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Abbattere cuori e menti: l’Idf e la “dottrina Dahiya”

Otto mesi di guerra - Carestia ed epidemie: la catastrofe sanitaria. Numeri più bombe che nella 2ª gm: 1 edificio su 2 distrutto

14 Giugno 2024

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Leggi l’articolo di Maddalena Oliva
Leggi il commento di Gad Lerner

Otto mesi di guerra nella Striscia di Gaza stanno causando morte e distruzione senza precedenti. Tra il 54% e il 66% di tutti gli edifici nella Striscia di Gaza erano stati distrutti o danneggiati già a metà febbraio. Secondo una ricerca della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite, il costo economico dei danni alle infrastrutture critiche nei primi quattro mesi è stimato a 18,5 miliardi di dollari. Esperti legali internazionali hanno affermato che Israele sta commettendo un “domicidio” – la distruzione di massa di case e condizioni di vita per rendere un territorio inabitabile – e un “ecocidio”. Le immagini satellitari mostrano che quasi la metà della copertura arborea e dei terreni agricoli della Striscia di Gaza sono stati distrutti, mentre i materiali pericolosi lasciati dalle munizioni israeliane rappresentano una minaccia a lungo termine per l’intero ecosistema.

La cosiddetta “dottrina Dahiya” di Israele, che prevede l’uso sproporzionato della forza sulle infrastrutture civili nei territori ostili a Israele per punire i suoi nemici, viene attualmente applicata a Gaza e, con minore intensità, nel sud del Libano. In sostanza, i civili vengono puniti per aver “permesso” ai combattenti armati di lanciare attacchi missilistici dai loro quartieri. Quindi, invece di “conquistare cuori e menti”, come le classiche tattiche di contro-insurrezione occidentali, la dottrina Dahiya mira a creare invece un ambiente civile ostile, che prenda di mira Israele, bombardando cuori e menti.

La tremenda crisi alimentare – con gli aiuti che entrano col contagocce nella Striscia – condanna i gazawi a una perenne fame. Avverte la Fao che più di un milione di palestinesi nella Striscia di Gaza dovranno affrontare carestia e morte entro la metà di luglio. I dati riportati nel rapporto mostrano che il 100% della popolazione della Striscia di Gaza, pari a 2,2 milioni di persone, si trova nella terza fase o superiore, nota come fase di “crisi” nella classificazione delle fasi di sicurezza alimentare integrata (IPC) dell’Onu.

Ci sono poi le epidemie. Le temperature alte durante la giornata in questa stagione sono un tormento, la ricerca dell’acqua è la prima emergenza ogni mattina. Le punture di zanzara e altri insetti sono solo un sintomo della crescente crisi ambientale.

Otto mesi di implacabili bombardamenti e assedi israeliani hanno quasi distrutto le infrastrutture, gli impianti di gestione dei rifiuti. Ciò ha lasciato resti umani sepolti per mesi sotto montagne di detriti, cumuli di rifiuti solidi non raccolti che si accumulano nelle strade dove gli straripamenti di liquami sono un evento normale. Secondo il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), la Striscia produceva già la “sbalorditiva” cifra di 1.700 tonnellate di rifiuti al giorno e aveva solo due discariche principali, una delle quali funzionava oltre la sua capacità. Dall’inizio della guerra, secondo l’UNDP, i bombardamenti israeliani hanno causato gravi danni alle infrastrutture, tra cui il targeting dei veicoli per la raccolta dei rifiuti, delle strutture e dei centri di trattamento dei rifiuti sanitari. Le analisi satellitari mostrano che ora ci sono più di 140 discariche di rifiuti in tutta la Striscia. Le acque reflue traboccando nelle strade si raccolgono nei grandi crateri creati dalle bombe israeliane, riempiendo i quartieri di paludi di liquame che generano cattivi odori, inquinamento e insetti dannosi. Secondo le Nazioni Unite, in tutta Gaza si trovano circa 37 milioni di tonnellate di detriti, contenenti i resti di quasi 10.000 persone, che richiederanno anni per essere rimossi.

Le ong ancora presenti nella Striscia che già in maggio hanno lanciato l’allarme: nei campi profughi era in corso un’epidemia di meningite ed epatite, minacciando una “catastrofe sanitaria”. Anche le malattie della pelle come la scabbia, il vaiolo e i pidocchi si stanno diffondendo rapidamente e sono aggravate dalla mancanza di acqua potabile pulita, soprattutto nei rifugi improvvisati sovraffollati. Ci sono poi le morti per malnutrizione, decine ormai i ragazzini che arrivano in condizioni disperate nei pochi presidi sanitari che possono far molto poco per loro. I morti per malnutrizione, nell’ultimo mese, sono decine e decine.

Il futuro prossimo di Gaza è fatto di malattie, epidemie, deficit cognitivo e di crescita per scarsa alimentazione per una popolazione che al 65% è sotto i 15 anni, stenti, carenze sanitarie. È una condanna a morte, lenta, ma una condanna a morte.

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