Il fotovoltaico è una opzione conveniente e immediatamente disponibile per aumentare l’indipendenza e la sicurezza energetica del Paese e per assicurare a cittadini e a imprese energia a costi contenuti e stabili, elemento fondamentale anche per la competitività del sistema produttivo. È quanto scriviamo in una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri Pichetto Fratin, Lollobrigida e Sangiuliano, dopo l’approvazione del decreto voluto da Lollobrigida che vieta l’installazione dei pannelli solari sui terreni agricoli.
A dimostrare la tesi dell’associazione ci sono i numeri. Il costo dell’elettricità da fotovoltaico realizzato in modo efficiente è intorno a 80 €/MWh, come si evince dagli esiti delle ultime aste svolte in attuazione del DM 4 luglio 2019 e osservando il prezzo di esercizio proposto dal Ministro dell’Ambiente nella consultazione del mese scorso sullo schema di decreto FERX. D’altra parte, il prezzo medio giornaliero dell’elettricità nel mercato del giorno prima raramente scende sotto 80 €/MWh.
Con il blocco delle realizzazioni degli impianti si perdono circa 60 miliardi di euro: almeno 45 miliardi di euro di investimenti privati diretti – 1 miliardo dei fondi Pnrr perduti – a cui si aggiungono 2 miliardi di euro di mancati introiti derivanti dalle tassazioni Imu degli impianti, 11 miliardi di imposte e infine le sempre importanti compensazioni per i Comuni.
“Il problema che sembra generare indicazioni tra loro contrastanti è uno solo: il presunto impatto del fotovoltaico sull’agricoltura e sul paesaggio. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si spende per favorire la diffusione del fotovoltaico con criteri di economicità; il Ministero dell’Agricoltura presumibilmente spinto da qualche associazione agricola – fa interdizione per evitare una (inesistente) sottrazione di terreni all’agricoltura; il Ministero della Cultura frena in tutte le sedi i provvedimenti autorizzativi, lamentando il presunto impatto paesaggistico del fotovoltaico”, afferma Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare.
Siamo convinti che sia un grave errore frenare lo sviluppo del fotovoltaico con moduli a terra, che costituisce la tipologia impiantistica più economica ed efficiente. Ritenere che il fotovoltaico debba essere realizzato solo su edifici, su aree compromesse sarebbe un errore gravissimo: basta essere consapevoli che così si avrà inevitabilmente energia a costi maggiori, con tempi di realizzazione degli impianti evidentemente dilatati e incompatibili con l’obiettivo 2030. I numeri ci dicono che l’1% dei terreni agricoli non occupati è sufficiente per realizzare il 50% dei 50 GW richiesti per raggiungere gli obiettivi del 2030 con impianti a terra, il restante 50% può essere installato sui tetti. Agricoltura e fotovoltaico possono coesistere benissimo con le coltivazioni tra le file di moduli fotovoltaici.
Per fare chiarezza su questo abbiamo prodotto un documento dove sfatiamo cinque falsi miti su fotovoltaico, agricoltura e paesaggio. Ad esempio, che gli impianti fotovoltaici rubino terreni. La superficie agricola abbandonata ogni anno è oltre i 120 mila ettari. Il fotovoltaico può contribuire con 50 Gigawatt (GW) di nuove installazioni al raggiungimento degli obiettivi al 2030 fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). La nuova potenza richiede circa 80mila ettari di superficie, di questa il 30% potrebbe andare sui tetti, pertanto la superficie agricola necessaria è di circa 60 mila ettari equivalente allo 0,24% della superficie agricola totale.
Il fotovoltaico sarebbe un pericolo per il paesaggio? No, perché sulle aree di pregio paesaggistico o naturalistico non è possibile installare pannelli a terra, perché già protette da vincoli paesaggistici. Non è vero inoltre che il fotovoltaico impedisce l’utilizzo dei terreni a fini zootecnici. Grazie all’ombreggiamento il benessere degli animali migliora e il consumo idrico si riduce fino al 20%. Un beneficio che, a causa della sempre maggiore siccità generata dai cambiamenti climatici, rappresenta un vantaggio per gli agricoltori. Non è vero, infine, né che vengano espropriati i terreni agli agricoltori – per legge l’esproprio non è consentito per gli impianti fotovoltaici, ma eventualmente per le sole opere di rete che in ogni caso prevedono cavi interrati – né che l’agrivoltaico impoverisce economicamente il territorio. Anzi, l’agrivoltaico può generare tanti piccoli piani di sviluppo locali, finanziati dal connubio virtuoso tra fotovoltaico e impresa agricola.