LIGURIA, NON PASSA LA SFIDUCIA A TOTI. SHOW DEL GOVERNATORE PER INTERPOSTA PERSONA. Com’era nei pronostici, l’opposizione in consiglio regionale non è riuscita a spodestare Giovanni Toti dallo scranno principale. La mozione è stata respinta: 18 i voti contrari (l’intero centrodestra) e 11 i favorevoli (Pd, Lista Sansa, M5S e Linea Condivisa). Ma la seduta odierna sarà sicuramente ricordata come uno show dal retropalco: il presidente infatti, dagli arresti domiciliari, ha fatto sì che la sua voce si esprimesse attraverso una lettera, declamata in aula dal capogruppo della Lista Toti, Alessandro Bozzano, in cui si attacca a spada tratta l’opposizione: “C’è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola – ha scritto il governatore –. Volete distruggere il modello Liguria che in questi anni, con la orgogliosa reazione al crollo del Morandi, è stato costruito. Anzi, volete che qualcos’altro lo distrugga per voi, mentre voi fate il tifo dagli spalti, senza neppure il coraggio di scendere in campo”. E pure il presidente ad interim della Regione, Alessandro Piana, confermando la fiducia a Toti, ha parlato di “condanna mediatica preventiva, tramite linciaggio morale e politico”. Fuori dal Consiglio regionale, come già nelle scorse sedute, si sono radunate alcune decine di manifestanti che hanno mostrato cartelli contro la corruzione in politica contestando l’arrivo degli eletti di centrodestra. L’associazione “Genova che osa” ha messo in atto un flash mob con alcune paia di scarpe depositate di fronte all’entrata dell’assemblea, accompagnate dallo striscione “contro mafia e corruzione in politica”. Sul Fatto di domani vedremo com’è andata e come, in realtà, ci sia una parte della maggioranza governativa in grande imbarazzo.
VERSO IL VOTO EUROPEO CON LA TERZA GUERRA MONDIALE ALLE PORTE. Come abbiamo scritto sul giornale di oggi, il conflitto in Ucraina peserà sull’esito delle elezioni di sabato e domenica prossimi: i leader maggiormente esposti a favore di un’escalation, come Macron e Scholz, pagheranno nelle urne la loro posizione. E, ribaltando il punto di vista, vedremo come da noi i candidati pacifisti che verranno eletti non avranno vita facile. L’Europa sembra procedere a grandi passi verso un maggiore coinvolgimento nella guerra, a conferma del totale scollamento tra la politica e i cittadini. In questo senso vanno lette oggi le parole del capo della Difesa norvegese, il generale Eirik Kristoffersen, riportate dall’agenzia Bloomberg: “Abbiamo una finestra per i prossimi 2-3 anni per ricostruire le nostre forze e i nostri arsenali, mentre sosteniamo Kiev”. Il senso è che la Nato avrà 2-3 anni di tempo (e non 5-6, secondo le stime di altri alleati) per prepararsi a un attacco russo. Mosca di certo non ha allentato la morsa sull’Ucraina: nelle ultime 24 ore sono stati portati avanti 2.200 attacchi contro postazioni, città e villaggi. E il Cremlino ha minacciato l’Europa: il portavoce Peskov ha dichiarato che gli istruttori occidentali inviati in Ucraina per addestrare le forze di Kiev “non saranno immuni dagli attacchi russi, che siano francesi o meno”. Kiev, dal canto suo, ha affermato di aver “attaccato con successo un passaggio per traghetti nella Crimea occupata e un terminal petrolifero nel Krai di Krasnodar”, in Russia. Sul giornale di domani seguiremo l’escalation, sia quella politica che quella militare.
