Quando abbiamo appreso, nel novembre 2022, che la Regione Toscana intendeva spendere un milione e ottocentomila euro di fondi pubblici per asfaltare la strada di crinale del Pratomagno, non potevamo credere alle nostre orecchie. Stiamo parlando infatti di un angolo di Toscana di straordinaria bellezza paesaggistica e ricchissimo di natura e biodiversità; un valore riconosciuto in primis proprio dalla stessa Regione, che in questi luoghi non solo ha istituito due Siti della Rete Natura 2000, con lo specifico obiettivo di tutelarne habitat e specie selvatiche di rilievo comunitario e internazionale, ma che recentemente ha candidato questo territorio al Premio del Paesaggio 2022/23 del Consiglio d’Europa – per cui ha ricevuto una menzione speciale dal Ministero dei Beni Culturali (un articolo su questa specifica contraddizione è stato pubblicato da Il Fatto Quotidiano l’anno scorso).
Circa mezzo secolo fa, in nome della “valorizzazione e promozione del territorio”, sono stati realizzati veri e propri scempi che sono rimasti fino ad oggi a imperitura memoria di un chiaro fallimento di visione e strategia – i resti di queste infrastrutture costellano come ferite dolenti il territorio dell’ Appennino – spesso sovradimensionati, sottoutilizzati quando va bene, abbandonati il più delle volte o in costante perdita economica. Luoghi un tempo spettacolari per natura e paesaggio ridotti all’apparenza di squallide periferie e suburbia. Anche il Pratomagno porta ferite dolenti di quel periodo. Da quei tempi di strada ne è stata fatta, e pure molta, soprattutto nella nostra Regione: esistono esempi concreti di come un turismo lento e di qualità, inteso come modello di promozione alternativo e sostenibile, possa contribuire, più dei grandi numeri del turismo di massa e motorizzato, allo sviluppo dei territori montani; per non parlare del recupero di attività tradizionali dall’eccezionale valore aggiunto in termini di miglioramento dei servizi eco-sistemici. Solo per menzionarne alcuni: la tutela del rischio idrogeologico, la mitigazione e sollievo climatico durante le estati sempre più roventi, la conservazione delle risorse idriche sempre più scarse, lo stoccaggio e assorbimento di CO2 per combattere il cambiamento climatico e la conservazione della preziosa e sempre più rara biodiversità che nelle montagne trova gli ultimi rifugi.
Sono innumerevoli gli esempi virtuosi, specialmente in Toscana, di economie locali risollevate grazie alla valorizzazione dell’autenticità del paesaggio e delle sue strade bianche, vero marchio di fabbrica del territorio toscano di valore. Stiamo parlando di quel tipo di turismo da cui trae maggiori benefici chi vive nei borghi e villaggi montani della nostra regione; i cui abitanti di solito aborriscono il turismo della domenica mordi e fuggi, motorizzato e spesso maleducato. Ormai il 64% dei turisti italiani è influenzato nelle proprie decisioni di viaggio da considerazioni legate ad ambiente e sostenibilità, cifra che sale al 71% negli under 35 (Sustainable Tourism Forum, 2023).
Come è possibile che la Giunta Giani possa cadere nell’anacronistica tentazione di tornare all’idea di uno sviluppo incentrato sul cemento, l’asfalto e la mobilità a motore? Nel caso in questione, il Pratomagno, l’utilità di asfaltare una strada di crinale panoramica ci sfugge totalmente, in quanto le aree a vocazione turistica di quel comprensorio che comprende sia il Valdarno che il Casentino, sono già perfettamente collegate al fondovalle. Quando poi la stessa Regione Toscana, nei suoi documenti tecnici, individua l’eccessivo carico turistico e i processi di artificializzazione delle aree di crinale tra le principali minacce alla conservazione di quel territorio. Al netto del fatto che impermeabilizzare una strada di crinale di questi tempi, con i rischi idrogeologici che si corrono, appare totalmente illogico e pericoloso. Non può essere questo il modello di sviluppo stantio e datato che la Regione Toscana intende ancora promuovere per le proprie aree montane. È davvero questo quello di cui questi territori hanno bisogno? Sono queste le opere che freneranno, o invertiranno, la tendenza allo spopolamento sociale e economico delle “terre alte”? Signori della Giunta Regionale Toscana, non vi rendete conto che il sentire comune della gente ormai diffuso è avanti anni luce rispetto a queste idee già dimostratesi perdenti?
Supportati dai pareri di Ispra Ambiente e della Soprintendenza, oramai da più di un anno chiediamo un confronto con la Regione per capire come l’asfaltatura di una strada di crinale, che attraversa aree di eccezionale valore naturalistico e paesaggi da tutelare, possa inserirsi in una strategia di sviluppo sostenibile di quel territorio, visto che proprio questo, a leggere i documenti, sembrerebbe essere l’obiettivo della Regione. Chiediamo un confronto sul merito, cioè sull’opportunità di realizzare un’opera costosa e a parer nostro inutile, e sulle possibili alternative. Siamo d’accordo ad intervenire sui pezzi più malmessi (che ammontano a meno di 1 km su 12 totali) purché si utilizzino tecniche a basso impatto ambientale. Con la cifra stanziata abbiamo calcolato che si potrebbe fare manutenzione della strada bianca per diverse decadi a venire. Ancor più utile sarebbe un confronto per l’individuazione di strategie e progetti più avveduti e al passo con i tempi, per spendere queste ingenti risorse pubbliche in modo che producano davvero un vantaggio reale in favore delle comunità del territorio, promuovendo quei servizi in grado, chissà, di riportare qualche nuova famiglia in montagna, qualche allevatore o qualche agricoltore.
Presidente Giani, ci aspettiamo che vi assumiate in pieno le vostre responsabilità politiche e che, in nome della trasparenza e partecipazione, accettiate un confronto su un tema di interesse generale – e di rilievo costituzionale – che riguarda un prezioso e unico bene patrimonio comune dei toscani e del mondo a difesa del quale tantissime persone, sia del Casentino che del Valdarno, si stanno mobilitando esprimendo la loro ferma contrarietà ed un netto dissenso al vostro progetto.
Una petizione sul tema ha già raccolto oltre 4000 firme. Oltre alle associazioni sotto elencate questa lettera è stata sottoscritta da più di 50 professionisti ed esperti del settore ( (qui l’elenco).
*Associazioni nazionali
Generazioni future
Mountain Wilderness Italia
Terapie Forestali Foreste Italiane
Associazioni Regionali
CAI Toscana
Ecolò
Ecolobby
Forum Toscano Acqua
Legambiente Toscana
Parents for Future Toscana
WWF Toscana
Associazioni Provinciali
CAI AR e Valdarno
Legambiente Valdarno
LIPU FI
Italia Nostra FI
WWF AR
Associazioni locali
Biodistretto del Casentino (Bibbiena, AR)
Casentino antifascista (Poppi, AR)
Ecomuseo Montagna Fiorentina (Pelago, FI)
Gruppo Acquisto Solidale del Casentino (AR)
I’ Bercio (Loro Ciuffenna, FI)
Il Pianeta (Rignano sull’Arno, AR)
Terra Libera Tutti (Reggello, FI)