Il Fatto di domani. Europee, tra indagati, condannati, capibastone e candidature farlocche. Meta-censura: vietato leggere contenuti sociali e polirici

Di FQ EXTRA
3 Maggio 2024

ELEZIONI EUROPEE, RADIOGRAFIA DEI CANDIDATI: TRA INDAGATI, CONDANNATI, CAPIBASTONE E LEADER COME SPECCHIETTI PER LE ALLODOLE. Tutti i leader di partito, tranne poche eccezioni, sono candidati alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno: uno specchietto per le allodole buono solo a incassare voti, visto che rifiuteranno il seggio per restare in Italia. Schlein, Meloni e Tajani non hanno alcuna intenzione di restare a Strasburgo. Invece Matteo Renzi ha espresso la volontà di conservare il seggio all’Europarlamento, se sarà eletto. In verità, il leader di Italia Viva aveva escluso la sua candidatura, quando strinse il patto con Più Europa per presentare le liste degli Stati uniti d’Europa. Poi ha cambiato idea, ma resta il dubbio sui cachet da conferenziere e i suoi servigi per l’Arabia Saudita di Bin Salman. Sul conflitto d’interessi, infatti, l’Ue ha regole ben più stringenti di quelle italiane: sul Fatto di domani vi racconteremo cosa accadrebbe se Renzi si insediasse davvero a Strasburgo. I leader senza candidatura sono Matteo Salvini (Lega), Giuseppe Conte (M5s), Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs). Ieri alle 20 è scaduto il termine per la consegna delle liste nelle 5 circoscrizioni e non sono mancate sorprese. Ad esempio, Vittorio Sgarbi candidato a Sud per Fratelli d’Italia. Il critico ha lasciato la poltrona di sottosegretario alla Cultura dopo il timbro del Garante della concorrenza, a febbraio, sui suoi conflitti d’interesse per le attività di consulente e conferenziere. Sgarbi è anche indagato per autoriciclaggio sul caso del dipinto di Rutilio Manetti, nella sua disponibilità malgrado risulti rubato. Ma non è il solo candidato impigliato nella maglie della magistratura. Il meloniano Carlo Fidanza a ottobre ha patteggiato un anno e 4 mesi per corruzione. L’eterno Luigi Grillo, nelle liste di Forza Italia, dieci anni fa ha patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti dell’Expo 2015. Sul Fatto di domani passeremo la lente sulle liste dei partiti a caccia degli “impresentabili”: capibastone e ras delle preferenze, indagati e condannati. Potrebbe esserci uno stop, invece, per Roberto Vannacci: in base al Codice e alla Guida tecnica del Ministero della difesa, l’ufficiale non potrebbe candidarsi nella circoscrizione Centro Italia, dove la Lega lo ha scelto come capolista. La presenza del generale a Napoli oggi ha generato tensioni e scontri tra la polizia e una trentina di giovani che manifestavano contro di lui.


LAVORO, CONTE FIRMA REFERENDUM CONTRO IL JOBS-ACT, IL PD CHE FA? Il Primo maggio è appena passato e già si ricomincia a morire sul lavoro, questa mattina ben due casi nel Napoletano: in località Lettere, un operaio di 57 anni è precipitato dal terzo piano di un palazzo attorno al quale era in allestimento un cantiere edile. Poco più tardi un altro operaio, di 60 anni, è morto in un cantiere di una scuola, in viale dei Tigli a Casalnuovo. Decessi che rimpolperanno la triste classifica Inail (che si fermano a marzo): da inizio anno 191 vittime. Ma sempre in tema lavoro ieri il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, ha annunciato a Portella della Ginestra che metterà la sua firma (e Pasquale Tridico farà lo stesso) per il referendum promosso dalla Cgil per abolire il tanto odiato Jobs-Act targato Matteo Renzi: “Oggi (ieri, ndr) è la festa del primo maggio – ha detto Conte – ma non dei lavoratori sotto pagati, dei lavoratori poveri, dei lavoratori precari. Dignità del lavoro significa avere un lavoro che dà soddisfazione, un lavoro che consenta anche di poter curare gli interessi personali, la vita familiare e affettiva, e consenta la giusta retribuzione. Firmerò già oggi” . Sul fatto di domani cercheremo di capire cosa intende fare il Pd a riguardo, visto che anche Elly Schlein ieri era a Portella. Sempre in tema, da segnalare lavoce.info che ha pubblicato uno studio sulla perdita di potere d’acquisto dei salari nel triennio 2021-2023, siamo vicini al 10%.


