POltrone d’oro

La fame della casta per i doppi vitalizi non finisce mai: 11 ex consiglieri rivogliono pure i soldi persi nei 4 anni di abolizione

Rivolta - La Regione costretta a stanziare un fondo rischi: 11 “ex” chiedono di riavere il doppio assegno che era stato tolto da Rossi

16 Giugno 2024

Circa 6 mila euro al mese di vitalizio per aver ricoperto per 15 anni la carica di parlamentare europeo. Più un altro assegno mensile da 2 mila euro, abbondanti, per essere stato consigliere regionale in Toscana. In tutto, il doppio vitalizio di questo politico in pensione valeva oltre 8 mila euro. L’uso dell’imperfetto – “valeva” – è dovuto al fatto che nel 2015, l’allora presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, firmò una legge per abolire la possibilità di cumulare i vitalizi.

Con la legge 74, i consiglieri che beneficiavano di un doppio (o triplo) assegno, poiché avevano svolto attività politiche presso più organi costituzionali, erano costretti a sceglierne solo uno.

L’idea della giunta Rossi era, così, di costringere chi godeva del doppio assegno a rinunciare a quello meno corposo, elargito dalla Regione. Un modo per alleggerire i conti regionali e dare una sforbiciata ai costi della politica.

Com’era facilmente prevedibile, la manovra non piacque ai diretti interessati e partirono i ricorsi. Le barricate di chi non voleva perdere il proprio privilegio hanno avuto successo: dopo solo quattro anni, nel 2019, la possibilità di beneficiare del doppio vitalizio è stata reintrodotta.

Finita qui? No, per 11 ex consiglieri (o per alcuni loro eredi) non bastava aver recuperato la possibilità di cumulo. Serviva un altro ricorso, per recuperare anche la cifra non percepita tra il 2015 e il 2019, negli unici quattro anni in cui l’abolizione è rimasta in vigore.

Il risultato è che a quasi 10 anni di distanza dalla legge firmata da Rossi, il contenzioso è ancora in corso. Mentre aspetta il verdetto finale dalla Cassazione, la Regione Toscana ha dovuto mettere a bilancio un fondo da 3,2 milioni di euro (il 90 per cento di quanto “spetterebbe” ai ricorrenti) per coprire un’eventuale sentenza sfavorevole. Soldi che avrebbero fatto comodo a una cassa regionale già sguarnita. Come dimostrato dall’aumento delle tasse imposto dall’attuale governatore, Eugenio Giani, lo scorso dicembre.

Quella di istituire un “fondo rischi” in caso di contenziosi è una forma cautelativa prevista dalla legge. In casi come questi, infatti, la Regione è obbligata a mettere a bilancio una copertura preventiva pari al 90 per cento dell’importo richiesto dai ricorrenti nella causa legale. Stanziando in anticipo una cifra adeguata, potrà così coprire l’eventuale soccombenza senza correre rischi finanziari.

“Ho chiesto gli atti per capire chi fossero questi undici signori per cui abbiamo messo da parte oltre 3 milioni di euro e ho scoperto che si tratta di nomi eccellenti”, commenta al Fatto Silvia Noferi, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle.

I nomi al momento rimangono segreti e Noferi non li vuole fare. È stata lei, però, nel corso del dibattito per l’approvazione del rendiconto 2023 del consiglio regionale, a riportare l’attenzione su una vicenda che dura da quasi un decennio. “Discutendo in consiglio del fondo rischi, mi sono chiesta chi fosse il responsabile di una vergogna come questa – prosegue –. Ho scoperto che tra i ricorrenti ci sono tre ex sottosegretari di Stato, del governo Andreotti, del governo Berlusconi, del governo Amato e del governo D’Alema. Ci sono tre ex sindaci toscani, deputati, senatori, assessori, un ex parlamentare europeo, un vicepresidente del consiglio regionale e perfino un ex presidente di regione per due legislature. Ci sono laureati, politologi, professori universitari ma anche diplomati, periti tecnici, giornalisti. Ci sono persone che hanno scritto per anni su importanti quotidiani di diverso colore politico”, spiega.

La cosa di cui non si capacita Noferi è il fatto che questi ex consiglieri abbiano deciso di ricorrere in Cassazione anche per i vitalizi non beneficiati dal 2015 al 2019. “Avevano già riottenuto la possibilità di cumulare gli assegni, ma non bastava. Ora vogliono anche gli arretrati”, commenta.

In molti casi si tratta di ex parlamentari che ricevono già un vitalizio cospicuo. Molti hanno superato gli ottant’anni. Alcuni sono deceduti, ma sono stati sostituiti dagli eredi nella strada per il ricorso. “È vergognosa una cosa del genere. Soprattutto da parte di persone che hanno rivestito ruoli istituzionali e sanno che la Toscana è in difficoltà”.

La consigliera sottolinea che tra gli undici nomi non c’è distinzione di partiti. Ci sono tutti i colori politici: destra, sinistra e centro. La cosa che l’ha più meravigliata è che si tratta di soggetti che hanno svolto anche importanti funzioni pubbliche, che dovrebbero dare l’esempio ai cittadini sul concetto di interesse pubblico. “Si riempiono continuamente la bocca con frasi fatte sull’importanza della collettività – conclude –. Vedendo queste cose viene da chiedersi: dove ce l’hanno questo senso delle istituzioni?”.

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