LEGGI – Fine maggior tutela, esplodono i profitti dei colossi energetici
Il mercato tutelato è morto, viva il mercato tutelato. Si può parafrasare così quello che sta accadendo con le bollette. E ora, che manca una settimana alla cessazione del maggior tutela – dove resteranno comunque 5 milioni di clienti “vulnerabili” (over 75, percettori di bonus, disabili etc.) – c’è un’unica certezza per le famiglie: il telefono che squilla incessantemente. Sono i call center delle società energetiche che vogliono accaparrarsi gli altri 5 milioni di clienti per cui il tutelato sta finendo a suon di minacce e bugie, sfruttando la mancanza di trasparenza e di informazione. Non è un mistero che gli italiani non sappiano molto delle utenze e che, la maggior parte, non conosca neanche il nome del proprio gestore. Figuriamoci se è chiara, o almeno nota, la notizia che il 30 giugno i clienti rimasti nel tutelato passeranno automaticamente agli operatori delle “tutele graduali”, che se li sono aggiudicati con aste al ribasso.
Un meccanismo che, invece, vale la pena di spiegare bene, visto che tutti i clienti che nei prossimi tre anni si troveranno nelle tutele graduali pagheranno addirittura meno di oggi, fino a 110 euro l’anno per la precisione. Ma anche chi è nel libero mercato, 15 milioni di clienti, ha ancora una possibilità di scelta, anche se non molto pubblicizzata: rientrare entro fine giugno nella “maggior tutela” per riuscire così a risparmiare fino al 2027, quando la liberalizzazione del mercato elettrico dovrebbe essere definitiva. Il perché le compagnie si sono aggiudicate aste al ribasso è chiaro: sperano, tra tre anni, di portarsi questa marea di clienti nel mercato libero. Intanto sarebbe meglio assicurarsi un triennio di bollette più convenienti del mercato libero, dove le compagnie difficilmente – eufemizzando – proporranno tariffe più basse: per rientrare nel tutelato basta contattare il Servizio elettrico del proprio Comune (o territorio), comunicare il codice Pod e i dati catastali.
Eppure il meccanismo delle tutele graduali è semplice: tutti coloro che al 30 giugno sono nella maggior tutela (o ne avranno fatto richiesta) passeranno in automatico a uno dei sette operatori vincitori delle aste che si sono divisi i clienti in 26 aree totali del Paese. Il prezzo nazionale emerso dalle aste dovrebbe tradursi in media in uno sconto di oltre 70 euro l’anno (come si vede dall’infografica) cui aggiungere altri 40 euro (una componente della tutela sarà tagliata a 58 a 19 euro) e arrivando, appunto, a un risparmio di 110 euro. In concreto, le famiglie potranno risparmiare il 20% rispetto alle attuali tariffe del tutelato. Lo sconto per chi, invece, si trova nel libero può arrivare fino al 60%, secondo Consumerismo. “Sono prezzi molto competitivi che dovrebbero spingere soprattutto chi si trova nel mercato libero a tornare al tutelato”, spiega il presidente Luigi Gabriele. Ma di certo non ha aiutato “la tardiva e inefficace campagna di comunicazione costata un milione di euro dove – spiega Gabriele – ancora non è chiaro che nel servizio tutele graduali ci saranno tariffe più convenienti e condizioni contrattuali certe”.
Insomma, la solita mancanza di trasparenza che inguaia le famiglie e che, lo scorso autunno, ha spinto anche la maggioranza a richiedere alla premier Giorgia Meloni un ulteriore slittamento della fine del tutelato attraverso degli emendamenti presentati da Fdi, Lega e FI, poi ritirati. Oggi a riprovarci è il leghista Alberto Gusmeroli: ha presentato una risoluzione per prorogare a fine anno il termine di rientro nel mercato tutelato e per consentire ai clienti del libero di aderire al servizio tutele graduali fino al 31 marzo 2027. Domani in commissione Attività produttive alla Camera ci sarà la discussione, mercoledì si voterà. Chissà il governo quale parere darà.