INSTAGRAM& CO. “OSCURANO” LE NOTIZIE: NON SARANNO PIÙ CONSIGLIATI I CONTENUTI SOCIALI E POLITICI DAI PROFILI NON SEGUITI. Zuckerberg cala la mannaia sulle notizie, cioè sui post che parlano di politica e società. Per gli utenti di Instagram e Threads dal 28 aprile sono “oscurati” i contenuti politici provenienti dai profili non seguiti: ovvero, la piattaforma non li consiglierà con i link sulla bacheca. Mentre continuerà a inondare gli account di post leggeri, di svago, anche quando giungono dai profili fuori dalla propria cerchia. Due pesi due misure: via libera all’intrattenitmento, notizie al guinzaglio. La stretta è in vigore negli Usa dal 25 marzo: in Italia arriverà anche su Facebook, per ora risparmiato dal “bavaglio”. Meta definisce così i contenuti nel mirino: “un post che menziona governi, elezioni o argomenti sociali che riguardano un gruppo di persone o la società in generale”. Le intenzioni sono chiare: “Non vogliamo consigliare in modo proattivo contenuti politici da account che non segui”. Ad esempio, i post sulle guerre in Ucraina e a Gaza non appariranno più in automatico, se in arrivo dai profili non seguiti. Del resto, sulla scena globale ci sono due scadenze elettorali decisive: le elezioni europee e quelle americane di novembre. Dopo le polemiche sulle fake news online, la scelta di Zuckerberg appare dettata dalla prudenza: peccato che la prima vittima sia il diritto all’informazione. Le modifiche all’algoritmo sono state annunciate lo scorso 9 febbraio, ma solo nelle ultime ore il dibattito ha davvero preso piede sui social. C’è un modo per evitare la mannaia, selezionando le giuste opzioni nel menù delle impostazioni. Mentre Meta prova ad oscurare le notizie, l’Europa valuta la possibilità di vietare TikTok nei propri confini. Del resto, il social made in China da anni è nel mirino degli Usa. Sul Fatto di domani vi racconteremo come si stringono le maglie della libertà d’espressione, non solo sui social network.


I RUSSI SFONDANO LA LINEA UCRAINA, MACRON DELIRA DI NUOVO. GAZA, NEGOZIATI IN STALLO, MA NEGLI USA A FARNE LE SPESE SONO GLI STUDENTI. Quello del presidente francese Macron sembra un loop: “Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina – ha detto in un’intervista all’Economist – dovremmo legittimamente porci la domanda” se inviare soldati europei. Lo aveva già dichiarato il 26 febbraio scorso, al termine della Conferenza di Parigi sull’Ucraina, beccandosi il no secco degli altri leader europei. Sul campo, la situazione non fa sperare nulla di buono: le truppe di Mosca hanno preso Berdichy e Kiev è stata costretta ad ammettere che sono in corso pesanti combattimenti per tentare di respingere l’avanzata russa. Il villaggio si trova su una strada strategica per il rifornimento delle truppe ucraine nel Donbass. Ma c’è anche l’altra di guerra che non promette affatto bene: dopo il messaggio di chiusura del premier israeliano Netanyahu sulle trattative di pace, anche Hamas ha gelato i negoziati, pur lasciando aperto uno spiraglio. “Anche se il gruppo non accetta le attuali proposte israeliane senza modifiche, siamo disposti a continuare a negoziare”, ha spiegato Osama Hamdan, alto rappresentante del movimento islamista in Libano. Il conflitto israelo-palestinese sta creando non poche tensioni negli Stati Uniti: la polizia oggi ha fatto irruzione nel campus dell’Ucla, l’ateneo di Los Angeles, e ha sgomberato – sparando proiettili di gomma e usando i manganelli – l’accampamento degli studenti pro Gaza. Fra i manifestanti, fa sapere la Cnn, ci sono state decine di arresti. Stamattina la Camera Usa ha votato per ampliare la definizione di antisemitismo del dipartimento dell’Istruzione, una misura proposta in risposta alle proteste nelle università. “Le proteste pacifiche sono tutelate in America, il vandalismo e le proteste violente no”, ha detto nel pomeriggio il presidente Joe Biden. Sul giornale di domani, oltre alla cronaca da entrambi i campi di battaglia, sentiremo proprio le voci americane.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Furto al duty free, Fassino è formalmente indagato. Nonostante la difesa non abbia ancora ricevuto gli atti d’indagine, il deputato del Pd risulterebbe indagato dalla procura di Civitavecchia per furto, una formalizzazione disposta dagli inquirenti anche a sua tutela. Sul caso gli accertamenti sono affidati alla Polaria che ha depositato all’attenzione dei pm un’informativa, dopo aver acquisito video della sorveglianza e aver ascoltato alcuni dipendenti del duty free.

Chiesto un nuovo processo per Harvey Weinstein. L’ex produttore potrebbe tornare in aula a settembre prossimo, dopo che la sua condanna del 2020 è stata annullata il mese scorso: i procuratori di New York hanno infatti chiesto che venga celebrato un nuovo processo. Una delle accusatrici di Weinstein, Jessica Mann, era in aula mercoledì ed è pronta a testimoniare nuovamente.

Tesla licenzia altri 500 dipendenti. I lavoratori che perderanno il posto fanno parte della divisione che si occupa delle stazioni di ricarica rapida Supercharger: lo ha annunciato con un comunicato la società di auto elettriche con sede a Austin, in Texas (Usa). Elon Musk, amministratore delegato di Tesla, ha chiarito il messaggio: “Dobbiamo essere assolutamente risoluti nel processo di ristrutturazione aziendale e di riduzione dei costi”. Circa tre settimane fa, Musk aveva annunciato il licenziamento di 14 mila dipendenti, oltre il 10% della forza lavoro complessiva della casa automobilistica.


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