, c’è questo deputato appena passato nella Lega da Sud Chiama nord, Salvatore Geraci, che si è autosospeso perché è accusato di avere tentato di ripristinare il percorso della processione che il questore aveva voluto deviare per evitare l’inchino al boss. C’è Sammartino con due processi in corso: Matteo stai mettendo dentro questa gentaglia che domani cambierà partito di nuovo e tu nel frattempo hai perso la base, quella che era sempre con te sui valori. Da quel momento in poi non mi ha più risposto”.

Solo per questo?
“No, in effetti, era già incazzato con me, perché durante il direttivo regionale, a fine del 2023, ho preso la parola per dire che io da coordinatore provinciale dovevo firmare liste fatte da un altro: così è illecito, così è come se facessi da prestanome. L’ho detto pubblicamente davanti agli altri dirigenti e commissari provinciali. Nelle ultime elezioni comunali a Catania ho scoperto che è stata addirittura candidata una persona con precedenti penali per rapina, non era mai successo prima. Io ho avuto i documenti per estrarre il casellario solo dopo che le liste erano state presentate e non è stato pubblicato. Ho fatto il passacarte di Sammartino, io che ero commissario provinciale ho firmato le liste fatte da un altro. E così a quella riunione regionale, con Matteo presente, mi dimisi dicendo che così procedendo avremmo fatto una brutta fine. Mio padre era colonnello, mio fratello è maresciallo, mio cognato pure: in famiglia non riesco a spiegare cosa sta succedendo nel partito”.

Cosa sta succedendo?
“C’è un problema di coerenza. Mi è stato chiesto di dimettermi da assessore nella giunta di Salvo Pogliese, a Catania, proprio per le strategie di Sammartino. Bene, ho fatto quel che mi è stato chiesto. Poi dopo la vittoria di Enrico Trantino, per la formazione della nuova giunta, Salvini ha fatto il mio nome durante una riunione, ha quindi indicato me come secondo assessore. Subito dopo però Sammartino lo convinse a ritirare il mio nome e fu fatto assessore Giuseppe Gelsomino, un consigliere comunale che aveva attaccato duramente la Lega. E io ho detto anche questo: attenzione che questi non sono voti nostri, sono persone che Salvini non lo vogliono neanche sentire nominare. Non sono voti che nascono da un consenso costruito sul territorio con le battaglie vere”.

Quindi lei ha avvertito Salvini, sulla questione morale, ed è stato messo alla porta?
“Succede che Salvini in quella riunione di fine 2023 a Palermo non mi guarda neanche in faccia, non risponde alle questioni che gli sottopongo. Ci mandavamo messaggi sempre, tutto quello che di importante stabiliva in Sicilia, mi scriveva o telefonava prima. Da quel momento in poi non mi ha più calcolato e non mi risponde più al telefono”.

Nel frattempo l’hanno espulsa.
“L’espulsione è ancora pendente, perché li ho diffidati. Lo Statuto è firmato da ma, Candiani e Borghesi e quello che hanno fatto è illegittimo”.

Ma non la chiamano più?
“Già da tempo non mi convocavano più alle riunioni, mi hanno invitato all’ultima, quella in cui hanno chiesto la mia espulsione”.

Adesso però si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa.
“Non lo dico perché sono di parte, arrabbiato. Me ne frego, sono avvocato, ho il mio lavoro. È la figura del cavolo che abbiamo fatto tutti. Da quel momento in poi una presa in giro continua, come se non avessimo la forza di esprimere un’opinione perché fa tutto Sammartino. Cioè il leader nazionale viene in Sicilia, dà un’indicazione su un assessore, poi esce dalla stanza e Sammartino gli fa cambiare indicazione: un leader nazionale che non può dare un’indicazione è umiliante. Il tempo mi ha dato ragione, si è avverato tutto”.

Salvini ha sbagliato tutto?
“Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. È ancora in tempo per fare e tornare a mettere la base, i militanti, al centro del progetto”.

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