EUROPEE, SCHLEIN RINUNCIA AL SUO NOME NEL SIMBOLO DOPO UNA RIVOLTA INTERNA AL PD (MA IL PROBLEMA È LA CANDIDATURA-TRUFFA). Sul Fatto lo abbiamo scritto: la pratica, comune a molti leader, di candidarsi alle europee per racimolare voti senza però la minima intenzione di andare a occupare il seggio al Parlamento europeo, lasciandolo a un altro nome in lista che magari i cittadini non hanno scelto, non fa bene alla democrazia e non è trasparente con gli elettori. La stessa opinione l’ha espressa Romano Prodi, ieri, a proposito della decisione della segretaria del Pd Elly Schlein di candidarsi capolista per il Pd nella circoscrizione centro e isole. Non è l’unica: si candideranno anche Giorgia Meloni per FdI e Antonio Tajani per FI. Il padre fondatore dell’Ulivo “ha parlato di ferita alla democrazia”. Il punto di vista della segretaria dem è opposto: “ Io ho la speranza di poter dare una mano a eleggere più persone possibile. Mi prendo questa responsabilità, anche se resterò in Italia per contrastare ogni giorno le politiche sbagliate del governo Meloni”, dice in una diretta Instagram. In lista ci sono da Lucia Annunziata a Marco Tarquinio a Cecilia Strada. Schein rinuncia però a mettere il suo nome nel simbolo del partito, ipotesi che nel Pd aveva scatenato una rivolta interna perché considerata una deriva personalistica. “Il Pd non fa marketing”, dice un ex di peso come Pierluigi Bersani. La destra ironizza: “C’è chi va fiero del proprio leader e chi no”. Sul Fatto di domani torneremo anche sul caso Bari, dove i dem locali si stanno disgregando dopo l’ondata di inchieste che hanno toccato l’amministrazione Decaro.
SCURATI E LA RAI: LA CATENA DI FALLIMENTI CHE HA PORTATO ALLA CENSURA DEL MONOLOGO. Sul monologo di Antonio Scurati su 25 aprile, antifascismo e governo Meloni, si è detto di tutto. Quello che si sa è che non è andato in onda, come doveva, nella trasmissione di Serena Bortone Chesarà (Rai3) perché all’ultimo è stato cancellato “per motivi editoriali”. Censura, hanno detto la conduttrice e il premio Strega autore di M. Il figlio del secolo. Su quanto è avvenuto ci sono ricostruzioni contrastanti. Secondo la Rai, lo scrittore avrebbe chiesto 1.800 euro per un testo da un minuto e mezzo, la Rai ne avrebbe offerti 1.500, lui avrebbe rifiutato e il vicedirettore che seguiva la trattativa avrebbe detto che visto che si trattava di promozione per la serie tratta dal libro in uscita, Scurati avrebbe potuto partecipare gratis. Tutto annullato. Secondo l’entourage di Scurati, invece, l’accordo sul prezzo era stato trovato ma la partecipazione è stata cassata per i suoi contenuti. sul Fatto di domani leggerete la nostra ricostruzione. Di sicuro c’è che sulla vicenda Giorgia Meloni ha provato a dare la linea ai vertici Rai. Vertici che sono convocati davanti alla Commissione di vigilanza il prossimo 8 maggio, ha comunicato oggi la presidente Barbara Floridia (M5S) Era un’audizione programmata, ma l’attualità la rende più urgente.
