Il Fatto di domani. Impresentabili, la lista “col buco” dell’Antimafia e le ombre sui candidati. Trump, la condanna scalda i fan e volano le donazioni elettorali. Ucraina, Biden dice Sì: armi Usa per colpire in Russia

Di FQEXTRA
1 Giugno 2024

IMPRESENTABILI, I CRITERI BLANDI DELL’ANTIMAFIA E LE LISTE ZEPPE DI CANDIDATI “ALLA SGARBI”. Alla vigilia delle elezioni europee e amministrative dell’8 e 9 giugno, tornano alla ribalta gli impresentabili. Sono i candidati con delle ombre nel curriculum indicati dalla Commissione antimafia, i cui criteri di selezione tuttavia lasciano a desiderare più di un osservatore. Ad esempio, il meloniano Carlo Fidanza in lizza per Bruxelles è escluso dalla lista degli impresentabili: eppure ha patteggiato una condanna di 1 anno e 4 mesi per corruzione. L’Antimafia ha segnalato 7 nomi: tre sono di FI (Angelo Antonio D’Agostino, Marco Falcone, Luigi Grillo), due di FdI (Giuseppe Milazzo e Alberico Gambino), uno del Pd (Antonio Mazzeo) e uno degli Stati Uniti d’Europa (Filomena Greco). Ma come si arriva alla Blacklist? Prima la Direzione nazionale antimafia verifica i procedimenti giudiziari in corso per tutti i candidati. Poi l’Antimafia valuta caso per caso: non basta essere indagati, serve un rinvio a giudizio con la contestazione di alcuni reati specifici. I criteri laschi della Commissione guidata dalla meloniana Chiara Colosimo salva personaggi discutibili, almeno 19. Come Vittorio Sgarbi, pregiudicato per truffa allo Stato (un reato escluso). Non solo le europee: il 9 giugno si voterà in diversi comuni e l’Antmafia ha stilato la sua blacklist anche per le amministrative: ci sono 32 impresentabili, più altri 13 considerati tali perché avevano incarichi in Comuni sciolti per mafia. La destra ha fatto il pieno: ben 18 sono in liste riconducibili a quell’area. Ma i candidati sindaci già rifiutano la scomunica. In puglia, Emanuele Losapio in corsa a Trinitapoli (provincia di Barletta – Andria – Trani) ha già dichiarato che “nulla è cambiato, vado avanti e tranquillizzo gli elettori”. Sul fronte delle europee, invece, si salva il candidato forzista Antonio D’Agostino: la Commissione sta verificando il caso per la cancellazione del suo nome dalla lista. Sul Fatto di domani leggerete un nuovo capitolo sugli impresentabili in lista.


TRUMP CONDANNATO ACCUSA BIDEN. VOLA LA RACCOLTA FONDI E I FAN NON MOLLANO “IL PRIGIONIERO POLITICO”. Donald Trump è il primo ex inquilino della Casa bianca con una condanna nel curriculum, ma non è detto che sia un male per le elezioni di novembre. Il Tycoon si è subito dichiarato “prigioniero politico” chiamando a raccolta i suoi seguaci. Risultato: il sito per la raccolta fondi è stato preso d’assalto e le donazioni per la sua campagna sono decollate. In 24 ore sono stati raccolti 34,8 milioni di dollari. Intanto, fuori dalla Trump Tower a Manhattan (la residenza dell’ex presidente) una piccola folla si è raccolta per sostenerlo ed incitarlo. Inc onferenza stampa, The Donald ha accusato Biden e il giudice Merchan di essere in combutta contro di lui. “Viviamo in uno Stato fascista”, ha dichiarato il candidato repubblicano. Biden ha risposto accusandolo di essere “una minaccia per la democrazia”. Dall’altra parte dell’Oceano, in Italia, anche Matteo Salvini abbandona la prudenza e attacca i magistrati Usa: “Mi pare un processo politico come tanti in Italia, come quelli che hanno inseguito Berlusconi per decenni. Sceglieranno gli americani, ma io spero che vinca Trump perché ogni presidenza democratica è coincisa negli anni con guerre e caos planetari. Con Trump si avrà una presidenza più equilibrata dell’attuale gestione”. Trump è accusato in relazione ai 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels: è stato giudicato colpevole di tutti e 34 i capi di imputazione. La sentenza è fissata per l’11 luglio, in attesa del ricorso e del voto per le presidenziali d’autunno. Sul Fatto di domani vi racconteremo gli scenari possibili e gli effetti del processo sulla corsa alla Casa Bianca.