GAZA, BIDEN: “CREDIBILE CHE BIBI ALLUNGHI LA GUERRA PER MOTIVI POLITICI”. SECONDO L’IDF, ISRAELE SAREBBE PRONTO AD ATTACCARE IL LIBANO. Prosegue il pressing di Joe Biden sul premier israeliano, con l’annuncio di un voto all’Onu sul piano di pace per Gaza. Il presidente Usa ha paventato il sospetto che Netanyahu voglia prolungare la guerra per mere ragioni politiche: “Ci sono tutte le ragioni per trarre questa conclusione”, ha risposto a un’esplicita domanda di un giornalista. L’intervista è stata pubblicata oggi dal settimanale Time, ma era stata registrata il 28 maggio. Tre giorni dopo, Biden aveva annunciato il piano per il cessate il fuoco totale a Gaza, in cambio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, mettendo Bibi all’angolo. Oggi il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha provato a smorzare: “anche se non sono d’accordo su tutto, il presidente farà in modo che Israele abbia tutto il necessario per difendersi da Hamas”. Ieri il premier di Tel Aviv ha definito “parziale” la road map indicata dalla Casa Bianca. Del resto, la sua maggioranza alla Knesset sopravvive grazie all’estrema destra religiosa dei ministri Ben Gvir e Smotrich: se il governo accettasse la fine delle ostilità a Gaza, il tandem lascerebbe il governo e Bibi sarebbe costretto a dimettersi. Dall’altra parte, Biden deve far finire la guerra per avere una chance contro Trump nel voto presidenziale di novembre. Perciò Washington ha deciso di portare il piano al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il testo dovrebbe essere discusso e votato entro la settimana. Intanto, la sorte degli ostaggi resta in bilico. Secondo il governo israeliano, ne sarebbero morti almeno 43 su 120. Ma non c’è solo Gaza: il gabinetto di guerra si riunirà stasera anche per affrontare la grana Hezbollah, che dal confine libanese bersaglia le aree del nord: solo oggi sono stati domati gli incendi divampati ieri dopo il lancio di droni e razzi. Secondo il capo di stato maggiore dell’Idf Herzi Halevi, Israele sarebbe pronto ad attaccare Beirut a metà giugno. Sul Fatto di domani vi racconteremo la diplomazia e gli scontri sul campo.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Migranti, Meloni presenta un esposto all’Antimafia sui decreti flussi. “Abbiamo fatto una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi, ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto”: con queste parole, e con l’intenzione di modificare la legge Bossi-Fini, la premier ha incontrato stamattina il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnargli un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri. Sul giornale di domani vi spiegheremo di cosa si tratta.
Report nel mirino di FdI: querelati per diffamazione Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci. La puntata in questione è quella andata in onda il 14 gennaio scorso col titolo “La mafia a tre teste”, nella quale si indagavano i rapporti tra il padre di Meloni e il boss Michele Senese. Chiesto un risarcimento superiore a 50mila euro per aver “arrecato grave nocumento all’immagine del partito politico Fratelli d’Italia”. Di “querela bavaglio” come “atto di intimidazione” parla l’Usigrai.
Taxi, sciopero revocato. I sindacati dei tassisti hanno deciso di sospendere lo sciopero nazionale di 48 ore, originariamente previsto a partire da domani. La retromarcia giunge dopo l’incontro che si è svolto stamane al ministero delle Infrastrutture. Tavolo aggiornato al 17 giugno.
Jannik Sinner è il nuovo numero 1 al mondo. Complice il ritiro di Novak Djokovic dal Roland Garros, per via dell’infortunio al ginocchio, il tennista altoatesino 22enne scala l’ultimo gradino della classifica Atp.
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Eolico e fotovoltaico a terra, “stop invasione”: le richieste delle associazioni della Coalizione 9 per regolamentare gli impianti
di Elisabetta Ambrosi
“Siamo gli abitanti delle campagne, delle colline; dei mondi degli Appennini e delle grandi isole. Ci siamo battuti per anni contro abbandono e spopolamento e ora il sogno di riuscire a realizzare conservazione e innovazione viene spazzato via, a causa dell’invasione di migliaia e migliaia di impianti eolici e fotovoltaici a terra, imposti per legge, che trasformeranno paesaggi unici, agricoli o naturali, in una unica ed estesa zona industriale”. Questo stralcio fa parte di “Stop all’invasione”, il Manifesto degli Stati Generali delle Aree Interne contro eolico e fotovoltaico a terra, lanciato ufficialmente a Roma qualche giorno fa, durante gli “Stati Generali Contro l’Eolico e il Fotovoltaico a terra”.