ELEZIONI IN BASILICATA, CENTRODESTRA IN LARGO VANTAGGIO: BARDI VERSO IL BIS. Il governatore uscente di Forza Italia, Vito Bardi, si avvia al bis come presidente della giunta regionale. Con 54 sezioni scrutinate su 682, il candidato delle destre è al 56% dei consensi. Lo sfidante del centrosinistra, Piero Marrese, resta indietro al 42,44%. Al terzo posto il civico Eustachio Follia con l’1,5. La vittoria di Bardi rispetterebbe il pronostico della vigilia: dopo l’harakiri del Pd sulla scelta del candidato, le chance del centrosinistra erano al lumicino. In base ai dati parziali, Fratelli d’Italia si conferma prima forza a destra con il 13,9%. Forza Italia supera la Lega con l’11,07, mentre il Carroccio si ferma al 7,86: dietro Calenda, con un lusinghiero 10,26. A sinistra, il Pd ottiene il 13,4% seguito dal M5s all’8,57 e Alleanza Verdi e Sinistra al 5,29. L’eco sulla politica nazionale è flebile rispetto alle due tornate regionali già in archivio del 2024, in Sardegna e Abruzzo, quando gli equilibri di governo e il destino delle opposizioni sembravano dipendere dalle urne locali. Certo, una sconfitta in Basilicata sarebbe uno smacco per Meloni e il centrodestra: infatti la premier, con Tajan e Salvini, hanno presenziato al comizio di chiusura a Potenza il 19 aprile. Il resto lo ha fatto l’autolesionismo del centrosinistra con il balletto sul suo candidato: prima Angelo Chiorazzo bocciato da Conte; poi l’oculista Domenico Lacerenza, ingaggiato e bruciato in 48; infine la scelta di Piero Marrese, avvocato, ricercatore e presidente della provincia di Matera (sostenuto da Pd, M5s, Avs e liste civiche). Il centrodestra si è presentato compatto alle urne, incassando anche il sostegno di Calenda e Renzi. Già dopo la chiusura dei seggi alle 15, il vantaggio di Bardi è apparso granitico: i primi instant poll lo accreditavano tra il 53 e il 57%, con Marrese tra il 41 e il 45%. Il primo dato certo è quello dell’affluenza: ha votato un elettore su due – il 49,80% dei 568 mila lucani chiamati alle urne – un passo indietro rispetto al 53% del 2019 (ma andò peggio nel 2013 con il 47,6%). Sul Fatto di domani vi racconteremo le urne lucane.
ISRAELE, I GENERALI SI DIMETTONO. L’OPPOSIZIONE: “IL PREMIER NETANYAHU FACCIA LO STESSO”. Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid torna all’attacco del governo prendendo spunto dalle dimissioni di Aharon Haliva, responsabile dell’intelligence militare Aman, a cui sono seguite quelle del capo del Comando Centrale dell’Idf, Yehuda Fuchs che lascerà l’incarico ad agosto. Il generale Haliva si è assunto la responsabilità di non aver saputo prevenire il massacro del 7 ottobre firmato da Hamas, quando i fondamentalisti hanno ucciso 1.200 persone e catturato centinaia di ostaggi, parte dei quali restano prigionieri nei tunnel della Striscia. Lapid sui social sottolinea: “Il ritiro del capo dell’intelligence militare è giustificato e onorevole. Sarebbe stato opportuno che il primo ministro Netanyahu facesse lo stesso”. Ma il primo ministro non ci pensa proprio, nonostante le massicce manifestazioni di piazza che chiedono il suo allontanamento e nuove elezioni. Netanyahu conferma che la Pasqua ebraica non fermerà l’azione di Israele nella Striscia: “Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l’unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria”. Il premier si riferisce all’operazione dentro Rafah, dove, oltre ai battaglioni di Hamas, si trova più di un milione di civili. Gli Stati Uniti hanno detto di essere contrari a questa soluzione e a molte decisioni del premier; in questi giorni hanno avviato sanzioni verso esponenti dell’ultra destra religiosa alleata di Netanyahu, e minacciato di procedere nello stesso modo verso il Battaglione Netzach Yehuda, accusato di violazione di diritti umani in Cisgiordania. Un ulteriore segnale di una spaccatura tra la Casa Bianca e il primo ministro israeliano. Sul giornale di domani ulteriori approfondimenti.