UCRAINA, ANCHE LE ARMI USA SI POTRANNO USARE IN TERRITORIO RUSSO. ZELENSKY VUOLE DI PIÙ, L’ITALIA È CONTRARIA. CROSETTO: “LA COSTITUZIONE LO VIETA”. Dopo le richieste di Zelensky, il sì di Macron e la richiesta di Jens Stoltenberg rivolti agli alleati della Nato, è arrivato il via libera di Joe Biden all’uso delle armi americane per colpire in territorio russo. Ma solo a precise condizioni: vietati missili a lungo raggio per centrare obiettivi della Russia profonda e infrastrutture civili; razzi e lanciarazzi potranno abbattere missili e bombardieri di Mosca, oppure mirare le truppe appena oltre la frontiera da dove partono gli attacchi nell’area di Kharkiv. Insomma, le armi Usa valgono solo a corto raggio ma per Kiev è un successo. L’uso delle armi occidentali oltre la linea del fronte era considerata una linea da non varcare, per evitare l’escalation. Ma dopo l’affondo delle forze russe nella regione di Kharkiv, il tabù ha iniziato a sgretolarsi. La Francia ha aperto la strada concedendo l’uso delle sue armi nei confini russi. Quindi Canada, Polonia, Svezia e Danimarca l’hanno seguita. Oggi è arrivato anche l’ok di Berlino, oltre al Sì di Biden. L’Italia resta contraria. “Per noi è impossibile usare le nostre armi fuori dall’Ucraina”, ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “La Costituzione lo vieta”, ha aggiunto il titolare della Difesa Guido Crosetto. A Zelensky però non bastano le armi a corto raggio e già rilancia sugli strumenti a lungo raggio – come i missili Storm Shadow, prodotti in Gran Bretagna – in un’intervista al Guardian: “Credeteci, dobbiamo rispondere. Non capiscono altro che la forza. Non siamo il primo né l’ultimo obiettivo” della Russia, ha affermato il capo di Stato ucraino. Zelensky chiede di fare in fretta, perché le esitazioni occidentali sulle armi per Kiev sarebbero fatali per Kiev. Sul Fatto di domani leggerete gli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Marina Berlusconi nominata Cavaliere del Lavoro da Sergio Mattarella. La primogenita di Silvio raccoglie la stessa onorificenza del padre, grazie al “gallone” concesso dal presidente della Repubblica. Marina infatti è nella lista dei 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Capo dello Stato, su proposta del ministro del Made in Italy Adolfo Urso. “Lo dedico a mio padre, che è stato e sempre sarà ‘Il Cavaliere’”, ha dichiarato Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori Editore.

Elkann accusa la madre di violenze a stampa unificata. Il presidente Stellantis ha rilasciato un’intervista ad Avvenire in cui attacca la madre Margherita, per aver commesso “violenze psicologiche e fisiche” sin dall’infanzia su di lui, la sorella Ginevra e il fratello Lapo. Gli stessi contenuti dell’intervista appaiono lo stesso giorno su Stampa e Repubblica (quotidiani editi da Gedi che fa capo al gruppo Exor della famiglia Agnelli), con un titolo per mettere in risalto l’aspetto famigliare. Tra gli Elkann e Margherita Agnelli è in corso una battaglia legale (aperta dalla madre) per rivendicare l’eredità di Donna Marella, moglie di Gianni Agnelli.

Udine, tre dispersi per la piena del fiume Natisone. Le ricerche sono in corso nel comune di Premariacco, per rintracciare un ragazzo e due ragazze. I tre sono riusciti a lanciare l’allarme ai soccorsi con lo smartphone, prima di finire nelle acque del fiume: si trovavano su un isolotto e l’acqua, a causa delle forti piogge in Friuli Venezia Giulia, stava salendo velocemente. I Vigili del fuoco hanno provato il recupero ma i tre ragazzi, abbracciati l’uno all’altro, non sono riusciti ad afferrare la corda dei soccorritori e sono stati travolti dall’acqua.


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La purga dei cervelli: così Putin sta accusando i suoi accademici di alto tradimento

di Michela A. G. Iaccarino

Anatoly Maslov è un esperto mondiale di aerodinamica, ha 77 anni e probabilmente morirà in galera. L’accademico a capo dell’Itam, Istituto di meccanica applicata in Siberia, è stato condannato a 14 anni di prigione. Secondo la corte russa, ha fornito informazioni riservate a colleghi tedeschi nel 2014. Arrestato nel giugno del 2022 insieme con gli scienziati Aleksandr Shiplyuk e Valery Zvegintsev, in detenzione, ha già avuto un infarto: la sentenza del processo che si è tenuto a porte chiuse, arrivata il 21 maggio scorso, assomiglia più a una condanna a morte per la punta di diamante del mondo accademico russo.

(Continua)

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