Leggi l’articolo di Maddalena Oliva
Leggi l’articolo di Fabio Scuto
L’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), associazione di riconosciuta autorevolezza e obiettività, riportava ieri un grafico di Euro-Med Human Rights Monitor intitolato: “Su Gaza più bombe della Seconda guerra mondiale”. La tabella confronta l’ammontare dei dispositivi sganciati dall’aviazione israeliana sulla striscia di Gaza in otto mesi con i bombardamenti tedeschi su Londra del 1940-41 e con quelli angloamericani su Amburgo e Dresda del 1943 e del 1945. La sproporzione è impressionante. E tale resterebbe anche se volgessimo lo sguardo ai bombardamenti pianificati dalla Russia sulle città ucraine, che hanno provocato un numero di vittime civili nettamente inferiore a quelle di Gaza.
Fatto gli è che nel frattempo Hamas, ben lungi dall’essere annientato come si prefiggeva l’offensiva, resta attivo militarmente e si è rafforzato sul piano diplomatico, nonostante i crimini commessi. Così i bombardamenti a tappeto su Gaza iniziati lo stesso 7 ottobre, seguiti dalla spedizione sul terreno “Spade di ferro”, hanno assunto le caratteristiche di una punizione collettiva: all’insieme dei residenti di Gaza viene negato il diritto di vivere in sicurezza, di nutrirsi, di ricevere cure sanitarie e soccorso medico.
Le Nazioni Unite segnalano che in nessun altro teatro di conflitto si erano registrate perdite altrettanto elevate fra i suoi operatori, i giornalisti, i medici e il personale sanitario.
Questo è il tragico contesto nel quale, fin dall’autunno scorso, abbiamo individuato in Medici Senza Frontiere un faro in mezzo all’oscurità, proponendoci di sostenerne l’azione grazie alla generosità dei nostri lettori. Msf era già strutturata nella Striscia nella precedente dimensione di conflitto a bassa intensità, per fornire prestazioni indispensabili a una popolazione privata della libertà di movimento. Quando Israele ha scatenato l’inferno a Gaza, cacciandosi nella trappola che Hamas gli aveva teso, anche Msf ne è divenuta bersaglio e ha contato i suoi morti. Ridotte in macerie le sue precedenti strutture sanitarie, ha allestito presidi d’emergenza negli attendamenti dei fuggiaschi. I rifornimenti di apparecchiature e farmaci acquistati con sottoscrizioni come quella che oggi vi riproponiamo, sono giunti con fatica, a intermittenza. Ma restano essenziali. Continuano a sembrarci uno dei modi più efficaci di manifestare la nostra solidarietà ai palestinesi di Gaza.