GUERRA RUSSIA-UCRAINA: AIUTI USA IN ARRIVO E KIEV PARLA DI NUOVO DI “VITTORIA”. MOSCA: “LE COSE SUL CAMPO NON CAMBIERANNO”. Soldati ucraini che tirano granate fumogene al nemico, al posto di quelle esplosive, perchè finite. Città che vengono tartassate dai bombardamenti russi, in mancanza di difesa aerea. L’Ucraina vive un momento difficile nel conflitto con Mosca e ora spera che i rifornimenti americani arrivino prima possibile. Il presidente Zelensky ha detto alla Nbc di vedere “una possibilità di vittoria” contro la Russia dopo l’approvazione di nuovi aiuti statunitensi. I primi rifornimenti – artiglieria e difesa aerea – potrebbero arrivare subito dopo il voto al Senato Usa, previsto per domani. Scorte di alcune munizioni sono già in Europa – ricorda il britannico Guardian – e potrebbero essere trasferite nell’arco di una o due settimane. Ma il tempo passa e i russi avanzano; Peskov, portavoce del Cremlino, è lapidario: “I nuovi aiuti Usa non cambieranno le cose”. Anche l’Italia entra in gioco: Kiev ha chiesto per la difesa aerea, oltre ai Patriot, il sistema Samp-T. Tajani, in Lussemburgo per il meeting dei ministri degli Esteri Ue, fa sapere che l’Italia farà il possibile: ma di date di consegna, Roma non ne fornisce. Sul Fatto di domani leggerete altre notizie sul conflitto nell’Est – la Polonia, che teme sempre le mire del Cremlino, con il suo presidente Duda si è detta disponibile ad ospitare testate nucleari della Nato, provocando la sorpresa del premier Tusk – e un approfondimento sul mercato delle armi che riguarda non solo quello clandestino nella guerra Russia-Ucraina. Secondo i dati dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), la spesa militare nel mondo ha toccato il record nel 2023, raggiungendo il record di 2,4 trilioni di dollari.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Torture al carcere minorile Beccaria, per il gip “pratica sistematica”. 13 agenti di polizia penitenziaria sono stati arrestati oggi e 8 sospesi con l’accusa di violenze sui minori detenuti nel carcere minorile milanese. Secondo la gip che ha emesso l’ordinanza, le violenze perpetrate all’interno della struttura erano “una pratica reiterata e sistematica”. Il procuratore di Milano Marcello Viola ha parlato di una brutta pagina per le istituzioni. Antigone aveva già lanciato l’allarme sulla struttura. Oggi ha pubblicato il suo report sui suicidi dei detenuti: in 16 mesi sono stati 101.
Caso dossier, ascoltato il direttore di Domani Fittipaldi. “Secondo Cantone sono state fatte richieste che per me sono verifiche di inchieste già partite. Per me chiedere informazioni non è reato, per Cantone potrebbe esserlo, vedremo”. Questo un passaggio dell’audizione di Emiliano Fittipaldi, direttore del quotidiano Domani, ascoltato in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia nell’ambito del filone sull’inchiesta di Perugia sul cosiddetto “dossieraggio”, che coinvolge il finanziere Pasquale Striano.
Mirafiori, contratto di solidarietà per 1.174 operai Stellantis (ex Fiat). Dal 23 aprile al 4 agosto le tute blu avranno un taglio allo stipendio di circa il 20%: è l’effetto del contratto di solidarietà con il rallentamento della produzione sulla linea della 500 elettrica, fino alla chiusura estiva. Un destino simile a quello dei 986 lavoratori delle linee Maserati. La produzione della 500 elettrica è crollata nel primo bimestre a 12mila vetture assemblate a Torino: il 50% in meno di quelle uscite da Mirafiori nello stesso periodo del 2023.
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Gli occhi della cripto-industria sull’IA: così i minatori cercano forme sicure di energia
di Virginia Della Sala
Poteva mai accadere che proprio la Bitcoin Corporation (come a chi scrive piace definire tutto il sistema che negli ultimi anni si è creato attorno alle criptovalute) non s’interessasse di quell’Intelligenza Artificiale di cui tutti parlano? No. Anzi, a quanto pare sarà proprio questo campo di innovazione ad accogliere i primi cambiamenti della criptoindustria.
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