Le inchieste della Procura su Grattacielopoli – cioè sui grandi abusi edilizi diventati a Milano metodo consolidato – sono ancora in corso, ma stanno già facendo bene alla città. Il sindaco Giuseppe Sala, l’assessore Giancarlo Tancredi e i palazzinari tutti continuano a frignare, sostenendo che la magistratura sta bloccando lo sviluppo di Milano. “Ci sono imprese che rischiano di fallire e persone che rischiano di restare senza lavoro”, aggiunge l’assessore. Sono le solite lagne di chi si cura più del guadagno che della legge. Siamo abituati a sentirle ripetere da chi vuole mani libere, edificazioni facili, niente controlli, poche regole, cantieri poco sicuri, salari bassi e profitti alti. Stupisce però sentirle in bocca a chi ha un ruolo istituzionale e dovrebbe essere contento che finalmente sia ripristinata la legalità.
A Milano l’amministrazione ha da anni deciso di attirare capitali da tutto il mondo aggirando le leggi urbanistiche e trasformando la città in un “paradiso fiscale” dell’immobiliare: permessi facili e i costi urbanistici più bassi d’Europa. È il Rito Ambrosiano, ovvero le consuetudini che si sostituiscono alle leggi. Grattacieli tirati su nei cortili, nuovi edifici fatti passare per “ristrutturazioni”, palazzoni edificati senza piano attuativo. Risultati: impetuoso sviluppo immobiliare, ma con benefici che vanno tutti agli operatori e ai fondi, non alla maggioranza dei cittadini, che si trovano in una metropoli “londrizzata”, una “città premium” dove vivere e abitare è carissimo, il cemento aumenta, l’inquinamento cresce. A Milano la percentuale del valore realizzato dagli operatori immobiliari che torna alla città è dell’8%. A Monaco di Baviera è del 30%.
In questa situazione, i magistrati della Procura di Milano sono dovuti intervenire, dopo gli esposti di alcuni cittadini, perché in Italia l’azione penale è ancora obbligatoria e tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Hanno ricevuto il sostegno dei milanesi che mercoledì 22 maggio si sono riuniti, sotto una pioggia battente, davanti al Palazzo di giustizia per protestare contro il “condono salva-grattacieli” preparato dall’inciucio tra il sindaco Sala e il ministro Matteo Salvini. Per ora bloccato (anche per intervento del presidente Sergio Mattarella), ma soltanto rimandato: torneranno alla carica.
Ha già fatto bene alla città l’intervento dei magistrati (Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici, coordinati da Tiziana Siciliano). L’amministrazione, in via cautelativa, pur non ammettendo di aver commesso irregolarità, è tornata a seguire le leggi: prova che non era affatto difficile capire norme raccontate come “poco chiare” e “di difficile interpretazione”. Basta cemento facile con una semplice Scia (un’autocertificazione), ora per edificare servono, come previsto dalla legge, i piani attuativi: e questo significa più servizi per i cittadini, più verde, parcheggi, scuole, e più soldi per il Comune.
Finora le monetizzazioni degli standard urbanistici sono state pagate dagli operatori un quarto di quanto dovuto. Si può ipotizzare che in dieci anni il Comune di Milano abbia rinunciato, tra mancati oneri urbanistici e sottovalutazione delle monetizzazioni degli standard, ad almeno 500 milioni, mezzo miliardo di euro. La notizia più buona riguarda piazzale Loreto. Un brutto incrocio certamente da ridisegnare. Ma stava per partire un progetto di “riqualificazione” che consiste nella costruzione di un centro commerciale Auchan nel bel mezzo della piazza, coperto da praticelli e vialetti, verde cosmetico e mimetico: la prima privatizzazione di una piazza, spazio pubblico per definizione (e di una piazza così importante per la memoria storica collettiva), primo esperimento di occupazione e cementificazione perfino delle piazze urbane.
Anche questa operazione – scopriamo – era stata concessa ai privati senza piano attuativo. Ora è sospesa. Speriamo per sempre.