G7, MELONI S’IMBRODA: RIVENDICA IL SUCCESSO DEL SUMMIT, SVICOLA SULL’ABORTO. A conclusione del vertice di Borgo Egnazia, la presidente del Consiglio si è presentata nel pomeriggio alla stampa per il punto finale. “Il G7 è stato un successo”, s’è affrettata a dire, “senza timore di essere smentita”. Meloni ha rivendicato la dichiarazione finale dei leader, il rafforzato impegno nei confronti dell’Ucraina, “non scontato”, e il “pieno sostegno alla proposta Usa per scongiurare una escalation nel conflitto mediorientale”. La premier ha invece sorvolato sulle tensioni con Macron e, rispondendo a una domanda sul perché la parola aborto non compaia nel documento, ha buttato la palla nel campo della stampa: “Credo sinceramente che la polemica sia stata costruita in maniera totalmente artefatta, e infatti non è esistita nel vertice e nelle nostre discussioni, proprio perché non c’era nulla su cui litigare”. Ha poi ribadito quanto affermato più volte, cioè che non intende modificare la Legge 194, ma “applicarla in tutte le sue parti”. Abbiamo visto negli ultimi mesi che evidentemente la parte che le interessa di più è quella che riguarda la presenza dei Movimenti Pro Vita nei consultori e negli ospedali. Poi Meloni si è scagliata contro l’opposizione, colpevole – sbandierando il tricolore in Aula l’altro giorno – di aver “provocato”: “Penso che i cittadini si debbano interrogare su quale sia l’amore per la nostra nazione di esponenti politici che cercano di provocare per ottenere un risultato dileggiando e occupando banchi del governo”. Infine un peana sulla Puglia, “andata oltre le aspettative e i pregiudizi”. Nessuno le ha ricordato che Borgo Egnazia è un resort di lusso e che la Puglia si scopre altrove. A Fasano, nel pomeriggio, un corteo di protesta e immagini di Meloni a testa in giù. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio quali sono state le conclusioni del summit.
VERTICE DI LUCERNA: PUTIN NON C’È, E PER ORA NEANCHE LA PACE. Cinquantasette capi di Stato e di governo, cento delegazioni, ma in Svizzera più che i presenti contano gli assenti: la Russia e la Cina. Si è aperto oggi il vertice che potrebbe rappresentare un primo passo verso il cessate il fuoco in Ucraina. Sul tavolo, la proposta di Putin, anche se ufficialmente si parte dal Piano Zelensky. Il presidente ucraino è arrivato stamattina: “Qui oggi diamo una possibilità alla diplomazia – ha dichiarato in apertura –. Tutti i continenti sono rappresentati e, anche se alcuni leader non sono presenti, abbiamo già avuto successo nel creare l’idea che una pace giusta possa esistere”. “Come comunità internazionale possiamo preparare il terreno per i negoziati fra le due parti in guerra”, ha confermato Viola Amherd, presidente della Confederazione Svizzera. Tre i punti all’ordine del giorno: la sicurezza nucleare, ad esempio nella centrale di Zaporizhzhia controllata dalla Russia; l’assistenza umanitaria e lo scambio di prigionieri di guerra; la sicurezza alimentare globale, messa a rischio dallo stop alle esportazioni attraverso il Mar Nero. La diplomazia, dunque, si comincia a muovere anche se, come vedremo sul Fatto di domani attraverso la voce degli esperti, i passaggi saranno lunghi e faticosi. La conferenza di Lucerna arriva subito dopo il G7 in Puglia, dove i leader si sono detti d’accordo sul fatto che Mosca deve “porre fine all’aggressione” e deve “pagare i danni che ha causato”. I futuri finanziamenti a Kiev avverranno grazie a un prestito garantito tramite i ricavi dai beni russi congelati: “Abbiamo deciso di mettere a disposizione circa 50 miliardi di dollari sfruttando le entrate straordinarie dei beni sovrani russi immobilizzati” si legge nel documento finale. Una promessa che assomiglia più a una bandiera bianca alzata a metà. Nel corso del suo colloquio con Zelensky, la vicepresidente Usa Kamala Harris ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno oltre 1,5 miliardi di dollari attraverso lo Usaid e il Dipartimento di Stato per sostenere la popolazione ucraina dal punto di vista civile. Come abbiamo visto sul giornale di oggi, poi, la Nato vorrebbe assicurare 40 miliardi annui all’Ucraina, proposta che ha incassato il no del ministro Crosetto.
GAY PRIDE: CORTEI IN 5 CITTÀ, A ROMA LA SFILATA DEI 30 ANNI. BERGOGLIO “PADRINO” ONORARIO. Decine di migliaia di persone in piazza oggi nella tradizionale giornata dell’orgoglio della comunità Lgbtq+. Nella Capitale il corteo ha festeggiato il suo trentesimo anno di vita. Molti gli slogan che richiamavano le affermazioni di Papa Bergoglio a proposito della “frociaggine” nei seminari. Alla sfilata hanno preso parte anche molti leader dell’opposizione, da Schlein a Fratoianni e Bonelli. Ieri Keshet Italia, la principale organizzazione ebraica queer, ha fatto sapere che non avrebbe partecipato alle sfilate per paura di aggressioni. Sul giornale di domani vedremo com’è andata. Gli organizzatori romani parlano di un milione in piazza, la Questura di appena 50mila.
KATE RIAPPARE IN PUBBLICO, LA “REGINA” È TORNATA. A pochi mesi dall’annuncio del cancro che l’ha colpita, Kate Middleton si è mostrata ai sudditi britannici in occasione del Trooping the Colour, cerimonia che onora il “compleanno” di ogni re. E infatti accanto a lei, oltre al marito William e ai tre figli, c’era Re Carlo, anch’egli vittima di tumore. Ma gli occhi erano puntati tutti su Kate che è apparsa, prima in carrozza poi sul balcone di Buckingham Palace, molto dimagrita ma sorridente.
EUROPEI DI CALCIO, STASERA IL DEBUTTO DEGLI AZZURRI. Alle 21 a Dortmund il fischio d’inizio della sfida tra Italia e Albania. Per la Nazionale vincere non sarà facilissimo, ma nulla a che vedere con lo scontro con la Spagna che attende i nostri giovedì, nella seconda giornata della fase a gironi.