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Uno dei farmaci controversi, già iscritto nella lista dei medicinali “da evitare” dalla rivista francese Prescrire, ma ancora usato in Italia e rimborsato dal nostro Servizio sanitario nazionale, è il Pioglitazone, conosciuto come Actos, per il diabete di tipo 2. Dal 2011 la Francia l’ha ritirato e la Germania ne ha sospeso il rimborso, per il rischio di provocare il cancro alla vescica. Dal 2013 – e ancora oggi – il Pioglitazone è iscritto tra le sostanze “probabili cancerogene”, nella lista della Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Due studi del 2012, in Canada e in Francia, concludono che il rischio di cancro alla vescica cresce con l’uso di Actos, specie oltre i 24 mesi di utilizzo. Nel frattempo, negli Stati Uniti, un’impiegata della società giapponese che lo produceva, Takeda, denuncia le menzogne diffuse dalla società che conosceva i rischi di tumore, tenendoli nascosti al momento dell’approvazione dalla Food and Drug Administration. Nel 2014 Takeda viene condannata dallo Stato della Louisiana a pagare 2,4 miliardi di dollari a dei pazienti diabetici, per “condotta intenzionale e sconsiderata”, non avendo avvertito adeguatamente del potenziale rischio di cancro alla vescica.
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Intanto, l’agenzia europea del farmaco, Ema, si riunisce a varie riprese, nel 2011 e nel 2017 riconoscendo “un basso rischio di cancro” legato al Pioglitazone, ma lo mantiene nel mercato europeo. Nel 2019 il Comitato scientifico Chmp di Ema aggiunge: “I dati presentati durante l’attuale periodo di riferimento non hanno fornito nuove informazioni che consentano di ridurre, attenuare o caratterizzare ulteriormente questi rischi”. Vari Paesi europei prendono però precauzioni. L’agenzia olandese Zorginstituut scrive sul suo sito: “Il trattamento con Pioglitazone non è preferibile. Il suo uso può essere associato a un aumento del rischio di fratture e non è certo che non si verifichino effetti collaterali gravi, come il cancro alla vescica, l’insufficienza cardiaca e la polmonite”. L’agenzia olandese indica le alternative, oggi esistenti per curare il diabete di tipo 2.
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In Italia secondo l’Associazione dei medici diabetologi (Amd), 19.500 persone hanno preso il Pioglitazone nel 2022. Se invece prendiamo il rapporto dei medici di famiglia (Arno), il numero sale a 34.000 (2019). Il presidente di Amd, Riccardo Candido difende il Pioglitazone, “un ottimo farmaco perché agisce come insulino stimolante” e contesta gli studi sull’incidenza del cancro perché non hanno tenuto in conto altre patologie dei pazienti, come il fumo. La società che lo produce oggi, la tedesca Cheplapharm insiste sul fatto che “gli operatori sanitari sono adeguatamente informati sull’uso di Pioglitazone e non devono utilizzarlo in pazienti con cancro alla vescica attivo”.
A Debora, una paziente toscana che vuole restare anonima, però non è stato detto niente, qualche mese fa, quando un luminare della diabetologia le ha prescritto Actos, come il farmaco necessario per tenere a bada il suo diabete. “Il dottore non mi ha parlato di rischi di cancro o di malattie cardiovascolari, ho trovato queste informazioni da sola su internet. Né mi ha detto di alternative ugualmente positive, ma meno pericolose. Lo prendo, ma ho paura”.