Da un paio di giorni, gira una storiella per screditare il Fatto. La proponiamo a chi se la fosse persa: oggi che il governo di Giorgia Meloni ha riportato in Italia Chico Forti, il nostro giornale lo definisce un “assassino”; mentre quando era stato il governo Conte-2 ad annunciare l’accordo per il suo rientro noi esultavamo e lo elogiavamo. È falso, oltreché semplice da verificare per chiunque non sia in malafede.
Basta mettere in fila i fatti. Il 23 dicembre 2020, l’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuncia che Forti potrà tornare in Italia grazie alla Convenzione di Strasburgo. È soltanto un annuncio, appunto, e infatti è chiaro già in quel momento che l’iter sarà ancora lungo. Anche per questa ragione, il Fatto dedica alla notizia un trafiletto a pagina 14, fra le notizie in breve. Non è difficile procurarsi quell’articolo, che sul quotidiano del 24 dicembre 2020 esce condensato in 1.087 battute (circa un terzo di questo pezzo) e senza firma. D’altra parte è una notizia di cronaca, in quel momento ripresa da tutti i siti. Ed essendo una notizia di cronaca (non un editoriale né una rubrica né il titolo di apertura del giornale), il Fatto la riporta senza giudizi e, visto peraltro il poco spazio a disposizione, si spiega che Forti è “un ex produttore televisivo ed ex velista italiano, detenuto negli Usa da 20 anni”.
In un pezzo di cronaca sarebbe bizzarro definire sempre il condannato “un assassino” senza mai spiegare al lettore di chi si tratta. Sul giornale non ci sono né elogi a Di Maio o a Conte né tantomeno difese di Forti.
Passano tre anni e mezzo in cui il nostro giornale quasi mai si occupa di Forti, se non per un paio di aggiornamenti. Arriviamo così a oggi. Il tema diventa centrale perché dagli annunci si passa alla pratica (e alla passerella); Forti torna in Italia accolto all’aeroporto dalla premier Giorgia Meloni. Dunque è l’argomento politico (e non solo) del giorno ed entra nella campagna elettorale, a differenza di quanto successo nel 2020. Il Fatto titola in prima pagina “Benvenuto assassino”, dedicando diversi articoli non solo alla storia dell’uomo, ma anche all’importante risvolto politico della faccenda.
Eppure, fingendo di ignorare le normali regole del giornalismo, dai giornali di destra e dai difensori di Forti si alza un coro di indignazione contro la nostra testata. Su La7 e sui social interviene Gaia Tortora, Marco Mazzoli (Radio 105) dà degli “ignoranti” a quanti chiamano “assassino” Forti, il sito di Nicola Porro accusa: “Da velista a assassino, la giravolta del Fatto”. Decine di profili si rimpallano lo screenshot di un articolo sul nostro sito (di nuovo: di cronaca) in cui Forti è raccontato come “ex produttore”. Vittorio Feltri ci informa che il nostro titolo lo ferisce (per la sobrietà citofonare Libero, tipo “Patata bollente” riferito a Virginia Raggi, “Abbiamo liberato un’islamica” per il rientro di Silvia Romano, eccetera), per il Giornale “Il Fatto rosica”, Libero ci deride: “Anche a mentire ci vorrebbe un po’ di raffinatezza”. Perfetto, se solo fosse un’autocritica.
LEGGI – Ritorna l’assassino Forti: Meloni gli fa la passerella
LEGGI – Chico Forti in Italia, i dubbi degli Usa: “Lo vedremo al supermarket?”. Tra 2 anni è fuori
LEGGI – Chico Forti in Italia, ecco perché è stato condannato: la pistola, la sabbia e le bugie